Si è parlato molto a inizio anno di Atos, per l’interesse manifestato e poi scemato di acquisire Dxc Technology, alzando l’attenzione sulla voglia del system integrator europeo di ampliare la propria presenza sui mercati internazionali, come già le 15 acquisizioni fatte nel 2020 avevano rimarcato. Un fermento che Giuseppe Di Franco, Ceo di Atos Italia sottolinea essere nel Dna della società di servizi IT, “europea anche nello statuto”, che raccoglie a livello mondiale un fatturato di quasi 13 miliardi di euro, con 110mila persone e la presenza in 76 paesi.
In Italia, Di Franco gestisce la filiale locale (1.500 dipendenti e 4 sedi con la recente apertura degli uffici a Bologna) con la responsabilità internazionale sulla divisione Resources & Services (Group Executive vice president e global head), una delle 6 industry in cui Atos è organizzata che si occupa di energy e utility, trasporti, retail e logistica. “L’Italia porta nel fatturato mondiale di Atos 300 milioni di euro, un risultato importante se penso che 5 anni fa il gruppo fatturava nel nostro Pase 90 milioni di euro” precisa.
Sovranità dei dati e potenza di calcolo italiana
La strategia a livello globale si basa sulla trasformazione dei processi di business nei sei vertical di mercato che l’azienda governa, ma si è allargata negli ultimi anni sul temi dalla sicurezza nel processi di trasformazione digitale toccando temi quali la sovranità digitale, la sovranità tecnologica fino alla decarbonizzazione. Obiettivi portati avanti in tutte le 6 industry, così articolate: Resources & Services, Life & Science, Manufacturing, PA, Telco e Media, Financial Services & Insurance –
“Il nostro obiettivo è elaborare un’offerta che abbia un impatto sempre maggiore sui processi core delle aziende clienti – esordisce Di Franco invitato al nostro Ceo Cafè – al quale si affianca l’attenzione per il tema della sicurezza che ci ha spinto ad essere tra i 12 fondatori di Gaia-X, unica azienda inizialmente di tecnologia” sottolineando quando Gaia-X implichi apertura e non chiusura verso aziende extraeuropee. “Gaia-X vuole far rispettare a tutti i player impegnati in programmi di cloudification regole di sovranità del dato e garantire una interoperabilità tra i player del mercato senza escluderne nessuno. Sovranità del dato non vuol dire che il dato debba risiedere fisicamente in Italia o in Europa, ma nel momento in cui una azienda affida i propri dati strategici a un cloud provider deve assolutamente esserne l’owner, non devo perderne il controllo. Soprattutto deve avere un set di regole chiare che garantisca chi accede ai dati e che utilizzo ne faccia”. E’ un tema di controllo, di compliance alle normative, di sicurezza, di portata globale nel dibattito Cina-Usa che vede Atos impegnata a lavorare con più aziende, come dimostrano la recente partnership con Tim – lato Noovle – ma anche le più datate come quelle con Aws e Google.
Accanto al tema della sovranità dei dati si affianca quello della sovranità tecnologica, non meno importante. “E’ una questione predominante per noi e noi abbiamo individuato alcuni ambiti tecnologici che riteniamo fondamentali nello sviluppo del digitale sul quale sono stati dirottati degli investimenti selettivi” puntualizza. Parla di high performance computing e della collaborazione stretta con il Cineca di Bologna, dove Atos ha posizionato il primo supercomputer Hpc italiano, che dovrà garantire il 20% della capacità elaborativa europea e l’80% della capacità elaborativa italiana. “È un progetto di eccellenza assoluta finanziato dalla Comunità Europea ed un asso portante della sviluppo digitale in Europa – precisa – che si affianca a un altro progetto strategico che stiamo portando avanti con Leonardo, per costruire uno dei supercalcolatori più potenti al mondo entro al fine dell’anno, che verrà ubicato nei Leonardo Labs di Genova per fornire capacità elaborativa a PA e imprese, per potere simulare, gestire dati, fare ricerca scientifica sfruttando l’intelligenza artificiale anche in ambito industriale”. Sarà dotato di acceleratori di ultima generazione NVidia A100 per generare una potenza di calcolo complessiva superiore a 5PFlops, collegato a una rete ad alte prestazioni e a un sistema con capacità di memorizzazione di 20Pbyte (20 milioni di Gigabyte), come aveva precisato all’annuncio Roberto Cingolani, a tempi capo dell’innovazione in Leonardo e oggi ministro della transizione ecologica nel governo Draghi.
