Torna in presenza, e senza live streaming, l’evento più importante per  sviluppatori, clienti e partner di Vmware, che cambia anche nome, da Vmworld a Vmware Explore. Alla novità corrisponde un effettivo riposizionamento verso i temi crosscloud e cloud smart con meno sessioni “supertecnologiche” e più opportunità per i clienti di confrontarsi sulle relative esperienze a vantaggio anche del confronto tra C-level e decision maker.
Dopo l’edizione americana di questa estate, l’appuntamento europeo, a Barcellona, è occasione per fare il punto sullo sviluppo della proposizione tecnologica, a partire dalla sollecitazione ad “esplorare le vie per mettere a terra le potenzialità del cloud in sicurezza”, consapevoli dell’effettiva complessità tecnologica che, dopo le promesse iniziali che sembravano assecondare l’esigenza di semplificare l’architettura IT, oggi contribuiscono a renderla sempre più complessa, a fronte di sfide più articolate come quelle legate alla trasformazione digitale.

Per Vmware poi, è questo un momento particolare di transizione, considerata l’acquisizione da parte di Broadcom in evoluzione. Solo pochi giorni fa, infatti, gli azionisti Vmware, in larga maggioranza, hanno dato parere favorevole all’operazione da 61 miliardi di dollari che entra ora quindi nella fase più calda. E Raghu Raghuram, Ceo di Vmware, accoglie i partecipanti con poche significative frasi proprio sul tema: “Al termine dell’operazione, l’azienda diventerà il braccio operativo software di Broadcom”. Il Ceo cita quindi Hock Tan, presidente e Ceo di Broadcom che ha dichiarato come “investendo nell’infrastruttura software e nell’ampio portfolio Vmware, con le relative capacità in ambito multicloud e per quanto riguarda le soluzioni “cloud native”, i clienti potranno beneficiare di maggiore flessibilità e di soluzioni per collegare, scalare e proteggere le relative infrastrutture”.

Ma la convention in un attimo rientra nei suoi binari squisitamente tecnologici. Riprende, infatti, Raghuram: “E’ bello ritrovarsi in presenza, così come è importante rendere merito al lavoro di squadra dell’azienda con clienti e partner. Oggi si contano circa 350mila nuovi progetti applicativi ogni settimana, per 85 milioni di workload di classe enterprise, ma fare il re-platforming applicativo pone una serie di sfide importanti, per la mancanza di sviluppatori con competenze adeguate, per la criticità tipica delle applicazioni enterprise e per i problemi di operation e sicurezza frammentate”.

Raghu Raghuram, Ceo di Vmware
Raghu Raghuram, Ceo di Vmware

A colmare il divario delle possibilità tra quanto permettono di fare le app native in cloud e quelle enterprise ancora “da migrare”, Vmware Cross-Cloud Services secondo una suddivisione in cinque pilastri: la platform per sviluppare e rendere operative le app cloud-native (1), quanto serve per il cloud management (per automatizzare ed ottimizzare le app in cloud 2), per far girare le app enterprise ovunque (su qualsiasi architettura, 3), così come per collegare e mettere in sicurezza le app e i cloud (4), con un’attenzione particolare anche per l’anywhere workspace, che per Vmware significa accedere alle app, su ogni device in modo sicuro (5). Si tratta di obiettivi che che le aziende oggi vogliono raggiungere consapevoli di non poter affidarsi ad un unico provider o scelta architetturale e per questo Raghuram parla di una “proposta consistente e trasversale anche rispetto ai public cloud provider” che qualifica il portfolio di servizi cloud come modalità unificata e semplificata per creare, gestire, accedere e proteggere al qualsiasi applicazione, su qualsiasi cloud, da qualsiasi dispositivo, in modo “consistente”

A sinistra Joe Baguley, Cto Vmware per l'area Emea sottolinea l'importanza di Vmware Cross-Cloud Services
A sinistra Joe Baguley, Cto Vmware per l’area Emea, sottolinea l’importanza di Vmware Cross-Cloud Services

