La sostenibilità è un tema chiave per le aziende di qualsiasi settore e, in particolare, per il settore sanitario visto che produce il 4,4% di emissioni globali di CO2 che incidono sul cambiamento climatico, influenzando direttamente il nostro stato di salute. La stretta correlazione tra salute dell’uomo e salute del pianeta pone quindi la necessità di rendere la Sanità più sostenibile.
Un tema questo molto caro anche a Philips. L’azienda, infatti, integra da anni la sostenibilità nella propria strategia aziendale e supporta le strutture sanitarie a mitigare l’impatto che il settore ha sull’ambiente. Per comprendere a fondo il contesto e i progetti in essere ne parliamo con Irene Fullin, Sales Specialist Hospital Patient Monitoring, Philips.
La strategia di Philips per la sostenibilità
“Philips ha sempre avuto come missione principale il miglioramento della vita delle persone attraverso l’innovazione – esordisce Fullin -. E questo impegno si riflette anche nella sua strategia di sostenibilità, a tutto tondo. Philips è la prima azienda sanitaria che è stata in grado di raggiungere la neutralità carbonica nelle proprie attività operative già nel 2020 e pone grande attenzione alla sostenibilità lungo la catena di approvvigionamento. Ogni 5 anni definiamo obiettivi di sostenibilità sempre più ambiziosi che misuriamo regolarmente per capire dove siamo e quanta strada dobbiamo ancora fare per raggiungerli e rilanciarli. Da oltre 50 anni lavoriamo per ridurre l’impatto ambientale dei nostri prodotti sviluppandoli secondo principi di EcoDesign. Abbiamo 25 anni di esperienza nel ricondizionamento delle apparecchiature per la diagnostica come Tac e risonanze magnetiche in un’ottica di economia circolare”. I risultati raggiunti da Philips nella sostenibilità a livello di operation e di prodotto, verificati da agenzie indipendenti, sono stati riconosciuti da diverse agenzie di rating in materia, assegnando costantemente valutazioni elevate.
Philips EcoDesign: principi e benefici
Philips applica i principi di EcoDesign nella progettazione dei suoi prodotti HPM, focalizzandosi su quattro aree chiave: efficienza energetica, imballaggi, materiali e sostanze utilizzate, e circolarità. Precisa Fullin: “L’ecodesign per Philips è cruciale perché circa l’80% della sostenibilità di un prodotto dipende da come è progettato nella fase iniziale. Ogni dispositivo deve rispondere a requisiti di efficienza energetica, utilizzo di materiali sostenibili e possibilità di riciclo. Per ogni modello dei nostri monitor proponiamo quindi un EcoPassport che include tutte le specifiche del sistema, dalla destinazione d’uso al consumo energetico, fino al packaging e ai materiali presenti”.. Quindi “un dispositivo HPM – prosegue Fullin – è tanto più riutilizzabile e sostenibile quanto più è progettato secondo principi di EcoDesign intrinsechi già nella sua fabbricazione”. Non si tratta solo di “un’etichetta”, ma di un approccio sistematico alla progettazione di prodotti con un ridotto impatto ambientale. “Misuriamo anche le variazioni rispetto al modello precedente e siamo trasparenti con i nostri clienti, permettendo loro di fare acquisti consapevoli – spiega Fullin. Questo approccio si riflette in tutti i nuovi prodotti, garantendo che non solo siano più sostenibili ma anche più efficienti e performanti rispetto alle versioni precedenti”.
