Il contributo dell’Italia alla generazione di innovazione tecnologica attraverso i brevetti è marginale a livello globale e la sua posizione complessivamente stazionaria. Il nostro paese genera infatti poca innovazione di tipo strettamente tecnologica con un ritardo storico non colmato nel tempo. Gli impatti delle grandi modifiche sul sistema produttivo nazionale degli anni più recenti hanno portato alla scomparsa di alcuni pezzi importanti dell’industria che non sono stati rimpiazzati da nuove realtà imprenditoriali e non emergono settori in cui il paese mostri una chiara specializzazione, se non nelle “microstrutture e nanotecnologie”, settore in cui l’Italia si distingue a livello globale. Ma la partita è ancora aperta, a condizione che si sviluppino adeguati investimenti pubblici e privati in attività inventiva ed innovativa, selezionando quei campi in cui valorizzare le capacità scientifiche e tecnologiche dell’Italia. In futuro, anche i settori tradizionali dove il vantaggio competitivo non si basa sui brevetti saranno infatti sempre di più permeati dalle nuove tecnologie e un paese dalle dimensioni dell’Italia non potrà dipendere interamente dai suoi partner commerciali senza compromettere la propria prosperità.

Questo, in sintesi, lo scenario emerso dall’ultima Relazione sulla ricerca e l’innovazione in Italia realizzata dal Cnr (a settembre 2023), che dedica una sezione ai brevetti e in particolare alla posizione dell’Italia nel panorama tecnologico mondiale, analizzando la competitività del paese basata sull’innovazione tecnologica.

Prima di addentrarci nei dati dell’analisi, una premessa. I brevetti sono uno dei principali indicatori dell’attività innovativa delle imprese e del sistema economico di un paese. Ma non il solo, perché non tutte le innovazioni vengono brevettate e non tutti i brevetti rappresentano invenzioni significative. Molta ricerca scientifica e tecnologica, ad esempio, non viene brevettata perché priva di finalità commerciali, oppure perché svolta nel settore pubblico dove si preferisce pubblicare i risultati su riviste scientifiche; in altri casi ancora, sono le stesse aziende che scelgono di proteggere le proprie invenzioni con metodi alternativi, come il segreto industriale. Tuttavia, i brevetti rappresentano un’importante misura della capacità tecnologica e strategica delle imprese

Brevetti, Italia nello scenario globale

Nello scenario di sviluppo delle attività brevettuali, il Cnr evidenzia la difficoltà del nostro Paese di sostenere le imprese fondate sulle conoscenze tecnologiche. In ambito tecnologico, l’Italia appare specializzata soprattutto in industrie tradizionali ma non ha sviluppato adeguate competenze nei settori ad alto contenuto tecnologico che presentano maggiori opportunità economica. Il profilo di specializzazione italiano è tendenzialmente in linea con quello degli altri paesi dell’area Ocse ma il numero complessivo dei brevetti italiani è molto inferiore a quello dei partner commerciali europei.

Per quanto l’Italia abbia una quota di industria manifatturiera superiore ad altri paesi europei che hanno spinto maggiormente verso la de-industrializzazione – Francia e Regno Unito in particolare – la sua specializzazione è concentrata in produzioni che puntano sul Made in Italy e sui suoi fattori legati al design, alla progettazione, all’estetica, al brand e ad altre capacità gestionali non catturate dai brevetti. L’attività tecnologica dell’Italia è anche limitata dal numero ristretto di grandi imprese moderne e dal numero elevato di Pmi. Nelle economie avanzate, la maggior parte dei brevetti è invece generata da grandi imprese operanti nei nuovi settori tecnologici, proprio quelle di cui l’Italia fa difetto, e questo contribuisce a far sì che in Italia si sia mantenuto un sistema produttivo molto più basato su fattori competitivi come la flessibilità e il contenimento del costo del lavoro che sulle competenze tecnologiche.

La specializzazione degli Stati Uniti e delle economie emergenti del sud-est asiatico (Cina e Corea del Sud, in primis) è invece nettamente concentrata in tecnologie a forte crescita, con maggiori opportunità di generare profitti e occupazione.

Dal 2001 al 2020, i brevetti registrati all’Uspto (United States Patent and Trademark Office) sono più che raddoppiati, mentre quelli presso l’Ueb (Ufficio europeo dei brevetti) si sono quasi triplicati.

Fonte: Relazione sulla ricerca e l’innovazione in Italia - Cnr, settembre 2023
Fonte: Relazione sulla ricerca e l’innovazione in Italia – Cnr, settembre 2023

L’economia mondiale, anche per quanto riguarda la generazione di conoscenze industriali si sposta sempre di più verso Oriente. Quasi la metà dei brevetti negli Usa sono registrati da inventori americani, ma il numero di brevetti rilasciati a stranieri è comunque alto ed in continua crescita. Emerge la crescente penetrazione nel mercato statunitense della Cina che in vent’anni ha centuplicato i brevetti registrati, mentre la Corea del Sud ha aumentato i propri brevetti di sei volte. I  paesi europei ed il Giappone hanno aumentato il numero di brevetti all’Uspto più moderatamente. 