Decarbonizzazione in tre step
Il respiro di Atos è quello dei grandi progetti, di temi che si fanno ricorrenti in ogni discussione, come quello dell’attenzione al green e alla sostenibilità. “La decarbonizzazione è per noi una direttrice strategica e ci stiamo muovendo su tre dimensioni: intendiamo decarbonizzare Atos innanzitutto (1). Abbiamo una politica full electric su tutta la flotta aziendale, utilizziamo energia elettrica derivante da fonti rinnovabili, abbiamo una no plastic policy in tutte le nostre sedi. A livello Italia, anche dovuto all’impatto del Covid, abbiamo avuto una riduzione della produzione di Co2 prodotto anno su anno del 70%. Ma il passo successivo è di volere decarbonizzare l’IT (2): si tratta di ripensare le infrastrutture IT in ottica green, datacenter green ed uso dell’idrogeno nell’alimentazione dei datacenter. Infine – terzo livello a maggior impatto – intendiamo decarbonizzare i processi dei nostri clienti (3). Abbiamo introdotto una practice che si occupa esclusivamente di questo, abbiamo condotto delle acquisizioni come quella di EcoAct nel 2020, una azienda che si occupa di consulenza sulla decarbonizzazione dei processi aziendali”.
E il riscontro dal mercato? “Stiamo vendendo un effetto esplosivo tanto che alcuni clienti, come Enel, usano la sensibilità alla decarbonizzazione come uno dei parametri di valutazione dei fornitori. La stessa Barilla si sta muovendo su questa tematica, e ha in corso un grande progetto di assessment e di gestione della decarbonizzazione dei processi”. Sono progetti che richiedono tempo: vanno dalla definizione dell’assessment in alcuni casi, fino alla trasformazione dei processi, e prevedono la creazione di nuove infrastrutture e nuove logiche aziendali. “Alcune volte la decarbonizzazione è il driver principale, altre volte è parte di un contesto progettuale più ampio; a tal proposito stiamo introducendo in molti contratti, a fianco degli usuali Sla, i decarbonization Sla. È uno temi strategici che viene monitorato a livello mondiale settimanalmente”.
Seppur digitalizzazione, sicurezza e decarbonizzazione rimangono asset portanti a livello mondiale il focus rimane alto sui singoli mercati locali. “In Italia siamo in linea con la transizione ecologica e digitale a cui punta il governo Draghi per il nostro Paese. La decarbonizzazione e la digitalizzazione previste sono in assonanza con la nostra strategia”.
Ricerca e sviluppo mondiali
Programmi particolari sono stati messi a punto per la divisione di cui Di Franco detiene la responsabilità a livello mondiale, anche grazie all’individuazione di un budget importante per la Ricerca e Sviluppo, che ha nel Hpc la sua massima espressione come progetto di valenza internazionale. “Anche l’avvento delle rinnovabili pone attenzione sulla ricerca nell’ambito dell’utilizzo delle batterie, necessarie per il bilanciamento della rete e per date continuità operativa agli impianti stessi in condizioni fluttuanti come quelle atmosferiche. Molto importanti diventano le logiche e gli algoritmi che regolano la gestione delle batterie degli impianti ed è questa un’area importante di applicazione dell’intelligenza artificiale. Stiamo al riguardo lavorando anche con prototipi presso i clienti nella realizzazione di sistemi di AI per l’utilizzo delle batterie e quindi consentire la diffusione delle fonti rinnovabili nei sistemi elettrici”.
Altri esempi nei progetti di digital twin che riscuotono l’interesse dei vertici aziendali perchè permettono risparmi notevoli o nei progetti in cui l’AI gestisce in autonomia alcuni processi, come nel mondo retail dove nell’ambito degli autonomous shop Atos sta investendo nella ricerca di soluzioni per creare negozi completamente digitalizzati, non presidiati dal personale, in grado di offrire servizi 24 ore su 24. “Un esempio è Goli Nutrition, una piccola startup statunitense, produttrice di gummy ad alto valore nutritivo, per il quale è stato pensato un progetto di creazione di vending machine che autogestiscono le scorte, fanno gli ordini, in una soluzione di edge computing distribuita non presidiata, in punti ad alta densità di persone come gli aeroporti” racconta.
