La pubblicazione dell’Indice Desi, un momento atteso nel nostro comparto, anche in questa edizione 2022 scatta una fotografia del grado di digitalizzazione dell’Europa. La commissione Ue misura i progressi compiuti dalle diverse economie e stila la classifica degli stati membri in questo scenario. Classifica che vede l’Italia ricoprire spesso posizioni di coda evidenziando le lentezze e le criticità del nostro paese in termini di innovazione.

Se si guarda però agli ultimi sviluppi, l’Italia guadagna terreno. Analizzando i dati del 2021, infatti l’Italia recupera due posizioni, arrivando diciottesima in Europa per livello di digitalizzazione dell’economia e della società, e se si considera il trend degli ultimi cinque anni, avanza a ritmi sostenuti, primeggiando in Europa per capacità di recupero. La posizione dell’Italia rimane tuttavia ancora distante da Spagna, al settimo posto, Francia al dodicesimo posto e Germania al tredicesimo posto.

Fonte: Indice Desi 2022 - Digital Economy and Society Index 2022
          Fonte: Desi – Digital Economy and Society Index 2022

Desi 2022, l’Europa si concentra sul digitale

L’Indice Desi 2022 mostra una generale tendenza da parte di cittadini e imprese europei verso una maggiore adozione di tecnologie digitali. A stimolare questo trend contribuisce in modo importante la pandemia che accelera a livello globale l’uso del lavoro a distanza, dell’e-commerce e dell’automazione, favorendo la mobilità. Crescono infatti a livello individuale le interazioni con i clienti online, che passano dal 32% di dicembre 2019 al 55% di luglio 2020. Le aziende forniscono maggiori prodotti e servizi digitalizzati, che passano dal 34% in epoca pre-crisi Covid al 50% registrato durante l’emergenza pandemica; cresce anche l’adozione di servizi cloud, che passano dal 24% del 2019 al 41% del 2021. Differenze significative persistono tra le grandi imprese e le piccole e medie imprese, se si considera ad esempio che a sottoscrivere servizi di cloud computing sono per il 72% le grandi imprese rispetto al 40% delle Pmi.

Mentre la maggior parte degli stati membri progredisce nel proprio percorso di trasformazione digitale, resta per contro bassa da parte delle imprese l’adozione di tecnologie digitali chiave, come l’intelligenza artificiale e i big data, anche all’interno di economie che si posizionano ai primi posti in Ue. Un contesto che richiede di intensificare
gli sforzi per garantire la piena implementazione delle infrastrutture di connettività, in particolare del 5G, necessarie per servizi e applicazioni altamente innovativi. In questo contesto, Finlandia, Danimarca, Paesi Bassi e Svezia si confermano ai primi posti dell’Ue.

Un’altra criticità è rappresentata dal persistere nello scenario di livelli insufficienti di competenze digitali che ostacolano le prospettive di crescita del sistema europeo – il cui obiettivo al 2030 è che almeno l’80% dei cittadini debba possedere competenze digitali di base – e aumentano il divario digitale man mano che sempre più servizi vengono spostati online.

In particolare, nel 2021, mentre l’87% delle persone utilizza internet regolarmente, solo il 54% possiede competenze digitali di base. I Paesi Bassi e la Finlandia sono i paesi più dotati di tali skill, mentre la Romania e la Bulgaria sono in maggiore ritardo. 

Digital Skills (% internet users), 2021
        Fonte: Desi – Digital Economy and Society Index 2022 – Competenze digitali nel 2021

Per colmare queste lacune, tutti gli stati membri si stanno impegnando per destinare alla trasformazione digitale una media del 26% dei fondi del Next Generation Eu, oltre la soglia obbligatoria del 20%, per portare a frutto i programmi europei. Si tratta nel complesso di 127 miliardi di euro da dedicare a riforme digitali e investimenti nei 25 Pnrr adottati nell’ambito della politica di coesione.

