I responsabili della sicurezza informatica italiani si sentono meno pronti ad affrontare le minacce alle infrastrutture IT per una serie di ragioni legate alla scarsità di competenze, anche in tema di AI, all’insicurezza sulle infrastrutture e alle incertezze a livello macroeconomico. A far emergere le peculiarità del nostro paese è lo studio IT Readiness Report 2024 realizzato da Kyndryl in collaborazione con Edelman Dxi tra luglio e agosto 2024, che ha visto il coinvolgimento circa 3.200 decisori (Ceo, Cfo, Cio e Cto) di molteplici settori e 18 mercati mondiali, tra cui Usa, Brasile, Cina, Germania, Regno Unito e Italia. Obiettivo, verificare come vengono percepiti i rischi, la preparazione e le priorità di investimento dai leader tecnologici in un bilanciamento tra tecnologia e capacità.
Italia, alta la percezione del rischio
La cybesecurity spaventa molto i manager italiani, se si considera che poco più di un manager su cinque si sente pronto a gestire efficacemente i rischi esterni alla propria infrastruttura IT, contro una media globale del 39%. Prevale nel nostro mercato una percezione di ritardo in termini di preparazione sugli attacchi informatici, a cui si aggiunge il sentimento di instabilità legato al contesto economico e al crescente skill gap che si teme di non riuscire a colmare. Le incertezze riguardano anche le infrastrutture, sia fisiche (32%) sia cloud (36%). Lo sviluppo normativo è un altro elemento che distanzia l’Italia dalla media globale poiché il 24% dei leader italiani, circa tre volte la media mondiale, ritiene che il panorama normativo stia evolvendo troppo lentamente rispetto alle necessità delle imprese.
L’Italia è dunque insieme al Giappone tra le economie che si sentono maggiormente a rischio, mentre la prontezza risulta maggiore in Brasile e India.
Un paradosso nello scenario globale
“A livello globale, il primo elemento che emerge dall’analisi è un paradosso”, racconta Antoine Harary, global president in Edelman Dxi “perché mentre il 90% dei leader che abbiamo intervistati ritiene che la propria infrastruttura IT sia all’avanguardia solo il 39% la considera pronta ad affrontare le sfide del domani”.
La cybersecurity è in cima alla lista delle preoccupazioni in tutti i paesi: circa il 65% dei decision maker teme gli attacchi informatici mentre solo il 29% si sente pronto a gestirli. L’accelerazione del panorama normativo con l’entrata in vigore di importanti misure di regolamentazione è un altro tema molto attenzionato dai dirigenti anche a livello globale. Seppure il 48% dei responsabili tema che le normative si stiano muovendo troppo velocemente nel loro Paese, il 66% ne vede complessivamente un effetto positivo.
Tre dirigenti su cinque riscontrano difficoltà a tenere il passo con la velocità dei progressi tecnologici ed emerge pertanto la necessità di supporto sia nel processo decisionale, sia nello sviluppo di talenti in-house. A questo proposito, oltre il 40% dei leader riscontra lacune nelle competenze tecnologiche come elemento di ostacolo ai progressi della modernizzazione.
Innovazione, leva di competitività
L’analisi conferma che le aziende che innovano ottengono maggiori benefici sia sul fronte del business sia in termini di operatività. I top manager che adottano strategie in questa direzione evidenziano infatti rispetto all’anno precedente una maggiore efficienza (85%), innovazione (71%) e una migliore esperienza dei dipendenti o dei clienti (60%). Ulteriori spazi di miglioramento si evidenziano soprattutto nella sicurezza dei dati e nella conformità alle normative (34%), così come nella sostenibilità, nella diminuzione del consumo energetico o delle emissioni (27%). Come ulteriore elemento positivo, emerge una maggiore collaborazione tra i leader aziendali e tecnologici e un conseguente maggiore ritorno sugli investimenti nei progetti tecnologici. “Con l’IT che gioca un ruolo sempre più importante nel plasmare i processi lavorativi, i Cio e i Cto che collaborano direttamente con il board aziendale hanno un maggiore possibilità di successo nell’allineare tutta la struttura, a qualsiasi livello, con l’innovazione tecnologica – sottolinea Harary -. Così come coloro che investono nell’istruzione hanno maggiori probabilità di sentirsi pronti per i rischi futuri”. Investire nella preparazione dei propri dipendenti, in particolare nell’AI e nella cybersecurity, è dunque fondamentale.
Sebbene il 94% dei dirigenti consideri la modernizzazione tecnologica una priorità, il 44% delle infrastrutture IT mission-critical si sta avvicinando o è a fine vita, rileva ancora l’analisi. Una preoccupazione comune al 64% dei Ceo. In questo contesto, con aziende che si confrontano con infrastrutture sempre più obsolete, ridurre il debito tecnologico, adottando nuove funzionalità come l’automazione, può aiutare ad eliminare le inefficienze operative, ad aumentare l’efficienza e a sbloccare il potenziale per una crescita più rapida, suggeriscono i manager di Kyndryl.
Anche sull’adozione dell’AI si segnalano delle criticità: il 76% delle aziende sta investendo nell’AI e nel machine learning, ma solo il 42% vede un ritorno positivo sugli investimenti. A rallentare l’adozione dell’AI sono soprattutto le perplessità sulla privacy dei dati (31%), l’incertezza del rendimento (30%) e le sfide normative (26%) oltre a una generale mancanza di competenze.
“L’impegno che noi di Kyndryl ci siamo presi di gestire e trasformare infrastrutture IT complesse per migliaia di clienti ci permette di comprendere a fondo le opportunità che i business hanno per superare le loro sfide aziendali – commenta Martin Schroeter, presidente e Ceo di Kyndryl -. Essere tecnologicamente pronti è una sfida quotidiana che si basa su tre grandi elementi: responsabilizzare le persone, allineare gli strumenti alla cultura aziendale e abbracciare il complesso viaggio della trasformazione digitale in tutta l’organizzazione”.
A fronte di quanto emerso, aziende e governi necessitano di esperti fidati che sappiano come progettare e implementare le tecnologie e consentire ai dati di muoversi liberamente e in modo sicuro, suggerisce Kyndryl che come fornitore di servizi IT a livello globale si pone al fianco delle aziende in questi processi, fornendo anche linee guida: “Le aziende devono concentrarsi sull’essere tanto “people-ready” quanto “technology-ready” – afferma ancora Schroeter –, portando con sé i propri dipendenti con una formazione basata sulle competenze e assicurandosi che i nuovi strumenti e sistemi siano compatibili con la cultura e gli obiettivi aziendali”. A sostenere Kyndryl nella sua mission, la piattaforma di integrazione digitale Kyndryl Bridge, alimentata dall’AI che rende disponibili soluzioni IT che sfruttano punti di forza, insight, competenze basate sui dati ed esperienza della società per creare un flusso diretto tra azienda e tecnologia.
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