Nell’ambito della presentazione dei dati della Cio Survey PA, prima edizione di un’analisi realizzata da NetConsulting cube per dar vita a “una community innovativa tra i Cio della pubblica amministrazione” il punto di vista di chi impronta la transizione digitale dell’Italia con piani, progettualità e tecnologie è uno spunto interessante per valutare il da farsi.
E’ Mario Nobile, direttore generale di Agid, che stuzzicato da Giancarlo Capitani, presidente onorario di NetConsulting cube, ragiona sugli elementi che devono essere alla base della trasformazione in atto, oltre che di ogni ricerca. Si parte dai dati.
“Tutte le volte che ci accingiamo a fare politiche nuove o a modificare politiche esistenti la partenza deve essere il dato, il monitoraggio. E spesso nelle politiche di digitalizzazione del Paese abbiamo tracciato sentieri senza avere l’attenzione di monitorare e di correggere la rotta. Ma per navigare nel modo corretto dovremmo aumentare anche la velocità: non ci possiamo più permettere di fare piani triennali e chi vi parla ha predisposto il Piano Triennale in atto. Ma sono il primo a dire che tre anni sono troppi, le cose cambiano in sei mesi. E il tema della velocità è la prima considerazione che ci deve fare ragionare, credo che tutti quanti ne siamo consci”.
La seconda considerazione affonda le radici nei pilastri del Piano Triennale 2024-2026: data quality, competenze e controllo dei dataset. “Ora c’è l’hype dell’intelligenza artificiale, ma sappiamo che non possiamo usare l’AI generativa, così come un semplice foglio di calcolo perde di efficienza, se non c’è la qualità del dato – continua Nobile -. Lo stesso vale per le competenze: non basta ingaggiare i talenti dal mondo dell’università, perché non possiamo commettere l’errore di pensare che tutti debbano diventare dei prompt engineering dell’intelligenza artificiale generativa. Dobbiamo, accanto all’eccellenza, addestrare anche altri profili che ci permettano di diffondere le competenze a tutti i livelli” per una collaborazione di squadra, citando una recente ricerca condotta da università americane in collaborazione con Boston Consulting Group che analizza la capacità dei modelli linguistici di affiancare il lavoro umano, definendo due categorie primarie di utilizzatori, i centauri e i cyborg. I primi svolgono da soli i lavori nei quali si sentono molto forti e preparati, mentre i cyborg integrano in modo profondo AI e persona, intrecciando il loro modo di lavorare e ottenendo maggiori benefici dalla collaborazione.
Ma qual è il ruolo che la PA deve garantire? E qui entra in gioco la tematica dell’accesso alle informazioni, del controllo dei dataset.
Nobile provoca: “Vogliamo essere bravissimi consumatori o vogliamo giocare anche una carta da protagonisti nello scenario mondiale? Se non cominciamo a realizzare i pilastri del Piano Triennale è evidente che potremo essere solo dei buoni consumatori ma abbiamo gli strumenti per fare bene”, ricordando il livello della ricerca scientifica in Italia (settima al mondo), dei talenti, le capacità dell‘industria italiana, dal manifatturiero all’agroalimentare.
Anche nel mondo dell’AI, che si affida a una strategia nazionale predisposta da esperti, servono investimenti, tempo e capacità computazionale. “Personalmente vedo difficile riuscire a fare modelli abilitanti a livello europeo ma la nostra partita si gioca sulla capacità di fare modelli applicativi partendo dalla nostra industria, portandoli poi lungo la catena del valore”.
I Cio possono supportare questo disegno. “Lo possiamo fare in maniera importante, non solo coinvolgendo i Cio di grandi aziende partecipate dallo stato ma anche quelli dell’industria, della piccola e media impresa. Ognuno ha un ruolo strategico, una esperienza di dominio, ed è lì la sfida, perché chi riesce a costruire un’applicazione multimodale per un settore, ad esempio sanitario o manifatturiero, ha davanti un mercato internazionale da indirizzare. Iniziamo ad essere stringenti sui pilastri del Piano da perseguire poi agiamo con velocità. La call to action è adeguare la nostra velocità per implementare nuove applicazioni e strategie“. La velocità – invita Nobile – è anche quella di accelerare il confronto tra i Cio, con appuntamenti più ravvicinati, di analisi e dibattito.
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