La sostenibilità per Philips Hospital Patient Monitoring
Il tema della sostenibilità è chiave anche per la business unit Hospital Patient Monitoring (HPM) di Philips che si occupa delle soluzioni di monitoraggio dei pazienti ospedalizzati, offrendo dispositivi per il rilevamento dei vari parametri vitali, dalla saturazione dell’ossigeno alla frequenza respiratoria, fino a parametri più complessi. Questi macchinari sono utilizzati in diverse aree dell’ospedale, dal pronto soccorso alle unità di terapia intensiva, e monitorano il paziente durante tutto il suo percorso ospedaliero. “L’obiettivo della nostra business unit è fornire strumenti e tecnologie all’avanguardia che consentano al personale sanitario di monitorare costantemente lo stato di salute dei pazienti, rilevare precocemente eventuali problemi e garantire la migliore assistenza possibile”, prosegue Fullin.
Un esempio concreto per promuovere la sostenibilità nel settore HPM messo in atto da Philips è Infinity Project, realizzato nella fabbrica di Boeblingen, vicino a Stoccarda, in Germania. Si tratta di un progetto volto a ridurre drasticamente “a livello fabbrica” i rifiuti prodotti durante l’approvvigionamento delle parti di ricambio, utilizzando scatole riutilizzabili preconfezionate. In pratica i fornitori riempiono scatole su misura per ciascun componente anziché imballarli singolarmente. Questo permette a Philips di prendere direttamente i componenti dalle scatole e inserirli nelle linee di produzione, senza dover disimballare i materiali. Questo approccio rende l’approvvigionamento più sostenibile.
“Grazie a questo progetto, siamo riusciti a ridurre i rifiuti di imballaggio di circa 12mila chili all’anno – racconta Fullin -. È un esempio di come l’innovazione possa essere applicata anche ai processi interni per migliorare la sostenibilità”. Ma particolarmente significativo è anche Take-Back Program, che mira a recuperare i dispositivi HPM a fine vita dai clienti per garantire un riciclo responsabile e ridurre i costi di smaltimento da parte delle strutture sanitarie. “L’obiettivo in questo caso è ridurre i costi del cliente per lo smaltimento e garantire che i dispositivi siano riciclati in modo consapevole. Questo programma è già attivo da 2 anni negli Stati Uniti, dove solo l’anno scorso sono stati recuperati 8.500 device”, dettaglia Fullin. Questo approccio non solo contribuisce a ridurre i rifiuti elettronici, ma supporta anche il riutilizzo delle parti di ricambio, creando un ciclo virtuoso di sostenibilità. Ora Philips prevede di estendere questo programma anche in Europa, con progetti pilota già avviati in Germania e nel Regno Unito.
Le sfide del vuoto legislativo
Su questi temi permane un vuoto normativo che rende complicato per le aziende ospedaliere includere la sostenibilità nei bandi di gara e nell’approvvigionamento dei sistemi.
“Le carenze legislative in questo ambito rappresentano ‘la sfida principale’ che ci troviamo ad affrontare, non solo in Italia ma anche in Europa. I nostri stessi clienti si trovano in difficoltà perché non avendo delle norme di riferimento, a cui appoggiarsi, risulta complicato per loro inserire la sostenibilità nelle gare di appalto”, afferma Fullin.
“Mentre in Europa alcuni Paesi sono più avanti rispetto all’Italia. Per esempio, il sistema sanitario del Regno Unito misura e certifica il livello di sostenibilità delle soluzioni health tech, assegnando un punteggio in gara che può pesare fino al 30% del totale. Un trend analogo si sta verificando per esempio anche nei Paesi Bassi, nei Paesi del Nord Europa. In Italia, invece, siamo ancora molto indietro su questo aspetto”.
Un incentivo ad effettuare scelte di acquisto green viene dal Green public procurement (Gpp). Si tratta di una strategia di approvvigionamento pubblico che mira a promuovere la sostenibilità ambientale, sociale ed economica attraverso l’acquisto di beni, servizi e lavori. Introdotto in Italia dal 2008, consiste proprio nella possibilità di inserire Criteri ambientali minimi (Cam) per i prodotti acquistati o affidati alla pubblica amministrazione. I Cam sono in pratica requisiti ambientali definiti dal ministero dell’Ambiente per individuare il prodotto migliore sotto il profilo ambientale, incoraggiando in questo modo le amministrazioni pubbliche a considerare criteri ambientali e sociali nelle loro decisioni di acquisto, al fine di ridurre l’impatto ambientale complessivo e a promuovere la produzione e il consumo sostenibili.
