Lo standard Wifi ha già più di venti anni. Nato ufficialmente nel 1999, allora il protocollo era lo Ieee 802.11b (Ieee è l’acronimo di Institute of Electrical and Electronics Engineers), la possibilità di riuscire a trasferire le informazioni tra dispositivi differenti senza utilizzare i cavi, ma utilizzando le reti, ha rappresentato un’importante svolta per ogni categoria di utenti e per le architetture di connessione. Negli stessi anni, lo ricordiamo, è nato anche Bluetooth che a differenza del Wifi permette ancora di scambiare informazioni tra dispositivi diversi ma attraverso una frequenza radio sicura a corto raggio entro con un limite massimo di pochi metri.

Entrambe le tecnologie hanno continuato ad evolversi, ma oggi l’importanza delle reti Wifi continua a crescere anche in relazione alla possibilità di utilizzarle per portare connettività veloce anche dove sarebbe difficile procedere attraverso i lavori di cablaggio, sfruttando insieme al Wifi il 5G. In uno scenario che per il 2021 prevede oltre 22 miliardi di dispositivi senza fili connessi alla rete con un traffico generato senza fili nel 2022, in un solo anno quindi, equivalente a quello degli ultimi 32 anni. 
 
Una decina sono i diversi standard maturati nel corso degli anni frutto delle sperimentazioni indirizzate a ricercare, di volta in volta, una velocità di connessione più elevata ed allo stesso tempo un’ampiezza di banda maggiore per l’accesso a Internet, ma anche per consentire l’interscambio delle informazioni nelle reti locali senza fili (Wlan), da qui ai prossimi anni ancora più importanti considerata la realizzazione dei progetti IoT.

Lo standard più diffuso ancora oggi è Ieee 802.11 ac (Wifi 5) che permette una velocità di connessione di 1,3 gigabit al secondo, con un’ampiezza di banda per ogni singolo canale di 80 MHz. Già da quest’anno però si possono trovare in commercio dispositivi (ed altri sono in fase di certificazione da parte della Wi-Fi alliance) in grado di supportare Wifi 6 (che corrisponde allo standard Ieee 802.11ax, già definito).

Per Wifi 6 si è lavorato mantenendo la possibilità di sfruttare sia la frequenza a 2,4 GHz sia quella a 5 GHz (come già accade ora) e una precisa gestione dei dispositivi connessi sulla stessa rete, in modo che funzionino tutti correttamente anche in caso di particolare “affollamento”, senza ridurre la velocità di connessione.

Wifi 6 inoltre riduce i consumi energetici (il chip stesso si attiva e disattiva all’occorrenza) e questo significa anche più autonomia per computer, smartphone e tablet. Wifi 6 permette quindi velocità fino al 40% superiori rispetto allo standard precedente (per toccare i 2 gigabit al secondo) e, con la maggiore velocità, arriva più efficienza nell’utilizzo della banda radio, con una degradazione del segnale inferiore, possibile grazie ad una migliore gestione ed organizzazione dei flussi di dati.

Dovrebbero essere quindi sensibili i miglioramenti proprio nei task più impegnativi, quando tanti utenti sono agganciati alla stessa rete, e ancora di più quando il Wifi è utilizzato per il consumo in streaming dei contenuti UltraHD. Il supporto Mu-Mimo, per cui è possibile in simultanea inviare e ricevere da un router fino a 4 stream di dati in contemporanea senza degrado in termini di velocità, lascia comprendere bene le potenzialità del nuovo standard che è già disponibile.

Abbiamo lasciato per ultima, ma non per questo è meno importante la riflessione sulle virtuose interazioni di Wifi 6 e 5G, di fatto i due standard poggiano sui medesimi presupposti, la “foundation” è comune. Gli standard nascono infatti per lavorare insieme, a supporto di diversi casi d’uso: domotica, automotive e e-mobility, Iot, lavoro remoto. La tecnologia Wifi 6, combinata con la disponibilità delle reti 5G, può effettivamente dare vita a quel continuum esperienziale indispensabile per fruire di un’esperienza della rete all’altezza in ogni momento.

Wifi 6 e 5G insieme abilitano nuovi scenari e casi d'uso (Fonte: Cisco)
Wifi 6 e 5G insieme abilitano nuovi scenari e casi d’uso (Fonte: Cisco)

Wifi 6E, un passo avanti

Gli sviluppi attesi riguardo Wifi 6E, già in fase di sperimentazione sul campo, sono importanti perché spostano l’asticella delle attese ancora di più verso l’alto. Con il nuovo standard, infatti, si potrà beneficiare di un’ulteriore estensione delle potenzialità nella connettività senza fili, perché Wifi 6E guadagna 14 canali radio ognuno da 80 MHz, sette canali da 160 MHz, ma non nelle bande già utilizzate dal precedente standard – cioè 2,4 e 5 GHz – ma in quella dei 6 GHz: al momento è uno spettro effettivamente non licenziato ma è necessario comunque attendere il nulla osta delle autorità.

Negli Usa l’utilizzo dello spettro è già stato normato (per l’utilizzo esclusivamente domestico), in Europa invece si attende il via libera definitivo con alcune limitazioni e armonizzazioni (la Commissione Europea per le decisioni in questo ambito si affida alle valutazioni del Cept). Per esempio, per quanto riguarda le frequenze utilizzabili e i canali radio disponibili, gli ultimi orientamenti fanno riferimento alla possibilità di sfruttare almeno 500 MHz nel nuovo spettro. Un peccato i ritardi, anche perché il problema normativo, che pure è doveroso porsi, spesso rallenta lo sviluppo.

I tempi della politica non sono mai quelli attesi ed allo stesso tempo non si può pensare ad una giungla di utilizzo non regolamentata. Ovviamente non sono ancora disponibili in commercio dispositivi in grado di supportare Wifi 6E, così come si sa che non basterà semplicemente l’update software dei dispositivi e dei router Wifi 6 per poter sfruttare anche i 6 GHz. Di certo però chi aspetterà l’evoluzione del nuovo standard, potrà contare poi sulla retrocompatibilità per il supporto di tutti i dispositivi delle generazioni precedenti.

L’appuntamento per l’upgrade “ideale”, direttamente a Wifi 6E possiamo teoricamente pensare di fissarlo ai primi mesi del 2021, un momento “caldo”, considerato lo sviluppo delle tecnologie 5G, e la disponibilità di un numero maggiore di device pronti anche per Wifi 6E.

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