Sono questi giorni (meglio dire mesi) di impegno per le aziende tecnologiche d’oltreoceano nel nostro Paese e in UE, soprattutto per gli hyperscaler. Google Cloud ha aperto di recente la nuova cloud region italiana; Aws sta incrementando i propri sforzi nel nostro Paese e prevede di investire 2 miliardi di euro entro il 2029, solo in Italia; Microsoft pure è impegnata con i suoi partner in un piano quinquennale di investimenti da 1,5 miliardi, già annunciato nel 2020, che porterà al lancio della cloud region italiana nei prossimi mesi.

Accomuna gli sforzi degli hyperscaler anche la necessità, per operare nel nostro Paese, di cambiare ed adattarsi alle normative europee, come per esempio il Digital Markets Act, laddove invece, altri operatori europei (su tutti potremmo citare OvhCloud) si trovano già da tempo ad offrire nei propri data center, in UE, servizi del tutto allineati alla regolamentazione e quindi possono aver maturato un vantaggio competitivo giustificato.

Interessante quindi, riprendere sotto questa luce l’evento di circa un mese fa a Bruxelles organizzato dal think tank Bruegel, che ha ospitato il presidente Microsoft, Brad Smith. Proprio in questa occasione, il presidente ha annunciato una nuova iniziativa a supporto dei provider europei, con l’introduzione dei Principi Europei sul Cloud come strategia per l’Europa e risposta alle questioni difficili riguardanti il ​​ruolo delle tecnologie cloud nella trasformazione digitale. Oltre a questo Smith ha parlato anche dei passi che Microsoft intende intraprendere per rappresentare un partner valido nel rafforzare l’economia europea.

L'impegno di Microsoft in Europa
L’impegno di Microsoft in Europa dal 2020

Da una parte quindi la proposta di cinque specifici principi europei per il cloud che guideranno tutte le proposizioni della proposta business cloud di Microsoft per migliorare la trasparenza e supportare le esigenze tecnologiche europee e – direttamente collegato con uno dei principi che di seguito analizzeremo – un’iniziativa volta a supportare la possibilità per i cloud provider europei di ospitare più facilmente un’ampia varietà di prodotti/servizi Microsoft sulla propria infrastruttura cloud. Per Smith, solo l’inizio di un percorso, in cui si lavora per “trasformare un lungo elenco di problemi in uno molto più breve”, sulla scorta del feedback dei fornitori cloud europei, spesso al centro del fuoco incrociato anche della concorrenza tra Microsoft e Aws, per esempio. 

I dati di mercato parlano chiaro, anche in Europa, fino ad oggi Microsoft e Aws rappresentano i principali player di servizi cloud, ne abbiamo parlato di recente in un contributo dedicato, mentre Google Cloud è in marcata crescita, e la possibilità di investire in modo massiccio anche rispetto alle realtà europee ha frenato in parte la possibilità di queste ultime di competere, lo dicono i dati, ed allo stesso tempo questo non ha rappresentato un beneficio effettivo per la crescita del mercato nel complesso.

Su questo punto con il programma Microsoft Cloud Solution Provider, l’hyperscaler vuole offrire un numero maggiore di opzioni di offerta/soluzioni ai cloud provider a partire dalla possibilità di ospitare ed eseguire direttamente soluzioni Microsoft sull’infrastruttura stessa dei provider. Per esempio sarà possibile offrire direttamente Windows e Office (incluso Windows 11 e Microsoft 365 Apps for Business ed Enterprise) come parte di una soluzione desktop in hosting completa ed i cloud provider europei avranno quindi la possibilità di fornire per la prima volta questa soluzione end-to-end completa ai propri clienti. Insieme, Microsoft ha pensato a riformulare nell’ottica della flessibilità e della semplicità anche le licenze per i propri clienti, ispirando ai Fair Software Licensing Principles creati da Cispe e Cigref.

