E’ uno scenario competitivo del tutto nuovo per le aziende quello che si è delineato in seguito agli effetti dell’emergenza sanitaria. E per quanto riguarda il lavoro ibrido, per esempio, è evidente come questa modalità sia ora destinata a restare e caratterizzare le abitudini di tutti. Le persone si sono rese conto di non avere bisogno di stare “in ufficio” per poter lavorare in modo efficace. E le organizzazioni riconoscono come una maggiore flessibilità sia fondamentale per restare competitivi, attrarre talenti e garantire maggiore soddisfazione ai dipendenti, pronti ad andarsene a fronte di proposte “smart”.
Si tratta quindi di organizzarsi tenendo come punto di riferimento l’idea di una “planimetria virtuale” piuttosto che la solita “piantina” dell’ufficio reale. Così da consentire una reale collaborazione tra i colleghi e la realizzazione delle connessioni necessarie, attraverso i canali digitali. Per alcuni aspetti ci si muove davvero in acque inesplorate ed è importante fare in modo che le persone si sentano connesse e siano effettivamente in grado di condividere le informazioni, protette, ed in modo corretto su un numero sempre maggiore di endpoint. 

Le aziende che riescono ad organizzare in modo corretto il lavoro ibrido, sfruttando le tecnologie, registrano buone opportunità di crescita, guadagnano in produttività ed i team in coesione. Non solo: il modello della “planimetria virtuale” incoraggia una comunicazione aperta e favorisce un clima di fiducia. Certo si tratta di trovare il giusto equilibrio e garantire alle persone di sentirsi integrate, nonostante le diverse modalità di interazioni faccia a faccia.
E’ questo il contesto in cui si inserisce l’analisi commissionata a Vanson Bourne da VMware dal titolo The Virtual Floorplan: New Rules for a New Era of Work. Si basa su un sondaggio condotto durante l’estate del 2021 su 7.600 tra decision maker, IT decision maker, responsabili delle risorse umane e dipendenti, a livello globale, praticamente su tutti i verticali di industry.

La ricerca evidenzia prima di tutto alcuni elementi chiave: “la planimetria virtuale” nei nuovi modelli di lavoro si basa più su obiettivi e valori condivisi che sulla vicinanza fisica; richiede nuove regole, riduce il bisogno di controllo centralizzato e di sorveglianza e vede in trasparenza e fiducia le qualità vitali necessarie ai leader per avere presa sul loro team. Allo stesso tempo la planimetria virtuale espone ad una serie di rischi per la sicurezza IT. Ed anche la cybersecurity diventa uno sport di “squadra”, considerato l’utilizzo di un numero maggiore di dispositivi, da qualsiasi luogo. 

I numeri indicano che, per la maggior parte degli intervistati, il passaggio al lavoro a distanza, correttamente guidato, ha comunque fatto sentire i colleghi connessi tra loro, ed il fiorire dell’utilizzo di nuovi strumenti digitali ha permesso anche la definizione di “nuovi gruppi/tribù” virtuosi e collaborativi, prima – in presenza – difficili da immaginare. Gruppi che nascono in base alle funzioni lavorative, ai valori condivisi ed alla collaborazione, invece che alla mera “vicinanza fisica” come accadeva prima. Un impatto – ed un fenomeno – quello della formazione di nuove “tribù” che caratterizza maggiormente le aziende a più alta crescita, rispetto alle altre, crescita favorita anche dalla possibilità amplificata, per i dipendenti, di esprimere i propri pareri.

Lavoro remoto e connessioni Vmware
Lavoro remoto e “connessioni”, la differente percezione degli intervistati in relazione alle performance aziendale (fonte: The Virtual Floorplan, VMware)

Nel complesso gli intervistati affermano di sentire un legame più forte con i loro colleghi ed una maggiore collaborazione. Non solo, addirittura per l’82% degli intervistati è aumentata la produttività, mentre rispetto al 2020 cresce il numero di coloro in grado di riconoscere i vantaggi in questo senso, così come per quanto riguarda la qualità della vita, rispetto ad un sondaggio simile condotto ad inizio pandemia.

Il lavoro ibrido ridefinisce però anche le possibilità di “maturare meriti e crediti” e quindi avanzare in carriera. Queste possibilità non sono più infatti legate all’effettiva “presenza” in ufficio ma possono trovare un effettivo ostacolo per chi, da remoto, è in difficoltà con l’utilizzo delle tecnologie per il lavoro ibrido per esempio per carenza di banda, e quindi si trova svantaggiato nella partecipazione alle videoconferenze.
Aspetti fondamentali da valutare.
Anche perché il lavoro a distanza è destinato a rimanere ed è già così per il 92% degli intervistati che affermano che “almeno alcuni dipendenti continueranno a lavorare da remoto” ed il 74% convinto che questa modalità rimarrà almeno ancora anche per i prossimi dodici mesi.
I board devono quindi negoziare una serie di equilibri: fornire ai dipendenti la libertà di svolgere il proprio lavoro dove, quando e come vogliono, garantendo al contempo il rispetto degli standard di produttività e sicurezza. Sono proprio le organizzazioni che fanno registrare le prestazioni migliori a dimostrare di sapersi adattare meglio a questo nuovo scenario di lavoro ibrido, sviluppando culture che promuovono forti relazioni interpersonali tra colleghi e tra manager e personale. Sfidanti restano le operazioni di onboarding, la capacità di “stabilizzare” la forza lavoro per non perdere i talenti faticosamente conquistati, il lavoro di trasformazione su aspetti come la coesione, la collaborazione, il cambiamento culturale.

