Abb apre virtualmente le porte delle proprie fabbriche di Frosinone, Dalmine e Santa Palomba, per condividere il cammino intrapreso dall’azienda e focalizzato sulla transizione digitale. Un percorso che parte dai modelli di Industria 4.0 per spingersi oltre a quanto inizialmente progettato, in un’evoluzione che punta oggi verso l’Industry 5.0.
“Negli ultimi trecento anni siamo passati attraverso quattro rivoluzioni industriali – esordisce Massimiliano Cifalitti, Division Hub Europe manager di Abb Electrification Smart Power, delineando lo scenario nel quale si muove oggi l’industria del manufacturing e non solo.
“Dopo l’ultima rivoluzione che ha visto un uso esponenziale della tecnologia IoT e dell’informazione distribuita, siamo ora in una fase di transizione verso quella che la stessa comunità europea definisce Industria 5.0. Una nuova grande evoluzione anche dal punto di vista sociale, che si lega al concetto di super smart society o society 5.0. Parallelamente allo sviluppo tecnologico, stiamo infatti assistendo ad un’involuzione del mondo e dell’ambiente, accelerata dalle turbolenze degli ultimi anni, dalla pandemia alle tensioni geo-politiche, ma causata anche dall’uso esponenziale di materiali ad alto contenuto tecnologico. Per questo, non possiamo più pensare di agire nel futuro come fatto fino ad oggi; serve cambiare le regole del gioco, aprire una nuova fase in cui fare leva su tre elementi: la centralità della persona, la sostenibilità e la resilienza“.
Modelli evoluti di fabbrica digitale
L’Industria 4.0 era sostanzialmente concentrata sul ritorno dell’investimento attraverso la tecnologia e sui temi dell’automazione, sull’uso di robot e sensori abilitati a raccogliere le informazioni da condividere nel cloud. “Abb ha contribuito a questo mondo, cercando di costruire modelli evoluti di fabbrica digitale. Per questo il Mise ha nominato Lighthouse Plant i nostri tre siti produttivi di interruttori di media e bassa tensione”, sottolinea Cifalitti, riconosciuti quali “fabbriche faro” per il loro impegno digitale nell’ambito del Piano di crescita del Ministero dello Sviluppo Economico.
“Quelle che in Abb definiamo fabbriche diffuse hanno tre obiettivi – interviene Fabio Golinelli, Advanced Processes and Technologies manager di Abb Electrification, collegato da Dalmine: “Essere luogo di sperimentazione di soluzioni digitali (molte delle quali realizzate dall’azienda, come Manufacturing Operations Management); essere riferimento per il resto dell’impresa italiana, soprattutto per il mondo delle Pmi e per la filiera, all’insegna della collaborazione; rappresentare una guida tecnologica all’interno del gruppo”. Già oggi le soluzioni sviluppate da Abb in Italia vengono esportate nelle altre fabbriche a livello globale. Si tratta di tecnologie abilitanti che gestiscono flussi autonomi, robot collaborativi, carrelli per la movimentazione e su banda magnetica, a guida laser o a guida autonoma. Processi smart che prevedono per ogni postazione di lavoro un video touchscreen per gestire in modo bidirezionale tutte le informazione riguardanti la produzione, la sicurezza e la qualità. “Con modelli digital twin simuliamo le linee di produzione del futuro, lavoriamo per analizzare big data e sviluppare algoritmi sia per la manutenzione che per la qualità predittiva. Ad esempio, a Santa Palomba, abbiamo creato un algoritmo che auto-apprende in modo dinamico e supporta i processi di taratura degli interruttori modulari. Nel sito di Frosinone, invece, un’app consente di ricevere in tempo reale il livello di produzione e di scorta dei fornitori Tier 2 e 3″, racconta Golinelli.
I tre nuovi pillar della strategia
Al centro della strategia light di Abb, ci sono dunque la persona, la sostenibilità e la resilienza, i tre nuovi pilastri che vanno a sovrapporsi a quelli di Industria 4.0 e con essa vanno in continuità.
“In Abb ci stiamo muovendo verso un modo di intendere il cambiamento digitale guardando alla centralità delle persone – dichiara Daniele Dominicis, Local Product Group manager di Abb Electrification Smart Buildings, raccontando l’approccio aziendale verso questo pillar: “Oggi ancora di più diventa fondamentale avere nei team persone coinvolte e motivate come parte di un sistema che sta cambiando. Nei nostri 150 anni di storia la competenza tecnica è stata alla base del nostro approccio alle persone; oggi continuiamo a investire in percorsi di formazioni specifici e diamo ai dipendenti la possibilità di crearsi dei propri percorsi formativi, con processi di responsabilizzazione a diversi livelli anche fornendo strumenti di empowerment”. Tra gli esempi, il progetto Abb Educational gestito da Abb Robotics Italia per fornire ai giovani le competenze necessarie per programmare e far funzionare i robot, a cui, ad oggi aderiscono 100 scuole secondarie italiane.
Sul fronte della sostenibilità, Abb si concentra in quelle aree su cui può avere maggiore impatto, ovvero ridurre le emissioni di C02, preservare le risorse e promuovere il progresso sociale, sul principio di integrità e trasparenza lungo l’intera catena del valore. Lo racconta Massimiliano Callioni, Local Division manager di Abb Electrification Distribution Solutions: “Collaboriamo con clienti e fornitori per ridurre le loro emissioni e raggiungere la neutralità delle nostre attività operative entro il 2030. Stiamo incorporando la circolarità nella nostra catena del valore in modo sistematico, riducendo gli sprechi, aumentando il riciclo e la riutilizzabilità dei nostri prodotti per renderli più durevoli; il tutto facendo leva su progetti di partnership”. Il programma Mission to Zero mira in particolare a creare esempi di siti produttivi Abb a basse emissioni che possano essere replicati da partner e clienti in tutto il mondo, sia in strutture nuove che esistenti.
Nel sito di Frosinone, il primo passo della strategia di sostenibilità è stato l’introduzione di nuove tecnologie in grado di identificare aree di ottimizzazione dell’efficienza energetica. In breve tempo, infatti, l’efficienza energetica è migliorata del 30%. Per quanto riguarda i rifiuti, invece, lo stabilimento ha raggiunto il totale riutilizzo degli scarti di lavorazione, soprattutto plastiche e metalli, ottenendo il riconoscimento Zero Waste to Landfill con 15 anni di anticipo sulle direttive dell’Unione Europea.
“La resilienza è la capacità delle nostre fabbriche di resistere ad urti e shock che provengono da tutta la catena del valore e imprevedibilità della domanda, amplificatasi in modo esponenziale – interviene Cifalitti -. Al centro ci sono le nostre fabbriche che non devono essere fragili. In azienda abbiamo spinto nella double sourcing, ovvero fornitori alternativi e localizzati in aree geografiche distanti per attenuare i rischi. Anche con fabbriche gemelle che producono con gli stessi processi nei tre continenti, attraverso un processo che possiamo definire di osmosi. La nostra fabbrica di Frosinone sta ad esempio supportando il mercato statunitense che subisce un trauma per la forte richiesta di prodotti, dando continuità al mercato. Facciamo uso di una capacità globale come organizzazione agile in grado di vedere i problemi i modo proattivo”, conclude.
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