Costi, cybersecurity (oggi in particolare la “lateral security”) e risparmio energetico (la sfera Ict da qui al 2030 contribuirà ad un incremento dei consumi di oltre il 200%) sono le “top challenge” entro le quali le aziende si muovono, trasversale invece il tema sulla cloud sovereignty, che non solo in Europa trova attenzione speciale e che Vmware interpreta sulla base di cinque caratteristiche chiave: “Sicurezza, compliance, control, autonomia ed innovazione”, mentre il 95% delle aziende enterprise vive la perdita di sovranità sui dati come “un problema di business”

Da qui Raghuram schematizza il “passaggio necessario dal cloud caos al cloud smart”. Il primo costituito “da cloud infrastructure a silos (si sono riproposti i medesimi errori che hanno portato le aziende a preferire il cloud ai DC on-premise, Ndr.), da un’esperienza con le app frammentata, da operation, sviluppo e cybersecurity non armonizzati”. Il secondo (cloud smart) caratterizzato invece dallo “sviluppo accelerato delle app per il cloud, da un’infrastruttura enterprise davvero consistente e da un’esperienza senza frizioni”. Un approccio che porta risultati: secondo una ricerca di Vanson Bourne commissionata da Vmware, il 97% delle organizzazioni cloud-smart intervistate afferma che il proprio approccio al multicloud ha migliorato la crescita dei ricavi e il 96% la redditività. 

Vmware Explore, la proposizione tecnologica

Entro gli annunci già di Vmware Explore Usa si ritrova il filo rosso e la cornice per non perdere le coordinate di riferimento e più di preciso in relazione a Vmware Nsx Project Northstar (per quanto riguarda la sicurezza), Vmware Vsphere 8, Vsan 8 e Vmware Aria come soluzione di cloud management per “coordinare” applicazioni, infrastruttura e servizi attraverso cloud privati, ibridi e pubblici, un’unica piattaforma con un unico data model.

E’ senza dubbio l’avanzamento della proposta Vmware Sovereign Cloud a “catturare” in primis l’attenzione. Con 25 partner già attivi a livello globale, Vmware Sovereign Cloud offre ora Vmware Tanzu su sovereign cloud, il pacchetto Vmware Aria Operations Compliance per sovereign cloud e altre  soluzioni di ecosistema aperto. La proposta consente ai partner di fornire servizi equivalenti a quelli presenti nei cloud pubblici, ma con una migliore protezione dei dati, gestione della conformità e la residenza all’interno dei territori nazionali.
Concretamente comprende un portafoglio “Sovereign SaaS” di soluzioni offerte dai partner utilizzando il software Vmware in esecuzione nei data center del proprio cloud sovrano, completamente scollegato dalla rete Internet pubblica. In questo modo tutti i dati rimangono localizzati solo all’interno di una determinata regione sovrana, senza accesso da parte di giurisdizioni straniere. Non solo, Vmware Sovereign Cloud Framework e le funzionalità associate che compongono la Vmware Sovereign Cloud Initiative sono allineate a Gaia-X e alle altre normative globali sulla sovranità dei dati per semplificare ulteriormente la realizzazione di cloud sovrani. 