Microsoft, più possibilità per i partner
Microsoft, più possibilità per i partner

Per accelerare la messa a terra delle intenzioni, e fare in modo che le modifiche siano presto efficaci, Microsoft predispone la creazione di un nuovo team che lavorerà direttamente a stretto contatto con i cloud provider europei anche per generare feedback più rapidi. Microsoft Cloud Solution Provider ha anche lo scopo di offrire maggiori opportunità economiche ai fornitori di servizi cloud rispetto alla semplice rivendita dei prodotti e servizi”, specifica Smith, e poiché i clienti si rivolgono sempre più ai fornitori di servizi cloud per un aiuto nella gestione dei loro ambienti complessi, il programma vuole consentire alle aziende cloud di “fornire un’ampia gamma di servizi gestiti per distribuire, gestire, mantenere e supportare i servizi cloud”.

Le piccole e medie imprese, in particolare, hanno bisogno di servizi gestiti aggiuntivi per utilizzare meglio il cloud e le tecnologie di AI. E non a caso proprio questa motivazione, ora fatta propria anche da Microsoft, anima in verità lo sviluppo dei programmi di tutti e tre i principali hyperscaler, che comprendono di non avere, senza i partner, forze sufficienti, per incontrare il mercato. 

I principi Microsoft per il cloud europeo

Come segno di attenzione ai fornitori cloud europei, Microsoft ha condiviso a Bruxelles cinque principi che dettano in un certo senso la strategia di business dell’azienda per l’Europa. 

  • Garantire che il cloud pubblico Microsoft soddisfi le esigenze dell’Europa e supporti i valori dell’Europa.
  • Fare in modo che il cloud Microsoft fornisca una piattaforma valida per il successo del lavoro degli sviluppatori software europei.
  • Collaborare e supportare i cloud provider europei.
  • Offrire servizi cloud che soddisfino e rispettino le esigenze di sovranità digitale espresse dagli organismi europei in collaborazione con fornitori di tecnologia locale affidabili.
  • Riconoscere che i governi europei stanno regolamentando la tecnologia e serve adattarsi e sostenere questi sforzi.

Principi senza dubbio di buon senso, in parte a nostro avviso dettati da una situazione de facto per cui sarebbe difficile fare diversamente se non rinunciando a fare business in Europa, una prospettiva irrealistica. Principi che il presidente di Microsoft commenta uno ad uno. Intento di Microsoft quindi èsviluppare un cloud pubblico in grado di soddisfare le esigenze europee per quanto riguarda economics, sicurezza e cultura”. Microsoft è impegnata nella costruzione di 17 region DC in Europa (tra cui quella italiana), con investimenti complessivi per circa 12 miliardi di dollari. 

Brad Smith, presidente Microsoft
Brad Smith, presidente Microsoft

Smith vuole sottolineare l’impegno rivolto alle comunità, e l’apprezzamento per le tante eccellenze aziendali europee in ogni verticale che potranno continuare a competere proprio grazie al cloud, ed accenna anche all’invecchiamento delle popolazioni come ulteriore sfida in relazione alla diminuzione delle persone in età lavorativa. “Significa che crescita e prosperità dipenderanno in gran parte da migliori input tecnologici come i servizi cloud e l’intelligenza artificiale”, spiega Smith. Ed allo stesso tempo rappresentano aspetti che richiedono l’impegno dell’azienda su quattro priorità chiave: sostegno per una crescita inclusiva, protezione della democrazia e dei diritti fondamentali, tecnologia affidabile e sostenibilità ambientale.

Per argomentare il secondo principio, Smith parte dai numeri: “L’Europa ospita 22,5 milioni di piccole e medie imprese (Pmi) che costituiscono il 99% di tutte le aziende in Europa, acquistano ogni anno oltre 50 miliardi di euro in applicazioni e servizi software. Si prevede che questa cifra aumenterà fino a 136 miliardi di euro entro il 2025, con la crescita più significativa proveniente dal comparto SaaS”. E’ in questo scenario che Microsoft conta nove milioni di sviluppatori attivi in Europa. Una comunità supportata da 11 Microsoft Technology Center in tutta Europa che “aiutano le aziende a esplorare soluzioni tecnologiche creative per le loro sfide aziendali, sforzi che sono stati importanti durante i quattro decenni di presenza di Microsoft in Europa e sono ancora più vitali oggi ]…[“.