In questo senso, le strutture sanitarie possono fare la propria parte. A patto però di stabilire con rigore le modalità in base alle quali la sostenibilità viene misurata.
Promuovere un cambiamento di mentalità
Al di là del contesto normativo, un punto critico resta l’approccio culturale da parte delle strutture sanitarie italiane verso i temi della sostenibilità, spesso visti come secondari rispetto a tante altre sfide che l’assistenza sanitaria si trova ad affrontare e a limitazioni di budget. “In Italia, l’età media di un monitor-paziente è di circa 15 anni, mentre dovrebbe essere di 7-8 anni”, osserva Fullin. “Philips lavora per garantire che tutti gli aggiornamenti software siano compatibili con le versioni esistenti, mantenendo i monitor operativi il più a lungo possibile. Tuttavia, la sostituzione dei monitor diventa inevitabile quando non è più possibile trovare parti di ricambio o quando i monitor non possono supportare le nuove tecnologie e garantire livelli di qualità e sicurezza”. Sarebbe poi utile considerare che i vantaggi nei ricambi, a cadenza consigliata, non solo favoriscono un approccio sostenibile, ma anche benefici a livello economico. “Insieme ai nostri clienti – spiega Fullin – sviluppiamo programmi a lungo termine rispetto alla base installata e quindi dotiamo il cliente di tutta una serie di prodotti e di servizi che ‘seguono’ i sistemi di monitoraggio per tutto il loro ciclo vita”. Favorire il corretto smaltimento dei macchinari in fase di ricambio – con programmi specifici per tutto il ciclo di vita delle apparecchiature -, come già accennato, è tra le opportunità previste da Philips, ma sarebbe importante anche che nelle gare fossero previste voci specifiche premianti questo tipo di attività, che consentirebbero alle aziende ospedaliere di distinguersi dagli altri competitor. Purtroppo non è ancora così.
Per affrontare queste sfide, Philips propone modelli di business innovativi, come il pay-per-use e i modelli di consumo as-a-a service, che permettono alle strutture sanitarie di mantenere i propri dispositivi aggiornati senza dover affrontare grandi spese iniziali. “Serve anche in questo caso un cambiamento di mentalità – spiega Fullin –. Le ASL per gli acquisiti nel settore domiciliare sono passate in pochi anni dalla modalità Capex a quella Opex. Oggi se pensiamo a un paziente che ha bisogno di assistenza ventilatoria a casa, ecco, il modello che prevale è il pagamento di un canone per paziente a seconda dell’intensità di cura da erogare”. Dovrebbe avvenire la stessa cosa anche all’interno dell’ospedale.
“Dobbiamo quindi aiutare i nostri clienti a comprendere i vantaggi di un approccio differente – spiega Fullin -. E in Philips per farlo ci impegniamo a formare anche i nostri dipendenti così da sensibilizzare i clienti sulla sostenibilità”. In particolare Philips sta cercando di sensibilizzare i giovani professionisti del settore sanitario attraverso attività promozionali nei congressi per far sì che aiutino a diffondere l’importanza di adottare pratiche sostenibili. “I giovani hanno una mentalità completamente diversa e più aperta a questo tipo di tematiche”. Sono i giovani il terreno più fertile per le politiche di sostenibilità.
Anche nell’impegno che Philips riserva alla formazione delle proprie persone e dei propri clienti sulla sostenibilità emerge come le aziende possano prendere l’iniziativa e influenzare positivamente il mercato attraverso l’innovazione e la formazione per aiutare il sistema sanitario ad essere più sostenibile e rispettoso dell’ambiente in cui viviamo.
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