Arriva l’ufficialità ai rumor sull’acquisizione di Dxc Technology da parte di Atos, in un comunicato Atos (seppur stringato) che conferma “l’interesse manifesto” da parte del system integrator francese per una nuova acquisizione nell’intento di dar vita a una realtà di riferimento nel mondo dei digital services, sempre più grande.

Un impegno palese nella strategia di Atos da tempo, azienda che negli ultimi 12 mesi ha avviato ben 12 azioni per acquisire realtà in diversi paesi, dagli Usa alla Francia, dall’Austria fino ai Paesi Bassi (l’ultima a dicembre di Motiv Ict Security, società olandese specializzata in managed security services) senza trascurare nuove trattative in corso come con Dell Technologies per rilevare Secureworks, sicurezza ancora al centro.

Ora Atos guarda a Dxc Technology, multinazionale americana “giovane” ma storica negli asset, nata nel 2017 dalla fusione tra Computer Sciences Corporation (Csc) e la divisione servizi di Hewlett Packard Enterprise, specializzata nei progetti di trasformazione e modernizzazione dell’IT. Una realtà da 20 miliardi di dollari di fatturato, che a valle di anni difficili potrebbe insieme a Atos (più piccola, ma con un giro d’affari solido da 11,58 miliardi di euro nel 2019) infastidire i competitor, dalle americane Accenture e Ibm (nella sua nuova veste di NewCo), all’indiana Tata Consulting Services e all’europea Capgemini.

“A seguito di recenti voci di mercato su una potenziale transazione che coinvolge Atos – fa sapere in una nota ufficiale Atos stessa -, la società conferma di essersi avvicinata a Dxc Technology in merito a una potenziale transazione amichevole tra i due gruppi al fine di creare un leader nel mercato dei Digital Services per copertura globale, talento e innovazione. Nel valutare questa opportunità Atos applicherà la disciplina finanziaria che ha sempre seguito nella sua strategia di acquisizioni. Non vi può essere certezza in questa fase che questo approccio si tradurrà in un accordo o transazione. Ulteriore annuncio verrà fatto quando appropriato”.

L’interesse, svelato la scorsa settimana da Reuters, avrebbe un valore da 10 miliardi di dollari e sarebbe per Atos la più grande acquisizione della sua storia, dopo quella del service provider americano Syntel, portata a termine nel 2018 per 3,4 miliardi di dollari.
Dxc Technology, dal canto suo, confermando di avere ricevuto lo scorso mercoledì una “proposta non richiesta, preliminare e non vincolante da parte di Atos per acquisire tutte le azioni” ha precisato che la valuterà, “rimanendo concentrata su clienti, dipendenti e azionisti”.

Le due aziende combinate darebbero vita a un gruppo da 250mila dipendenti (110mila in seno ad Atos, 140mila a Dxc Technology), accorciando la distanza con i competitor mondiali, e in casa francese con Capgemini (270mila), che aveva a sua volta acquisito Altran per crescere nel mercato dei servizi e della consulenza IT.

Nel ranking mondiale – secondo la società di ricerca americana Technology Business Research – la nuova realtà sarebbe seconda solo ad Accenture, e sarebbe più grande di Tata Consultancy Services e della nuova Ibm NewCo (ancora senza nome), che nascerà nell’arco di quest’anno a valle dello spin-off della parte dei servizi infrastrutturali da mamma Ibm.

Già oggi, secondo Gartner, Atos è il più grande service provider di servizi di sicurezza gestita in Europa, e terzo a livello mondiale, con il 60% del fatturato raccolto nel vecchio continente, e una percentuale importante (circa il 30%) già incanalata dal mercato americano. Le solide partnership in essere con Aws, Microsoft e Google Cloud e la nuova incorporazione di Dxc porterebbero Atos a scalare nel mercato d’oltreoceano, infastidendo i competitor. Ma più che Accenture, forse chi sta gettando le basi per una nuova giovinezza nel mondo dei servizi.

Mi riferisco a quella nuova futura Ibm nata per gestire i servizi infrastrutturali e i progetti di cloud transformation e modernizzazione di grandi clienti. Nominato in questi giorni il primo Ceo della NewCo, in carica dal 15 gennaio: Martin Schroeter – voluto da Arvind Krishna, Ceo di Ibm – che dovrà dare identità marcata alla nuova realtà in un mercato che si fa affollato (e complicato). Tanto bolle in pentola per i Servizi IT in questo inizio d’anno. Buon 2021.

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