Il tema delle competenze digitali è duplice: se da una parte è assodato che senza skill in ambito tecnologico la competitività delle aziende italiane è messa in gioco, dall’altro la consapevolezza di questa importanza è ancora poco diffusa. E’ quanto emerge dal convegno Competenze Digitali 4.0: Scuola, Lavoro e Impresa promosso a metà dicembre all’Università Bicocca di Milano da Anitec-Assinform, le maggiori associazioni dell’ICT (Aica, Assintel e Assinter Italia), l’Agenzia per l’Italia Digitale e il Miur, che hanno messo sul tavolo della discussione l’edizione 2017 dell’Osservatorio Competenze Digitali.

“L’ambizione che ci ha guidato nella stesura di questo rapporto è stata quella di volere redigere un quadro finalmente organico sul tema delle competenze digitali” esordisce Giancarlo Capitani, presidente di NetConsultiing cube, grazie alla ricerca condotta su un campione di 115 fornitori ICT tra piccole e grandi aziende, 50 aziende utenti e 30 enti pubblici, con l’obiettivo di capire quali siano i trend tecnologici che impattano sulla domanda di nuove competenze e quali siano ad oggi gli skill maggiormente richiesti da aziende e PA.

Giancarlo Capitani, Presidente NetConsulting cube
Giancarlo Capitani, Presidente NetConsulting cube

La prima evidenza emersa in modo omogeneo è che le imprese e la PA sono interessate oggi da un processo di trasformazione digitale molto intenso, che sta cambiando i loro connotati e che è più rapido del previsto. Un cambiamento che riguarda scenari in continuità con il passato – come mobile e cloud computing – o nuovi ambiti di interesse come cybersecurity, big data e IoT. 
Il cantiere che sta impattando maggiormente sulla domanda di nuove competenze, su tutte le tipologie di soggetti, rimane il cloud computing perché è un modo realmente innovativo di accesso a risorse strutturali, applicative e servizi, pagato a consumo – spiega Capitani -. Il cloud, da commodity, sta diventando strategico ed è spesso interpretato come recupero di competenze interne, contestualmente al suo utilizzo sulle componenti a minor valore”.  Per questo si rivela in grado, da solo, di generare una forte richiesta di competenze, non solo per i servizi in outsourcing ma anche per servizi interni, tra i quali la valutazione delle attività strategiche da mantenere on premise in azienda.

L’altro tema cruciale nella ricerca di nuovi profili è la sicurezza, dal momento che fornitori Ict,  aziende utenti e PA sono impegnati a dare risposte soprattutto strategiche, non solo tecnologiche. “Anche in questo caso, la filiera delle attività che ruota attorno al tema della sicurezza è lunga e le figure maggiormente ricercate sono rare: vanno dai responsabili della sicurezza delle informazioni (i Ciso), ai Security Analyst, ai Cyber Security Project Manager” continua Capitani.

la trasformazione digitale delle aziende italiane
la trasformazione digitale delle aziende italiane

 “La trasformazione digitale è una trasformazione strutturale dell’azienda e dei suoi processi, abilitata dalle nuove tecnologie e non viceversa” Giancarlo Capitani, NetConsulting cube

Duplice opportunità

Due fenomeni, in particolar modo, spingono il mercato in questo momento: l‘Industria 4.0, che richiede una pluralità di aree di competenza (dalla Realtà Aumentata, all’IoT, all’Intelligenza Artificiale) e la domanda di figure esperte in campi innovativi che guardano a processi diversi, come l’automation manager, la robotica, il cognitive computing, alla base delle professioni del futuro. 

Fondamentale è però tenere presente che la ricerca di nuove figure non può essere vincolata alle mode del momento, ma va correlata a specifiche innovazioni di processi e filiere. “Le nuove competenze tecnologiche sono solo una parte della soluzione e dal momento che l’Industria 4.0 è caratterizzata da una concatenazione di funzioni, sono necessarie figure e competenze tra loro complementari, professionalità in grado di concatenarsi tra loro”.
Non bastano ottimi profili competenti sulle sole tecnologie ma deve essere valorizzato il capitale umano che contempla capacità relazionali, di generazione di consenso, di negoziazione, di comunicazione, di gestione dei problemi complessi. Quei “soft skill” da sempre strategici, che non vanno sottovalutati nel difficile incontro tra domanda e offerta. “Questo mix tra technical skill e soft skill si combina in modo diverso presso le varie tipologie di soggetti intervistati, con una prevalenza di soft skill nella PA e nei servizi, dove i processi e i cambiamenti si presentano più complessi. Una prevalenza di technical skill nelle realtà dell’industria dove il cambiamento è maggiormente baricentrato sulle tecnologie”.

Industria 4.0 - professioni e competenze future
Industria 4.0 – professioni e competenze future

 “Servono competenze ibride, che combinino conoscenze tecnologiche e conoscenze di business”

Ciò detto i  sei professionisti oggi più ricercati sono: data scientist, cloud computing, cybersecurity expert, business intelligence analyst, big data analyst, social media marketing. Ma anche nelle professioni non strettamente tecnologiche sale la componente di competenze legate al digitale soprattutto nelle aree HR, contabilità e marketing. Il trend della domanda di queste figure è in forte aumento e dal 2013 ad oggi ha visto la crescita di recruitment del 280%. Il gap negativo riguarda principalmente la richiesta di giovani laureati, più che di diplomati. “Serve sempre più un bacino di competenze dal quale le aziende possono attingere nuovi profili – aggiunge Capitani – e il divario che si è creato fa appello alla formazione, in un contesto di collaborazione sempre più marcato tra scuola, università e ricerca”. La distanza tra i profili ricercati e le  professionalità formate dal sistema scolastico e universitario rimarca questo gap che si conferma come una della difficoltà più sentite dalle aziente italiane. “C’è l’evidenza che le competenze digitali siano fattore essenziale per la competitività del nostro sistema socio-economico – conclude Capitani –. Da un lato gli stakeholder istituzionali stanno lavorando per definire gli standard, le normative e le politiche legate all’innovazione e alla formazione; dall’altro, occorre però diffondere nella collettività la percezione della trasformazione digitale come driver di sviluppo ormai ineludibile, ed oggi ancora troppo debole”

Quali sono le competenze maggiormente critiche
Quali sono le competenze maggiormente critiche

“Le competenze digitali sono interdipendenti e non vanno ricercate secondo le mode del momento”

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Condividi l'articolo: