Vmware Explore 2022 è l’occasione per fare il punto sulla strategia dell’azienda con Vittorio Viarengo, vice president Vmware Cross-Cloud Services, e con Raffaele Gigantino, country manager di Vmware Italia, e Tony Martino, direttore IT di InnovaPuglia, per un focus particolare sull’Italia.

Vmware è riconosciuta per la sua proposta di virtualizzazione e software defined data center – esordisce Viarengocon l’arrivo del cloud computing, e la sua crescita, a partire da circa dieci anni fa, l’azienda ha saputo ‘riallineare’ la proposizione, prima di tutto portando la propria proposta di piattaforma e l’hypervisor sui diversi hyperscaler ma, consapevole del fatto che nel frattempo le aziende avevano già avviato i loro percorsi in cloud, Vmware ha evoluto ulteriormente la strategia e con Raghu Raghuram ha riconosciuto di dover adottare, in cloud, lo stesso linguaggio nativo e le tecnologie native cloud utilizzate dai clienti”. Delle aziende già in cloud, tra il 75% e l’83% sfrutta il multicloud che significa sia gestire parte dei workload on-prem e parte in cloud, sia scegliere, a seconda dei diversi workload, il cloud provider più adeguato. Una missione sfidante, considerato l’incremento di complessità “e proprio per questo Vmware propone i Cross-Cloud Services, con l’intenzione di creare un nuovo livello di astrazione. – prosegue Viarengo -. L’IT è sempre stata accelerata dalla capacità di introdurre un layer di questo tipo. La virtualizzazione stessa è astrazione dell’hardware. In cloud si tratta di creare astrazione ad un livello ancora più alto per raggruppare i fattori comuni dei diversi cloud (come si creano le applicazioni, come si gestiscono e si mettono in sicurezza) e per offrire servizi uniformi, che è proprio il compito dei Cross-Cloud Services“.

Vittorio Viarengo
Vittorio Viarengo, vice president Vmware Cross-Cloud Services

Di fatto l’obiettivo è “astrarre” tutta la gestione del ciclo di vita applicativo. Oggi vi sono una serie di interessanti aziende che per il multicloud si sono specializzate in soluzioni puntuali, mentre Vmware punta ad un approccio a 360 gradi. Viarengo: “Nel Dna abbiamo da sempre la capacità di far funzionare bene insieme elementi che non erano pensati per farlo”. Siamo però del tutto all’inizio di questa ‘transizione’ e certo serve anche la collaborazione degli hyperscaler, il cui riscontro è dato dalla presenza di Vmware Cloud Foundation di fatto su tutti i principali hyperscaler.

Per sfruttare il multicloud, in alternativa, ogni azienda dovrebbe riuscire ad approntare una sorta di Platform Engineering Cloud (la struttura su cui vengono deployate le applicazioni), un compito del tutto improbo per la maggior parte delle realtà. Senza contare poi che con il multicloud si ripropone il tema urgente della gestione dei costi, indirizzata da Vmware con Aria
E quello anche più urgente delle competenze, anche per quanto riguarda lo sviluppo. “Le skill nell’IT e la relativa carenza è un problema oggi urgente, e anche in momenti diversi da questo comunque attuale è stato così – spiega Viarengoma certo la proposizione Vmware aiuta in questo caso perché facilità il passaggio in cloud delle applicazioni anche nei contesti in cui competenze specialistiche possono mancare”. Interviene Gigantino: “Un ruolo particolare nello sviluppo del cloud e nella possibilità di una reale diffusione pervasiva, ma gestita, sarà giocato dai “sovereign cloud provider” (Tim è stata citata nel keynote di Vmware Explore, Ndr.), al centro dell’attenzione anche di Vmware in Italia, proprio per le possibilità di controllo che la tecnologia Vmware offre loro e che loro possono offrire ai clienti per quanto riguarda la gestione del ciclo completo dei dati, delle applicazioni e della sicurezza”.

Raffaele Gigantino, country manager Vmware Italia
Raffaele Gigantino, country manager Vmware Italia

Oggi il Pnrr ha portato non pochi fondi disponibili per i progetti di migrazione in cloud, le aziende modernizzano i data center e sono sensibili ad un’offerta come quella di Vmware Cloud Foundation con pubbliche amministrazioni locali e centrali (si pensi anche solo alle iniziative che ruotano attorno al Polo Strategico Nazionale) che si stanno attivando. “Il mercato in Italia è davvero frizzante in questo momento, chiede un’infrastruttura cloud ready che sia anche smart e non mancano i casi d’uso di esempio”, spiega Gigantino.

Per esempio quello di InnovaPuglia, società controllata dalla Regione Puglia, raccontato da Tony Martino, direttore IT. “InnovaPuglia implementa la strategia della regione relativa all’innovazione sul territorio utilizzando i fondi europei a disposizione e la regione è tra quelle che più riescono a fare ‘spending’ in questo ambito”.

InnovaPuglia ha fatto proprio il principio “cloud first” ed ora “cloud smart”, puntando ad un layer che “vede” le infrastrutture fisiche e quelle abilitanti, come il sistema per i pagamenti elettronici, e lo stack applicativo, abilitare i vari servizi (trasporti, servizi per le imprese etc.) e poggiare da circa dieci anni sulla proposizione Vmware che abilita l’efficienza del data center di InnovaPuglia. Nel corso degli anni il data center è cresciuto e si è qualificato nel censimento Agid come polo candidabile nell’ambito del Psn ed ora anche come cloud service provider, “mentre oggi sta percorrendo il percorso di certificazione imposto dall’agenzia di cybersicurezza con requisiti ancora più stringenti rispetto ai necessari perché tra gli obiettivi c’è anche quello di ospitare i dati del sistema sanitario di tutta la regione Puglia”.

Tony Martino, direttore IT di InnovaPuglia
Tony Martino, direttore IT di InnovaPuglia

La strategia ha visto consolidare il patrimonio dei sistemi informativi, prima dispersi nei piccoli centri e nelle Asl, fino a portare in sicurezza la maggior parte del patrimonio informativo utilizzando tecnologia Vmware e la consulenza dei team specialistici.

Sono ospitati dal data center di InnovaPuglia circa 500 sistemi informativi per 4mila virtual machine e 5 petabyte di dati. L’infrastruttura di private cloud è evoluta verso il modello di “community cloud” al servizio degli enti locali, e con i processi di automazione è stato possibile dare vita ad una “platform” gestita da una ventina di persone (tra architetti cloud e network engineer, oltre al pool di cybersecurity) ed automatizzata. “Oggi l’idea è di sfruttare il cloud soprattutto per i servizi di disaster recovery che al momento sono ancora on-premise, mentre guardiamo a Vmware Tanzu per le iniziative DevOps”. Per le competenze InnovaPuglia si avvale delle iniziative di formazione Vmware, ma sfrutta anche quelle del canale certificato Vmware, con le condizioni Consip che permettono di attivare con relativa velocità le competenze necessarie.

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