Vmware - L'approccio al Sovereign Cloud
Vmware – L’approccio al Sovereign Cloud

Per quanto riguarda l’evoluzione delle proposte per la sicurezza, la base di partenza sono ovviamente gli annunci a Vmware Explore di agosto, negli Usa. In quell’occasione Vmware ha presentato, Project Northstar, per il networking, la sicurezza e la visibilità end-to-end multicloud e l’espansione degli strumenti per il rilevamento e la visibilità di rete alla piattaforma di protezione degli endpoint Vmware Carbon Black Cloud. E su questo secondo punto – per quanto riguarda la famiglia Carbon Black – a Barcellona arriva Vmware Carbon Black Xdr, che estende visibilità e rilevamento di rete di Vmware a Vmware Carbon Black Enterprise Edr. La proposta serve ad indirizzare le problematiche di sicurezza laterale sfruttando la telemetria all’interno di Vmware Contexa, la funzionalità di threat intelligence che analizza tecnologie di rete, endpoint e utenti di Vmware. I team identificano così le minacce in modo più rapido e possono prendere decisioni più informate nell’applicazione di policy di prevenzione che non permettano agli aggressori di “nascondersi” all’interno dell’ambiente e muoversi liberamente.

E’ la “capacità di poter gestire i moderni workload in cloud a fare la differenza nelle possibilità per l’azienda di risparmiare”, accenna ancora Raghuram, e se da una parte Con Vmware Tanzu vengono di continuo offerti miglioramenti per lo sviluppo con Kubernetes, mano a mano che i team IT accelerano lo sviluppo delle app e sfruttano un ambiente multicloud, devono poter fare affidamento sui dati per “misurare” costi, prestazioni, sicurezza e configurazione, spesso disponibili su strumenti eterogenei, ed ecco che ora i  miglioramenti apportati al portafoglio Tanzu di Vmware sono integrati da nuove funzionalità di Vmware Aria per la gestione delle applicazioni cloud native e multicloud.
Negli Usa, Vmware ha presentato Vmware Aria Graph come tecnologia di data store basata su grafi che fornisce una mappa in tempo quasi reale delle applicazioni e dei cloud con informazioni di gestione provenienti dalle soluzioni Vmware Aria esistenti dei clienti e da strumenti di gestione federati di terze parti. Ora Vmware annuncia la disponibilità di una nuova offerta free di Vmware Aria Hub “powered” by Vmware Aria Graph. Questa nuova offerta gratuita consentirà ai clienti di inventariare, mappare, filtrare e ricercare risorse da un massimo di due account cloud pubblici nativi di Amazon Web Services o Microsoft Azure. L’offerta “freemium” consentirà agli utenti di comprendere le relazioni delle loro risorse con altre risorse, policy e componenti chiave dei loro ambienti cloud. 

Le novità di Vmware per Anywhere Workspace
Le novità per Anywhere Workspace

Arriviamo all’ultimo punto relativo agli annunci, ovvero quelli relativi alla strategia Vmware per l’Anywhere Workspace, volte ad alleggerire il carico di gestione dei team IT e di migliorare la loro produttività grazie all’automazione. Vmware Anywhere Workspace consente di lavorare in modo ibrido grazie a Unified Endpoint Management (Uem), Vdi e DaaS, Digital Employee Experience (Dex) e Workspace Security.

Proprio sulla proposta Dex si innestano le novità più importanti di Barcellona: è stata ampliata per supportare dispositivi Windows gestiti da terze parti e comprende distribuzione, misurazione, analisi e remediation, supportando ora diversi casi d’uso e sistemi operativi degli endpoint. Diventa più semplice gestire senza problemi l’esperienza dello spazio di lavoro digitale per più endpoint e facilitare la transizione verso una gestione moderna, comunicando con tutti i dipendenti e facendo risparmiare tempo e denaro all’IT.

Inoltre con Workspace One Freestyle Orchestrator viene proposto un framework di orchestrazione no/low-code progettato per aiutare i team IT ad automatizzare attività di configurazione complesse e manuali. In ultimo, Vmware annuncia una maggiore flessibilità nell’utilizzo di Horizon SaaS per le implementazioni on-premises e cloud e per connettersi a Horizon Cloud next-gen, abilitando un’esperienza di cloud ibrido. I clienti avranno la flessibilità di distribuire desktop virtuali e applicazioni in Microsoft Azure con la possibilità di eseguire Horizon 8 anche on-premises o nel cloud.

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