Le fiere, quelle che non sembravano più di moda per poca affluenza e tanta fuffa, quelle che erano state sostituite da conf call e da convegni ristretti e cene personali, quelle… sono tornate in modo prepotente questa settimana. Perché sia a Parma la kermesse di Sps Italia 2019, sia a Milano la manifestazione Netcomm hanno registrato affluenza oltre le aspettative. Non guardo ai numeri (tanti in ogni caso) ma alla qualità degli interlocutori, che destano interesse.
Partiamo dall’Emilia, dove è andata in scena l’industria intelligente italiana dell’automazione, punto di riferimento per il mercato manifatturiero, fotografata da Anie in un Osservatorio dedicato per la prima volta a “Tecnologie emergenti nell’industria: intelligenza artificiale, blockchain e 5G”. Uno studio che definisce il 2019 un anno vivace con aspettative importanti che rivoluzioneranno industria e business: “Il 5G darà una spinta enorme all’automazione degli impianti industriali 4.0 e fungerà da abilitatore di altre tecnologie come i trasporti a guida autonoma o la robotica avanzata. L’intelligenza artificiale continua la sua avanzata verso il controllo dell’ufficio, della produzione, dell’auto e della casa e si rivolgerà sempre più ad applicazioni industriali e di business, con particolare riguardo verso la robotica: l’ipotesi, qui, resta quella di affiancare tecnici umani e robot sfruttando le eccellenze di entrambi. La blockchain, dal comparto dei trasferimenti di denaro alla cybersecurity, dai trasporti fino al car sharing e al supply chain management”.
Tutti temi di interesse degli otto competence center voluti dal Mise che per la prima volta si sono presentati uniti al mondo dell’industria, dal palco di Sps Italia, per spingere le imprese e soprattutto le pmi a investire in competenze e tecnologia digitale, nuovi progetti. Perché ora gli 8 centri – Artes 4.0, Meditech, Bi-Rex, Smact, Start 4.0, Cyber 4.0, Cim 4.0, Made – finita la fase di negoziazione con il Mise con la redistribuzione dei 73 milioni di euro e la costituzione a fine marzo (con decreto) delle realtà consortili o societarie, devono iniziare a lavorare e cercano nuove partnership industriali di lungo periodo a supporto del loro piano di sviluppo.
L’auspicio da Sps è duplice: da una parte che il supporto del Mise diventi continuativo, oltre all’impegno preso per i primi tre anni stabilito per decreto, dall’altra che si possano attrarre finanziamenti europei e internazionali. Ma, al di là dei finanziamenti, le otto realtà dovranno iniziare a condividere progetti e percorsi formativi, anche laddove c’è competizione tra loro, per meglio lavorare. Spirito di cooperazione accanto a quello di co-partecipazione pubblica-privata, che già ha raccolto l’interesse di Sap, Ibm, Fca, Leonardo, Abb, Siemens, Schneider Electric, ST Microlectronics in alcuni dei competence center.
Arriviamo in Lombardia, dove la fotografia dell’Italia da parte di Roberto Liscia, presidente di Netcomm, è quella di un Paese che detiene la quota di popolazione che compra online più bassa in assoluto. “Solo il 44% degli italiani, contro il 68% degli europei. Non solo, l’Italia si aggiudica l’ultimo posto anche in termini di competitività nel settore dell’e-commerce. Questo ritardo – prosegue – si può spiegare con la correlazione diretta tra le competenze digitali di un Paese e la competitività delle aziende. Solo il 10% delle aziende italiane, infatti, vende online proprio per la scarsa capacità di applicare le tecnologie disponibili per espandere il proprio business. Gli e-shopper, che hanno esigenze sempre più puntuali e personalizzate, comprano all’estero perché nel nostro Paese non trovano un’offerta che risponda in modo efficiente alla propria domanda”.
Parma e Milano allineate sulla spinta da dare al digitale, sia in ambito b2b che b2c. Non ha risparmiato mezzi toni anche Visco, governatore della Banca d’Italia, che ha indicato come il gap digitale di cui soffre il Paese abbia ripercussioni negative sulla dinamica produttiva italiana. “Le parole del governatore Visco dovrebbero suscitare grande allarme nel governo, nelle istituzioni, nella società – ha commentato a caldo Cesare Avenia, presidente di Confindustria Digitale -. Allarme tale da far diventare la digitalizzazione la priorità attorno a cui far ruotare le politiche per la crescita”. “E’ una conferma autorevole di quanto diciamo da tempo – continua -: il grave ritardo nell’adozione delle nuove tecnologie e nell’innovazione dei processi economici e della Pa, che da anni inchioda l’Italia agli ultimi posti delle classifiche internazionali, è alla base delle difficoltà della nostra economia. Perciò riteniamo che nella prossima manovra economica occorra mettere in campo un piano straordinario di investimenti e di misure atte a imprimere una forte accelerazione a tutti i progetti nazionali in campo per la trasformazione digitale del Paese. Questa non è più un’opzione, ma una via obbligata per dare un futuro di sviluppo al nostro Paese”.
E’ stato importante che i competence center fossero a Sps Italia, quale posto migliore per tessere il legame con le aziende.
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