Il core business di Veritas, azienda privata che opera a livello globale, è il dato. Indipendentemente dall’infrastruttura su cui risiede. Disponibilità, protezione e insight sulle informazioni – assicurate dalla Enterprise Data Services Platform – rappresentano il centro di tutta l’attività dell’azienda, riemersa dopo la separazione da Symantec, nel gennaio del 2016.
Fabio Pascali, country manager Italy di Veritas, spiega: “Da quella data l’azienda è tornata a focalizzare l’attenzione sulla parte più pregiata del patrimonio aziendale, le informazioni, appunto, i dati”. Veritas, messo a fuoco il valore, e al tempo stesso investito in modo significativo nell’ingegneria di sviluppo riesce, pur in un ambito “tradizionale” come quello del backup, a raccogliere la sfida dettata dall’evoluzione in corso nel cloud – ma non solo – per continuare ad offrire lo stesso livello di uptime nelle applicazioni, protezione e insight dalle informazioni.
“Veritas ha il vantaggio di essere partita da una solida base, sia di installato sia di credibilità, su cui ha costruito una visione per il “next” generata a partire dalla domanda, dai clienti. – prosegue Pascali – Oggi le aziende operano su paradigmi diversi dal passato: prima la virtualizzazione, poi il cloud, ora l’attenzione è rivolta anche a Openstack, Docker (containerizzazione), ai database NoSql (per esempio MongoDB), ai big data. E i clienti stanno sollecitando in modo importante i Cio che sono chiamati a conoscere tutte le tematiche per poi indirizzare al meglio il business aziendale. Ecco, riconosciuta questa complessità Veritas si è impegnata a garantire availability, protezione e insight anche per chi ha deciso di muoversi in queste direzioni”.
Un concetto molto chiaro: solo se è possibile continuare a beneficiare delle stesse caratteristiche di disponibilità e protezione del dato anche in cloud, anche “sulle nuove frontiere”, allora sarà possibile davvero scegliere liberamente dove indirizzare gli sforzi. “Il cloud non è una scelta che permette di “delegare”, ma deve rappresentare una vantaggiosa estensione del proprio ambiente. Gli strumenti in grado di omogeneizzare il paradigma della protezione del dato, devono essere in grado di abbracciare qualsiasi cloud e piattaforma, comprese quelle dei competitor”.
Veritas è riconosciuta da Idc leader nel mercato della data protection ed è stata nominata da Gartner per la 14esima volta consecutiva leader in questo magic quadrant, e le stesse soluzioni di availability e per gli insight sono riconosciute di alto profilo.
La sensibilità al mercato
La maggior parte delle soluzioni di Veritas sono soluzioni software, ma l’azienda ha riconosciuto il pesante valore delle soluzioni convergenti. Significa che il software sposandosi con un’architettura dedicata offre ancora di più. Per esempio è il caso delle appliance primarie di backup.
In questo ambito Veritas si presenta con una gamma di sistemi che lavorano strettamente integrati con il software NetBackup in grado di gestire qualsiasi problematica di data protection senza compromessi. Dai più critici (oltre 2 petabyte di dati) a quelli entry level, ma anche in grado di gestire un trend sempre più evidente che è quello delle aree e dei data center distribuiti, tutti con le medesime logiche, per fare in modo che i migliori livelli di sicurezza siano disponibili al centro come alla periferia.
Pascali: “Legate a questo tipo di offering sono da una parte la protezione contro i ransomware e dall’altra l’attenzione all’efficienza, che permette di indirizzare meglio gli sforzi, risparmiare (anche in termini di footprint e consumi in un’area – quella del backup – impegnativa), ma anche mantenere il controllo sull’infrastruttura e sulle risorse. L’appliance porta i vantaggi dell’hardenizzazione secondo gli standard americani STIG“.
Caratteristiche importanti considerato lo scenario delle minacce ransomware. Per esempio, racconta Pascali: “Il servizio di trasferimento internazionale di denaro del Regno Unito di Travelex, Travelex Wire, potrebbe ora essere pienamente operativo, ma l’azienda non è ancora tornata al business “normale” dopo praticamente un mese dall’attacco ransomware. Questo, in aggiunta alle due settimane che ci sono volute per capire quali dati fossero stati crittografati dagli hacker e se qualcuno di essi fosse stato esfiltrato”.
L’unico modo per riprendere il controllo è avere una chiara visione di ciò che è accaduto. E questo si basa su un triplice approccio. Garantire la disponibilità (1): se server e dispositivi sono bloccati o compromessi, le aziende devono rapidamente essere in grado di tornare operative da un’altra posizione.
