“…Però ci vuole tempo”, così mesi fa titolavamo a proposito dei vari passi in avanti per la costituzione della rete unica e il superamento del digital divide che sembra essere la preoccupazione prima in ogni discorso, politico e non, quando si parla del digitale in Italia, e puntualmente vede poi slittare in avanti il “termine ultimo” entro il quale si riuscirà a portare, anche nel nostro Paese, la fibra dentro aziende e case degli italiani (tutte, come è per acqua e luce).

E’ solo una puntata di questa lunghissima “telenovela” anche l’annuncio relativo all’effettiva esecuzione degli accordi relativi all’ingresso di Kkr Infrastructure e Fastweb nel capitale di FiberCop, la società in cui sono confluite la rete secondaria di Tim (dall’armadietto in strada alle abitazioni dei clienti) e la rete in fibra sviluppata da FlashFiber, la joint-venture di Tim (che vi partecipa con una quota dell’80%) e Fastweb (20%).

Si tratta di un passo essenziale per fare in modo che FiberCop effettivamente permetta agli operatori di investire per il completamento dei piani di copertura in fibra nelle aree nere e grigie del Paese, e quindi l’adozione di quel modello di “coinvestimento aperto” indispensabile per raggiungere l’obiettivo di collegare alla rete in fibra ottica (Ftth) il 76% delle unità immobiliari nelle aree più svantaggiate. 

FiberCop è dotata di un asset di rete che offre collegamenti ultrabroadband ad oltre il 90% della popolazione grazie alle tecnologie Fttc e Ftth. Nei piani della società c’è la prosecuzione della copertura Ftth, con velocità di connessione fino a 1 Gigabit. L’obiettivo, da raggiungere entro il 2025, prevede ora copertura del 76% delle unità immobiliari delle aree grigie e nere, corrisponde di fatto ad una copertura del 56% delle unità immobiliari tecniche del Paese.

Carlo Filangeri Ceo di FiberCop
Carlo Filangeri Ceo di FiberCop

Ripercorrendo le tappe in due passaggi fondamentali: alla fine della scorsa estate si è concluso l’acquisto da parte di Kkr Infrastructure del 37,5% di FiberCop da Tim per un controvalore di 1,8 miliardi, sulla base di un enterprise value di circa 7,7 miliardi di euro (equity value 4,7 miliardi di euro); al tempo stesso Fastweb ha sottoscritto azioni FiberCop corrispondenti al 4,5% del capitale della società, mediante conferimento del 20% detenuto in FlashFiber, che è stata contestualmente incorporata in FiberCop.

Lo scorso 29 gennaio Tim ha presentato ad Agcom e al mercato l’offerta di coinvestimento relativa alla rete secondaria di FiberCop ai sensi del Codice Europeo delle Comunicazioni Elettroniche.

Ora FiberCop è pienamente operativa, proprio a partire dal 1 aprile; sulla scorta degli asset gestiti FiberCop offrirà da subito servizi di accesso passivi alla rete secondaria in rame e fibra a tutti gli operatori del mercato e farà leva sull’infrastruttura in fibra già posata da FlashFiber, senza quindi che siano duplicati gli  investimenti ma allo stesso tempo permettendo e promuovendo la legittima concorrenza.

Massimo Sarmi
Massimo Sarmi, presidente FiberCop

Dal punto di vista organizzativo il Cda di FiberCop prevede complessivamente la presenza di nove consiglieri (5 in quota a Tim, 3 per Kkr Infrastructure e 1 per Fastweb) con Carlo Filangieri AD e Massimo Sarmi presidente. Le stime dicono che FiberCop avrà un Ebitda di circa 0,9 miliardi di euro l’anno, Ebitda-Capex positivi a partire dal 2025 e non richiederà iniezioni di capitale da parte degli azionisti. Non resta che attendere il raggiungimento degli obiettivi. 

FiberCop nasce come progetto per l’innovazione dell’infrastruttura di rete “per assicurare, con senso di responsabilità e di urgenza alla luce del momento contingente, l’accelerazione del processo di digitalizzazione in Italia”. L’obiettivo finale, come si sa, sarebbe poi la realizzazione della rete unica nazionale, AccessCo, attraverso la fusione tra FiberCop e Open Fiber che ha vinto i bandi per il piano Bul di Infratel. Ma cosa accadrà in verità nessuno oggi è in grado di prevederlo, e già questo non è certo di buon auspicio  

Aziende e Governo di fatto si sono “concessi” ancora circa cinque anni, per portare la fibra ottica nelle case degli italiani. Non sono pochi, considerata proprio “l’urgenza”, ma potrebbero comunque non bastare, anche solo a pensare come gli equilibri relativi al controllo della nuova AccessCo sono tutto tranne che definiti così come il ruolo di Cassa Depositi e Prestiti, candidata ora da Colao a poter assumere un ruolo importante, se non decisivo, in un contesto però in cui, con il susseguirsi di diversi governi, le promesse hanno sempre dovuto fare i conti con le ricette diverse per mantenerle (per il Governo Conte, per esempio, il controllo della rete unica affidato a Tim non è praticamente mai entrato in discussione).

Il tema centrale, e l’obiettivo da raggiungere ora, è semplicemente portare la connettività a casa di tutti, con o senza rete unica, ma soprattutto con o senza il controllo di AccessCo in capo a Tim. E’ un punto nodale. La rete unica con AccessCo controllata da Tim, dopo tanto brigare, potrebbe essere un progetto che nasce vecchio e soprattutto che non risponde alle reali esigenze di urgenza di tutta la comunità, operatori compresi. 

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