Connessioni e collaborazione (fonte: The Virtual Floorplan, VMware)

La “planimetria virtuale” tuttavia pone anche importanti sfide per quanto riguarda la sicurezza e la privacy, per esempio. E se la maggior parte delle organizzazioni afferma di aver scelto tecnologie specifiche per monitorare le minacce alla sicurezza sui dispositivi remoti, è pero elevata anche la sensibilità dei dipendenti sulle problematiche relative a temi come la privacy ed il monitoraggio che può erodere in ambe le direzioni la fiducia (sia verso l’azienda, sia verso il dipendente). C-Suite, collaboratori e dipendenti certo invece concordano sul fatto che il lavoro a distanza ha contribuito ad aumentare i rischi ed i problemi di sicurezza potrebbero rappresentare un ostacolo importante. Concorda con questa visione il 75% del campione. Ma la buona notizia è anche che quasi tutte le organizzazioni hanno introdotto tecnologie, modalità, processi ed iniziative per garantire la protezione dei dati sensibili, anche sviluppando nuove policy sui dati e corsi di formazione. 
Il bisogno più sentito, in particolare dalle generazioni giovani, però è relativo alla riduzione della tensione tra sicurezza e produttività.

VMware Anywhere Workspace

Riuscire a raggiungere un nuovo “equilibrio” è fondamentale per garantire il successo delle nuove “planimetrie virtuali” del lavoro ibrido, ed è tra i punti sfidanti in cui la proposta di VMware si rivela differenziante. Infatti, se supportare il lavoro da remoto e una forza lavoro distribuita richiede un nuovo approccio, VMware con Anywhere Workspace offre una soluzione integrata per supportare l’odierna forza lavoro distribuita, abbattendo i silos, riducendo le spese operative generali e sulla base di un livello di sicurezza estesa ed efficace.
VMware Anywhere Workspace concretamente cambia il modo in cui l’IT fornisce servizi agli utenti finali, anche grazie ad una migliore user experience ed alla possibilità di fruire di prestazioni uniformi tra sedi e dispositivi diversi.

Da un modello operativo basato sulla “centralità dell’head quarter” e su un modello “perimetrale” (dentro/fuori) di disponibilità delle risorse, Anywhere Workspace permette di abilitare l’idea della Distributed Enterprise. Superando anche le difficoltà tipiche degli ambienti distribuiti relative alle performance della rete, ai rallentamenti delle Vpn, e all’onboarding dei device.
La proposta permette la gestione flessibile per un’esperienza multimodale di qualità che oggi richiedono i dipendenti, in modo sicuro anche all’edge e con l’utilizzo dei dispositivi preferiti dagli utenti. Con un elevato livello di automazione, per “scaricare” i team IT da una serie di task altrimenti impegnativi quando si tratta di garantire buone performance ed il rispetto di compliance e policy. Di fatto cambia il modo in cui l’IT fornisce servizi agli utenti finali, con una migliore user experience e prestazioni omogenee anche quando si opera da sedi e con dispositivi diversi, per favorire la continuità operativa.

IT modernization, engagement dei dipendenti e un modello zero-trust per la security i punti chiave indirizzati dalla proposta che comprende sette soluzioni alla base di un’infrastruttura coesa e preintegrata che consente di avere visibilità connessa e di contesto, garantisce esperienze coerenti, riduce le spese generali e fornisce una sicurezza efficace. In particolare Anywhere Workspace comprende: Horizon Cloud come piattaforma desktop virtuale nativa per il cloud; VMware Workspace One come piattaforma per il Digital Workspace basata sul modello zero-trust; VMware Secure Access per l’accesso sicuro alle risorse da parte degli utenti dei dispositivi mobili e remoti, mentre l’approccio SASE (Secure Access Service Edge), di VMware SASE Platform, permette accesso sicuro e affidabile alle app per l’Anywhere Workforce, con VMware Carbon Black ad offrire protezione degli endpoint nativa in cloud e VMware Horizon un Desktop virtuale sicuro (VDI) e una solida piattaforma per le app. 

Vmware Anywhere Workspace Platform
VMware Anywhere Workspace Platform

In particolare, la proposta combina la sicurezza e la gestione degli endpoint, con la sicurezza di Network Edge. E sulla base di un’infrastruttura convergente assicura la possibilità di “misurare” l’esperienza e i rischi nei punti di controllo collegati, per portarli quindi all’attenzione dei sistemi di orchestrazione per una possibile correzione automatica. Per esempio, attraverso sistemi di controllo e accessi condizionati, le organizzazioni possono fornire un accesso sicuro e senza interruzioni a tutte le app, sia on-premise che nel cloud, SaaS, mobili o virtuali. Così si riduce l’impatto delle minacce ai dispositivi garantendo la conformità, riducendo gli sforzi di analisi (tipico di quando proliferano avvisi e alert) per arrivare a una soluzione più rapida degli incident. Le organizzazioni riducono ulteriormente la superficie di attacco sfruttando, tra l’altro, metodologie efficaci come la microsegmentazione.

Concretamente la disponibilità di una piattaforma intelligente e automatizzata permette ai dipendenti di lavorare in modo più produttivo con i relativi vantaggi e solleva l’IT da una serie di carichi. I team dispongono di approfondimenti automatizzati e leggibili sull’integrità della rete e sulla distribuzione delle app. Sfruttando dati, analisi e l’automazione in fase di correzione, i team IT possono garantire conformità e prestazioni dei dispositivi in tempo reale. Non solo, le organizzazioni si avvantaggiano di una gestione realmente unificata degli endpoint, perché Anywhwere Workspace consente di supportare diversi ambienti, dispositivi e gli scenari Byod. Inoltre si riduce la complessità dell’IT e il total cost of ownership per abilitare un buon ambiente di lavoro, un efficace “virtual floorplan”.

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