Avere copie protette dei dati (2): anche se l’azienda riuscisse a recuperare i dati, ci sarebbe un ritardo; è quindi meglio poter ripristinare una copia pulita e sicura il prima possibile.
Disporre di informazioni dettagliate (3) per stabilire rapidamente ciò che è stato compromesso e in che modo, così da poter tornare ad avere il controllo sulla situazione in relazione ai clienti e alle autorità di controllo.
Oltre agli aspetti legati alla sicurezza Veritas ha indirizzato gli sforzi anche sul terreno classico, ma sempre attuale, dell’eliminazione del nastro. Nel tempo se ne è ridotto l’utilizzo, ma la “long time retention” continua ad essere un problema di rilievo. Non ci sono dati inutili, anche se non sempre sono subito analizzabili, ma mantenere il tape e i dati non in linea implica dei costi.
Partendo da queste considerazioni, Veritas ha trovato il modo di esportare il dato dall’appliance primaria a quella secondaria mantenendolo deduplicato e compatto. Come si dice in gergo “senza reidratarlo”. Un sistema già utilizzato anche in Italia in un progetto finance di rilievo. La stessa soluzione è in grado anche di esportare verso il cloud pubblico il dato.
L’offerta Veritas, per il resto, è un’offerta software di licenze perpetue e a sottoscrizione, che incontra perfettamente le esigenze del cloud. Alcune soluzioni sono puramente SaaS, quando il target della data protection è già cloud (per esempio per Salesforce, Office 365, Google GSuite, e per la gestione evoluta dell’archiviazione delle mail e della ricerca di dati legati al mondo della compliance o dell’audit). Un’area decisamente in evoluzione, che vede accentuarsi l’attenzione da parte delle aziende sull’aspetto della compliance e sui timori legati a lock-in.
I clienti di Veritas sono clienti enterprise, più che altro per l’attenzione al livello dell’offerta. Il 90% delle aziende Fortune 500 sono clienti Veritas ma al tempo stesso, conferma Pascali, “le nostre soluzioni sono in grado di scalare perfettamente verso il basso e incontrano quindi le esigenze del mid market italiano, la nostra media impresa. Non cambia la natura delle soluzioni, cambia solo lo scaling”.
Scelgono Veritas aziende appartenenti a tutte le industry (finance, PA, telco, manufacturing, retail…), e anche i service provider. Con Aptare (soluzione di insight sul dato), questi ultimi essi possono offrire al cliente – a cui sta erogando un servizio – una “visione dedicata”.
Veritas adotta un modello “direct touch, indirect sales e – spiega Pascali – la nostra presenza resta fondamentale per indirizzare un modello enterprise di contatto con il cliente, ma in collaborazione con i partner”.
L’approccio di Veritas si caratterizza come “attento ai bisogni”. Potrebbe non essere una novità e non è uno slogan ma “recepire e riuscire a riportare i messaggi dal campo all’ingegneria software, a chi sviluppa, e riscontrare la sensibilità di tenere il “filo corto” ritrovando nuove feature realizzate nella soluzione” può fare la differenza.
Per esempio, proprio Aptare sta indirizzando oggi un bisogno vivo. La capacità di avere una vista end-to-end, indipendentemente dal vendor infrastrutturale è effettivamente percepita come valore, perché è la soluzione che “va a conoscere l’infrastruttura e sfruttando algoritmi di correlazione e AI, è in grado di generare una nuova vista. Anche per questo più un’azienda dispone di soluzioni eterogenee (multivendor) più guarda con attenzione alla proposta che oltre a caratteristiche di “ottimizzazione delle risorse e capacity planning”, mappa le risorse per ogni applicazione e quindi, collegandosi al Cmdb, è in grado di comprendere come un’applicazione si mappa sulle componenti fisiche.
Chiude Pascali: “Siamo al crocevia strategico da cui offrire un livello di servizio adeguato (per singole applicazioni) su tutto il mondo del dato che è pervasivo”. Lo raccontano anche i progetti innovativi in essere, nei vari ambiti, per esempio per quanto riguarda la protezione del dato e l’efficienza applicativa “offriamo la ‘sostituzione del Disaster Recovery fisico con quello in cloud’. Quando il cliente chiede la sostituzione di un secondo sito fisico di disaster recovery portandolo in cloud ecco noi assicuriamo la possibilità di tenere allineati i dati e coordinarne la ripartenza. Oppure ancora, per un’applicazione anche mission critical portata in cloud in modalità lift&shift, allorquando viene meno l’efficienza di una zona in cloud, seguendo il nostro approccio di astrazione, è possibile spostare il cluster nel cloud, lavorando anche in prospettiva multicloud“.
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