Il Pnrr messo in campo dall’Italia è il più cospicuo dell’Unione europea e ammonta a 191,5 miliardi di euro. Il 25,1% di tale importo, pari a 48 miliardi di euro, è destinato alla transizione digitale. Investimenti atti a sostenere lo sforzo dell’Italia nei prossimi anni per contribuire al raggiungimento degli obiettivi al 2030, essendo la nostra la terza economia dell’UE per dimensioni.

Desi 2022 - Quota di spesa stimata dei Pnrr verso gli obiettivi digitali nella 25 ripresa e resilienza
        Fonte: Desi – Digital Economy and Society Index 2022 – Quota di spesa stimata all’interno dei 25 Pnrr della Ue

L’Italia recupera il divario

Come anticipato, nell’ultimo indice Desi l’Italia si colloca al 18° posto fra i 27 stati membri dell’Ue per livello di digitalizzazione dell’economia e della società, guadagnando due posizioni rispetto al 2021 e avvicinandosi alla media europea, con un punteggio di 49,3 contro il 52,3 Ue. Tra gli stati membri rimasti indietro che insieme all’Italia migliorano notevolmente i loro punteggi negli ultimi cinque anni anche Polonia e Grecia.

Lo evidenzia il grafico sul modello di convergenza generale nell’Ue nel 2017-2022: alcuni paesi crescono più del previsto e sono quindi sovraperformanti. L’Italia è la migliore del gruppo di testa in quanto cresce a un ritmo notevolmente superiore a quanto previsto per il quinquennio. Tra i best 5 seguono la Germania, l’Irlanda, la Francia e la Polonia.

Economie sovraperformanti
Fonte: Desi – Digital Economy and Society Index 2022 – Economie sovraperformanti e sottoperformanti

In Italia, seppure negli ultimi anni cresca l’attenzione sulle questioni digitali, la trasformazione digitale sconta ancora varie carenze. Emerge dagli indicatori di quest’anno che l’Italia sta progressivamente colmando il divario rispetto all’Unione europea in fatto di competenze digitali ma ancora oggi oltre la metà dei cittadini italiani non dispone neppure di competenze digitali di base. La percentuale degli specialisti digitali nella forza lavoro italiana è inferiore alla media dell’Ue e le prospettive per il futuro sono indebolite dagli scarsi tassi di iscrizione e laurea nel settore delle Tic.

Carenze di skill che si possono colmare promuovendo la digitalizzazione della scuola, la formazione professionale, il potenziamento di centri di ricerca e di trasferimento tecnologico. Il governo sta di fatto mettendo in campo iniziative mirate come il programma Gol (garanzia di occupabilità dei lavoratori)  e il Piano Nazionale Nuove Competenze. O ancora, un importante sviluppo è l’adozione del Programma strategico intelligenza artificiale 2022-2024, contenente raccomandazioni per rafforzare le competenze e attrarre talenti.

Per quanto riguarda la connettività, in Italia si registrano progressi in termini di diffusione dei servizi a banda larga e di realizzazione della rete. Permangono tuttavia alcune carenze sulla copertura delle reti ad altissima capacità, compresa la fibra fino alla sede dell’utente, ancora molto indietro rispetto alla media Ue. Il 60% delle pmi italiane ha raggiunto almeno un livello base di intensità digitale; l’utilizzo di servizi cloud, in particolare, registra una considerevole crescita, ma è ancora molto limitata la diffusione di tecnologie cruciali come i big data e l’AI, in linea peraltro con il trend europeo.

L’Italia compie progressi anche nell’offerta di servizi pubblici digitali, riducendo il gap rispetto alla media europea. Infatti, se da un lato solo il 40% degli utenti di internet italiani fa ricorso ai servizi pubblici digitali rispetto a una media Ue del 65%, il trend registra una crescita considerevole negli ultimi due anni (con un aumento del 10% tra il 2020 e il 2022), a fronte di un sempre maggiore digitalizzazione della PA e dei servizi pubblici, a partire dalla pubblicazione della strategia Cloud Italia.

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