La cybersecurity aziendale si trova al crocevia tra normative sempre più stringenti e minacce in continua evoluzione. L’adeguamento a framework come Dora e Nis2, insieme alla necessità di ridurre una superficie di attacco in costante crescita, richiede un approccio strutturato, che integri risk management, compliance e automazione. Ne parliamo con Stefano Maranzana, Sales Engineer per l’Italia di Bitdefender, per comprendere come le imprese possano rafforzare resilienza e capacità di risposta
Nel quadro dell’evoluzione normativa in corso – da Dora alla Nis2 fino alle linee guida dell’EDPB – e in presenza di minacce sempre più avanzate, come si posiziona Bitdefender nell’aiutare le imprese a integrare gestione del rischio e compliance come elementi strutturali delle proprie strategie di sicurezza?
Oggi la conformità normativa non può essere trattata come un esercizio a parte, ma deve diventare parte integrante della strategia di sicurezza. L’approccio che adottiamo è quello di integrare strumenti di gestione del rischio, visibilità e automazione dei processi di compliance, in modo da ridurre il gap tra requisiti regolatori e operatività quotidiana.
Con l’ampliamento del perimetro digitale – dalla migrazione al cloud al consolidamento di ambienti ibridi – la riduzione della superficie di attacco rappresenta oggi una delle priorità strategiche per i Ciso. Quali sono i framework più efficaci, in termini di segmentazione, automazione e intelligence proattiva?

La superficie di attacco cresce con ambienti cloud e ibridi: qui funzionano framework che combinano segmentazione granulare, automazione delle policy e threat intelligence in tempo reale. L’elemento chiave è avere capacità di prevenzione e risposta integrate, non distribuite su silos, così da eliminare i punti ciechi.
Gli attaccanti sfruttano sempre più spesso vulnerabilità generate da configurazioni errate o da applicazioni non aggiornate, con impatti diretti sulla continuità operativa delle imprese.
Quali sono le linee di difesa più efficaci, come si inserisce l’approccio di Bitdefender nel supportare le aziende a trasformare la gestione delle vulnerabilità in un processo strutturato e continuo, anziché in un intervento reattivo?
La gestione delle vulnerabilità deve diventare un processo continuo: discovery costante, correlazione delle criticità con il contesto aziendale e remediation automatizzata. Solo così si evita di restare su un approccio puramente reattivo, dove le patch arrivano “dopo l’incidente”. Il valore aggiunto sta nella capacità di priorizzare e ridurre il rischio operativo legato a configurazioni errate o software obsoleto.
Le imprese stanno cercando di passare da un approccio frammentato a un modello unificato e automatizzato di gestione della sicurezza, che consenta di avere una visione olistica del rischio e una maggiore resilienza operativa. In che modo la proposta Bitdefender contribuisce a questo cambio di paradigma e quali sono i vantaggi concreti?
Il cambio di paradigma passa dall’unificazione: una piattaforma che centralizza detection, risposta e orchestrazione consente di avere una vista olistica del rischio e di ridurre drasticamente i tempi di reazione. In pratica significa maggiore resilienza operativa, meno complessità gestionale e possibilità di concentrare le risorse umane sulle attività a più alto valore.
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