Fonte: Relazione sulla ricerca e l’innovazione in Italia - Cnr, settembre 2023
Fonte: Relazione sulla ricerca e l’innovazione in Italia – Cnr, settembre 2023

L’Italia ha quasi raddoppiando in un ventennio i propri brevetti registrati negli Stati Uniti ma ha comunque leggermente diminuito la propria quota sul totale, passando dall’1,0 allo 0,9%.

Fonte: Relazione sulla ricerca e l’innovazione in Italia - Cnr, settembre 2023
   Fonte: Relazione sulla ricerca e l’innovazione in Italia – Cnr, settembre 2023

Per i brevetti registrati presso l’Ufficio Europeo, anche a causa di costi di brevettazione più elevati, sono molto inferiori di quelli registrati negli Stati Uniti. Tra i paesi europei, la Germania detiene la quota maggioritaria di brevetti (38%), seguita da Francia (16%) e Gran Bretagna (10%). L’Italia registra percentuali inferiori e poco al di sopra di quelle dell’Olanda e della Svezia, ovvero una quota di brevetti superiore al 3%.

Relazione sulla ricerca e l’innovazione in Italia - Cnr, settembre 2023
     Fonte: Relazione sulla ricerca e l’innovazione in Italia – Cnr, settembre 2023

Geografia italiana dei brevetti 

In Italia, i brevetti sono fortemente concentrati nel Nord del paese, dove risiede la maggior parte della base industriale. L’analisi del Cnr mostra però anche uno spostamento dell’innovazione industriale dal tradizionale triangolo industriale del Nord-Ovest (Torino-Milano-Genova) verso le regioni del Nord-Est, tra il 1999 e il 2019. La quota di brevetti della Lombardia ed il Piemonte è infatti scesa sensibilmente negli ultimi 20 anni (-4 e -3,5%), mentre quella dell’Emilia-Romagna e del Veneto è aumentata (+3,2 e +2,9%). Tra le regioni centrali, Lazio e Toscana contribuiscono sostanzialmente, mentre è scarso il contributo tecnologico fornito dalle regioni del Sud.

L’innovatività delle regioni del Nord-Est è confermata anche dal numero di brevetti in rapporto alla popolazione, con l’Emilia-Romagna in testa a quota 161 brevetti ogni milione di abitanti nel 2019 e distanziata rispetto a Lombardia, Veneto e Trentino-Alto Adige, rispettivamente in seconda, terza e quarta posizione con 111, 108 e 100 brevetti ogni milione di abitanti. Le regioni che presentano le prestazioni peggiori nel 2019 sono Basilicata, Sardegna e Calabria, che non oltrepassano 10 brevetti per milione di abitanti.

Lato aziende, tra le prime 10 imprese nel triennio 2000-2002 e 2018-2022 Stmicroelectronics è l’impresa che conta il maggior numero di brevetti. Tra le altre si trovano imprese tipiche del capitalismo italiano, come i gruppi Fca, Pirelli ed Eni e una sola new entry, GD del gruppo Coesia

Scarseggiano anche le startup che affermatesi sui mercati grazie all’introduzione di nuovi prodotti, processi e servizi, sono state spesso acquisite dalle principali imprese concorrenti americane o cinesi, aumentando il divario già esistente.

Così come a livello globale, anche in Italia, prevalgono nei brevetti le due categorie Ict “Metodi informatici per fini gestionali” e “comunicazione digitale” ai primi posti nella classifica dei settori tecnologici a più alta crescita. Così come il settore tecnologico “microstrutture e nanotecnologie”, i cui brevetti hanno registrato una forte impennata negli ultimi dieci anni, con tassi di crescita di oltre il 24% in Italia e del 19% nel resto del mondo. Il settore “tecnologia informatica” cresce invece in altri paesi a ritmi più sostenuti che in Italia. 

Fonte: Relazione sulla ricerca e l’innovazione in Italia - Cnr, settembre 2023
Fonte: Relazione sulla ricerca e l’innovazione in Italia – Cnr, settembre 2023

Previsioni ottimistiche

I dati mostrano una tendenza crescente dei brevetti italiani e mondiali nei prossimi anni. Le stime riportate dal Cnr dicono infatti che a livello globale i brevetti oltrepassano la quota di 500.000 nel 2030, mentre i brevetti italiani mostrano un’ascesa fino a quota 5.700.

Ciò suggerisce che l’Italia, dopo qualche anno di stagnazione dell’attività innovativa – le proiezioni si basano sugli anni precedenti alla pandemia e non prendono in considerazione gli shock esogeni subiti dall’economia italiana dal 2020 ad oggi -, potrebbe riassorbire gli effetti della crisi ed essere capace di generare una ripresa significativa negli anni a venire.

Previsioni incoraggianti che dovrebbero spronare il settore pubblico a non perdere il treno delle opportunità che si stanno presentando, come quelle che si auspica arrivino dai fondi del Pnrr o che si presenteranno nei prossimi anni. Opportunità che richiedono però un riorientamento del sistema innovativo italiano, fondato sulla stretta collaborazione tra imprese, università, enti pubblici di ricerca e amministrazione pubblica.

Relazione sulla ricerca e l’innovazione in Italia - Cnr, settembre 2023
     Fonte: Relazione sulla ricerca e l’innovazione in Italia – Cnr, settembre 2023

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Condividi l'articolo: