Diffondere il valore di criteri dell’etica come obiettivo contemporaneamente tecnologico, professionale e culturale. E, a monte, valutare in fase di progettazione dei sistemi informatici, dall’hardware al software, tutti i rischi e le conseguenze dell’uso del digitale.

Di questo si discute nell’incontro di Aica, associazione da msepre guidata dai valori etici dell’informatica nel corso dei suoi 60 anni di attività, celebrati anche in questa occasione.

Bruno Lamborghini, coordinatore G60 di Aica
Bruno Lamborghini, coordinatore G60 di Aica

Apre il dibattito Bruno Lamborghini, coordinatore G60 di Aica: “L’informatica entra oggi in ogni aspetto della nostra vita diventando una tecnologia sociale. In parallelo allo sviluppo digitale, cresce la necessità che i valori di etica sostenibile si integrino con lo sviluppo tecnologico entrando in tutte le applicazioni, che si allargano all’interno della società, dell’Italia e del mondo. Le reti digitali e gli algoritmi di artificial intelligence  controllano ormai le nostre vite, così come le reti social diventano pervasive, costituendo un problema sociale complesso. Un tema dunque non più da specialisti ma che coinvolge tutti, cittadini, produttori di tecnologia digitale, istituzioni. Serve una regolamentazione e un governo etico e responsabile perché tocca alla società impedire effetti gravi sulle fasce deboli della società e sui giovani. Infine, ma non meno importante, occorre valutare gli impatti sulla cybersecurity per le imprese e le istituzioni”.

Binomio etica e conoscenza

Oggi etica e conoscenza devono crescere insieme con l’obiettivo di creare una società del sapere aperta a tutti e tutelare il valore genetico di internet come grande rete libera e accessibile da tutti, evitando il pericolo di abuso da parte dei big del web. Questo un altro importante tema al tappeto che sottolinea Lamborghini: “Oggi il tema dell’internet per tutti, in una nuova fase di progresso dell’umanità, deve tornare nel dibattito, per evitare il rischio di accentuare il disallineamento tra la velocità della digital transformation e la velocità minore della crescita della conoscenza e della consapevolezza responsabile delle componenti sociali. Il tutto, partendo dalla formazione”.

Franco Filippazzi, socio onorario di Aica
Franco Filippazzi, socio onorario di Aica

“Un problema etico non è talvolta risolvibile in modo univoco perché nel mondo reale ci sono spesso spazi per interpretazioni e ambiguità, ovvero situazioni legate ai dettami della legge, a norme comportamentali e interpretazioni; un problema ben noto ai giuristi”. Interviene così Franco Filippazzi, socio onorario di Aica, tra i pionieri dell’informatica italiana cui si deve il primo brevetto del laboratorio Olivetti –, parlando della difficile gestione del rapporto uomo-macchina. Un dibattito antichissimo che parte dalle celebri leggi della robotica di Isaac Asimov, e che apre i dilemmi sulla convivenza tra l’essere umano e le macchine intelligenti. “L’era digitale – prosegue Filippazzi – offre dunque ampi spazi di riflessione ma richiede anche impegno morale da parte di tutti, siano essi addetti ai lavori o semplici utenti di una tecnologia che pervade ormai tutti gli aspetti della nostra vita quotidiana”

Ifip adotta il Code of Ethics

Don Gotterbarn, a capo della task force che ha dato vita al codice etico internazionalmente adottato da Ifip
Donald Gotterbarn, chair della Acm task force Code of Ethics – Ifip 

“Le azioni dei professionisti dell’informatica cambiano il mondo. Per agire responsabilmente, gli stessi dovrebbero però riflettere sugli impatti più ampi del loro lavoro a sostegno coerente del bene pubblico”, afferma Donald Gotterbarn, a capo della task force che ha dato vita al codice etico internazionalmente adottato da Ifip  (International Federation for Information Processing), la federazione internazionale, riconosciuta dalle Nazioni Unite, che riunisce le associazioni di informatica di 56 paesi del mondo, tra le quali Aica per l’Italia. L’Ifip Code of Ethics raccoglie i contributi di tutta la comunità internazionale e non rappresenta una lista di regole fisse ma uno strumento che vuole essere da stimolo e modello di ispirazione indipendente dalle tecnologie del momento. “Le competenze tecniche – spiega Gotterbarn – sono importanti ma ciò che ci distingue è come le utilizziamo per agire come professionisti responsabili in una sfida individuale. Dobbiamo discutere della necessità di andare oltre le mere conoscenze tecniche per aiutare a minimizzare i rischi e gli errori non intenzionali e guidare i progetti verso un contributo positivo. Per raggiungere questi obiettivi serve una competenza professionale, insieme all’impegno concreto per applicare queste competenze al servizio della società. Il nostro codice è concepito proprio per ispirare e guidare la condotta etica di tutti i professionisti dell’informatica”.

Claudio Tancini, fondatore EthosIT
Claudio Tancini, fondatore EthosIT

Un percorso parallelo a livello italiano è quello intrapreso da EthosIT – Informatica solidale. Lo racconta Claudio Tancini, fondatore dell’azienda: “Operando nell’ambito delle tecnologie informatiche ci rendiamo conto che sempre più aspetti del nostro lavoro riguardano l’etica e il rapporto con gli altri. Abbiamo pertanto cercato di affrontare il tema; siamo partiti nel 2016 mettendo insieme soggetti di diverse associazioni e competenze per costruire attraverso momenti di incontro un percorso condiviso che si concretizzasse nell’applicabilità dei principi nella quotidianità. In parallelo abbiamo sviluppato un codice etico ispirato a quello di Gotterbarn. Abbiamo fatto lavoro di ricerca e di discussone e metabolizzato tutte le informazioni cercando di capire cosa volesse dire prendere questo codice sviluppato su carta e farlo diventare un oggetto vivo. Oggi auspichiamo che tale strumento possa entrare in azienda e diventare qualcosa di utile per l’impresa e per i professionisti informatici”.

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