Investimenti futuri, formazione e progetti
Tira le somme del 2020 e guarda al 2021 Di Franco. “È stato un anno drammatico per la vita delle persone, ma il miglior anno in assoluto come risultati di fatturato, con +17% in Italia, anno su anno. La crescita è stata guidata da grandi clienti in diverse industry con progetti di forte innovazione (Leonardo, Cineca, Enel, Eni, Snam, Acea, Barilla, Poste, Tim…) ma sono tutte aziende che hanno accelerato il processo di digitalizzazione che era già in corso”. In ambito PA, con Poste è in corso un programma per l’automazione dei processi, così come Atos è intervenuta nei processi di erogazione delle indennità di disoccupazione durante il Covid. Ma la Sanità – uno dei 6 settori strategici seguiti a livello mondiale – per cui è stato creata in Italia una divisione ad hoc quest’anno ha sofferto. “È un settore centrale per noi, ma credo che nel 2020 sia stato il nostro maggior insuccesso – precisa -. Pur avendo soluzioni specifiche di tracking e gestione del Covid implementate in 17 paesi non siamo riusciti a comunicare all’allora Ministro dell’Innovazione (Pisano) l’esistenza di questo tipo di soluzione, probabilmente un nostro errore di comunicazione, anche se anche altri operatori hanno ottenuto il medisimo risultato”.
Oggi alle tre sedi di Atos si aggiungono i nuovi uffici di Bologna (“abbiamo deciso l’apertura della quarta sede a Bologna proprio per collaborare meglio con Cineca e affiancare il mondo manifatturiero dell’Emilia Romagna”) e continuano le partnership consolidate con i vendor tecnologici come quella industriale, di lunga data, con Siemens, alla quale si affiancano altri tre vendor storici: Google, Dell Technologies, Sap.
Il programma dedicato alle startup, pensato a livello globale che indentifica per ogni settore startup con le quali avviare operazioni sia di R&S sia commerciali, e la relazione con le università rimarcano l’impegno sullo scouting e sulle competenze. “La cooperazione importante con il Politecnico di Milano ci vede impegnati nella ricerca sul quantum computing mentre quella con il consorzio bolognese iFab (International Foundation Big Data and Artificial Intelligence for Human Development) sui big data con studi applicati anche all’automotive, in particolare con riferimento all’automotive valley”. Competenze che sono oggetto di attenzione anche in Atos stessa, con programmi pensati per i dipendenti sia a livello globale, sia a livello italiano. “Abbiamo bisogno di un recruiting molto forte a supporto della crescita in Italia. Dall’inizio del Covid abbiamo assunto circa 300 persone nel nostro Paese”.
Qualche numero
Dei 13 miliardi di fatturato di Atos, l’Europa pesa in maniera significativa (10 miliardi) e il Nord America pur rimanendo l’area geografica più ampia è responsabile di poco più di 2 miliardi, lasciando aperte strategie in altri Paesi, come dimostra il forte sviluppo di offshoring in India a valle dell’acquisizione di due anni fa di Sintel (un gruppo da 25mila persone) che si dedica ai processi bancari e assicurativi, focalizzati in modo particolare in Nord America e Inghilterra.
L’acquisizione saltata di Dxc Technology, di cui accennavamo all’inizio, non frena la voglia di crescere di Atos in modo particolare sul mercato americano. “Sicuramente Atos intende fare acquisizioni su contenuti tecnologici differenzianti nel prossimo futuro. Solo nel 2020 a livello di gruppo abbiamo fatti 15 acquisizioni in vari ambiti (cybersecurity, cloud, digitalizzazione dei processi) come in Francia acquisendo una azienda dedicata ai processi nel mondo delle utility e che ci ha permesso di vincere un importante contratto in Électricité de France (Edf) la maggiore azienda produttrice e distributrice di energia in Francia, che verrà per il 60% realizzato dall’Italia”. Torneremo a parlarne in un prossimo Ceo Cafè.
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