Non è stato immediato intuire che la nuova buzzword che nelle ultime settimane si aggira in rete rischia di essere davvero un tormentone per i prossimi anni. O forse rischia di essere davvero una nuova realtà (virtuale) che ad oggi mi sfugge.

Metto in fila i fatti recenti che girano attorno alla nuova parola d’ordine Metaverso, che ritorna (perché nuova non è).

Il primo, l’annuncio ufficiale da parte di Mark Zuckerberg che il gruppo Facebook cambia nome. Si chiamerà Meta, in greco “oltre”, e gestirà Facebook, Instagram, Messenger, Whatsapp. Un oltre rispetto al business model attuale del gruppo, dove l’algoritmo commerciale la fa da padrone? Un oltre rispetto alle questioni delicate di privacy e identità? Un oltre rispetto a trasparenza e fake news? Un oltre rispetto all’intelligenza artificiale usata oggi dal social?

Sicuramente l’urgenza di un cambio nome, più volte ventilato, si intreccia a doppio filo con gli ultimi scandali legati alle rivelazioni di Frances Haugen, ex ingegnere informatico di Facebook, che da mesi hanno dato vita a inchieste sulle prima pagine delle testate americane. Comportamenti illeciti da parte della società di Menlo Park sulla gestione non trasparente dei dati degli utenti, danni di Instagram sugli adolescenti, favoreggiamenti indiretti a fatti politici, come l’assalto a Capitol Hill di inizio anno… La voglia di dare una nuova identità al gruppo c’è (anche se il social Facebook continuerà a mantenerne il nome), con un logo che cancella il pollice verso l’alto e lo sostituisce con il simbolo dell’infinito fuori dalla sede di Menlo Park. Dal like all’infinito, oltre appunto. “Gli ultimi cinque anni sono stati umilianti per me e la nostra azienda in molti modi (lo scandalo Facebook Papers di questi mesi, lo scandalo Facebook-Cambridge Analytica del 2018, ndr). Una delle lezioni principali che ho imparato è che costruire prodotti che le persone amano non è abbastanza… La privacy e la sicurezza devono essere integrate nel metaverso fin dal primo giorno. Lo stesso vale per gli standard aperti e l’interoperabilità. Ciò richiederà non solo un nuovo lavoro tecnico, come il supporto di progetti cripto e Nft nella comunità, ma anche nuove forme di governance”.

Ma sicuramente il nome Meta richiama la nuova dimensione che Zuckerberg vuole creare, quella del metaverso appunto, un mondo a metà tra il reale e il virtuale, una terza dimensione ibrida in cui l’online e offline si completano a vicenda, e creano una realtà che va oltre l’immaginazione. Una dimensione in grado di riprodurre la realtà con strade, case, cinema, negozi, nel quale potremmo passeggiare e incontrare amici, seguire lezioni passeggiando nell’antica Roma fedelmente ricostruita o aggirarci tra gli anelli di Saturno (come ha mostrato nel keynote online di Connect). Saremo degli avatar come nei giochi di ruolo che spopolano su Internet (i Mmorpg) e che nell’anno della pandemia sono diventati luoghi di aggregazione (concerti) e piattaforme per eventi virtuali con milioni di partecipanti.
Non ci sono molti dettagli su come Meta funzionerà, si accederà tramite occhiali intelligenti come i Ray-ban Stories (sviluppati con Luxottica) con sensori per captare sguardi, emozioni, lacrime e sorrisi, avrà una propria economia, una propria moneta (la crypto Diem, precedentemente chiamata Libra, che Facebook dovrebbe rilasciare nel 2022?) che permetterà di comprare merci, beni, terreni nella sfera di un nuovo diritto di privato da definire… Chissà, tutto in divenire, è di ieri la notizia che Facebook sospenderà nelle prossime settimane il riconoscimento facciale nella sua piattaforma (Face Recognition) dal momento che “gli organismi di controllo stanno ancora approntando le regole per governarne l’uso” (Jerome Pesenti, VP per l’intelligenza artificiale del gruppo). E’ presto per capire cosa accadrà, ma nel keynote di Zuckerberg il metaverso è tutto, tanto da annunciare l’assunzione di 10mila sviluppatori in Europa nei prossimi cinque anni, per creare la piattaforma immersiva del prossimo Internet.