Supporto e collaborazione con i partner europei (principio 3) è principio direttamente correlato alle iniziative per i partner cui abbiamo accennato in apertura. Oggi si tratta di guardare ad una “nuova generazione di servizi cloud gestiti che spesso possono essere forniti al meglio da fornitori locali affidabili”. L’ammissione di Smith è importante: “Sebbene una grande azienda tecnologica come Microsoft possa eccellere nella creazione di un cloud pubblico con efficienza, scalabilità e sicurezza globali, ciò non ne fa necessariamente il fornitore giusto per gestire le risorse ei servizi IT su misura per ogni cliente. Una delle nostre priorità quindi sarà quella di investire e collaborare meglio con i fornitori di servizi cloud locali in tutta Europa, in modo da poter lavorare insieme per fornire servizi gestiti che soddisfino le esigenze in continua evoluzione dei clienti”.

La decrescita della popolazione
La decrescita della popolazione attiva in UE

Arriviamo così al quarto principio, forse il più delicato in relazione al tema della sovranità digitale. I governi europei e le relative pubbliche amministrazioni hanno sviluppato regolamentazioni specifiche sul trattamento e la classificazione dei dati, in relazione al tema di privacy, sensibilità e sicurezza (basta il riferimento al Gdpr, anche se non esaurisce affatto il tema). Proprio la disponibilità di una classificazione dei dati consente di combinare in modo opportuno l’utilizzo delle tecnologie e la loro implementazione secondo i bisogni. Microsoft per consentire questo ha bisogno di partner tecnologici locali di fiducia, provider locali in grado di gestire sottoinsiemi di processi sui dati e supervisione sui flussi degli stessi in rapporto a chi fornisce l’infrastruttura. Un esempio concreto in questa direzione è proprio la partnership con Leonardo per la protezione informatica degli asset collegati con lo sviluppo del Polo Strategico Nazionale. 

Ultimo punto è quello che riguarda la regolamentazione delle tecnologie da parte degli organismi europei. Smith: “]…[ fondamentalmente, riteniamo che il settore tecnologico debba maturare e adattarsi, piuttosto che combattere, una nuova era di regolamentazione tecnologica”. Nei prossimi tre anni si concretizzerà la visione della Commissione Europea per lEuropa Digitale basata anche sull’utilizzo di soluzioni SaaS da parte di startup e imprese europee ed i fornitori di servizi cloud devono elaborare il modo migliore per soddisfare gli obblighi relativi e per farlo serve lavorare anche per una maggiore trasparenza quando si tratta di ottenere informazioni su ciò che è necessario per consentire ad innovazione e regolamentazione di procedere pari passo.

Smith: “E’ più facile costruire un servizio tecnologico che gestirlo, vale anche per quanto riguarda le regolamentazioni tecnologiche. Per questo abbiamo bisogno di servizi tecnologici e regolamenti che ‘collaborino’ nella pratica”. Ma “serve anche un maggior coordinamento tra i governi rispetto al passato”, lo si è capito bene per esempio proprio con il Gdpr e gli impatti non solo “interni” all’Unione Europea che ha avuto. Chiude Smith: “Il futuro dell’innovazione ha bisogno di persone che pensano oltre i confini ]…[ ed in grado di costruire ponti. Man mano che progrediamo l’intelligenza artificiale e affidiamo ai computer decisioni che in precedenza potevano essere prese solo dagli esseri umani, avremo bisogno di persone esperte di scienze umane e sociali ]…[. Le tecnologie continueranno a progredire e innovare servono leggi e normative sulle tecnologie ponderate tra persone che si impegnano ad ascoltare e imparare”.

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