Meta
Meta – Il nuovo nome e logo di Facebook a Menlo Park, che ha sostituito il precedente Like

E arriviamo al secondo fatto di questi giorni che ha alzato l’attenzione sul metaverso. Il keynote di Satya Nadella sul palco di Ignite 2021, l’evento Microsoft dedicato al mondo enterprise che ha sì portato novità in ambito della strategia e delle soluzioni cloud (cybersecurity, Microsoft 365…) ma che ha dato concretezza al concetto di metaverso per l’azienda di Redmond, molto più che le ipotesi accennate da Facebook. Un mondo nel quale realtà virtuale e aumentata sono una parte dell’esperienza, non il cuore.
Perché in un futuro che sarà influenzato dalla pandemia che ha cambiato pesantemente il modo di lavorare, si dovrà parlare di ubiquitous intelligence, dove gli strumenti informatici sono disponibili ovunque, sempre, in grado di garantire nel lavoro produttività e flessibilità, per conciliare vita privata e lavorativa e coltivare i talenti. Si dovrà parlare di hyperconnected business (gestito da remoto e in sicurezza) e soprattutto si dovrà porre attenzione a gestire in modo sostenibile tutta questa mole di interazioni digitali, lavorando in ottica hybrid cloud, multicloud e multiedge, con attenzione a emissioni, data center, supply chain. Si dovrà costruire un “tessuto di fiducia“.

Tutto questo concorrerà a creare il metaverso, che per Nadella non è uno spazio virtuale dove ritrovarsi per collaborare o divertirsi, ma una sorta di gemello digitale del mondo reale dove gli elementi del portafoglio dell’azienda forniscono strumenti per fare comunicare dispositivi, app e persone. “Il metaverso abilita esperienze condivise tra il mondo fisico e il mondo digitale e, in uno scenario di crescente digitalizzazione delle aziende, può consentire alle persone di incontrarsi in un ambiente virtuale grazie all’uso di avatar, facilitando la collaborazione senza confini a livello globale – spiega il Ceo -. Il cloud di Microsoft fornisce un set completo di risorse progettate per abilitare il metaverso, spaziando dalle funzionalità IoT, in grado di creare “digital twin“, a Microsoft Mesh per offrire un senso di presenza condiviso nel mondo digitale, alle soluzioni basate sull’AI volte a creare interazioni naturali attraverso modelli di apprendimento automatico del parlato e delle immagini”. A partire dal 2022 sarà possibile creare avatar personalizzati e usufruire di ambienti virtuali per videochiamate, riunioni ed esperienze di “socialità in realtà aumentata” e si potrà accedere a Mesh for Teams non solo da visori come Hololens, ma anche tramite smartphone e pc.

Microsoft Ignite 2021
Microsoft Ignite 2021

Il metaverso si annuncia una rivoluzione, non c’è dubbio. Ma è tutt’altro che uno sconosciuto per molti (Snow Crash o Matrix insegnano) o una bolla per altri (un fallimento come Second Life). Al momento la mia miopia non mi fa vedere lontano nel mondo di Zuckerberg, i fatti mi daranno torto (lui è geniale, io no). Trovo più familiare l’idea di gemello digitale di Nadella, più operativo. Anche se di fondo le due aziende guardano verso una medesima direzione.
Ma dopo 20 mesi di pandemia e lavoro a distanza, e chat intrusive che fanno felici proprio le big tech con Zoom, Teams, Meet serviti a colazione-pranzo-cena in compagnia di colleghi che “sembrano vivere qui con me, nella mia casa e io nella loro”…. ho solo voglia di ritornare a una normalità molto reale. Step back metaverso.

PS 1 per precisare: Meta in greco classico è “dopo” in senso temporale e non “oltre”, nonostante Zuckerberg nel suo keynote a Connect lo abbia usato con questa accezione. Ci sta.
PS 2 per precisare: Metaverso è un termine coniato da Neal Stephenson in Snow Crash (1992), libro di fantascienza cyberpunk, descritto come una sorta di realtà virtuale condivisa tramite Internet, dove si è rappresentati in tre dimensioni attraverso il proprio avatar. Tutt’altro che nuovo.

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