Nel corso degli ultimi tre anni, l’esperienza maturata dalle aziende sulla scorta delle criticità vissute ha evidenziato una maturità digitale anche superiore alle attese ed il loro impegno ad investire nel digitale, sulla scorta della consapevolezza che le soluzioni Ict consentono di superare i problemi, lo ha dimostrato.
Allo stesso tempo pare evidente come oggi sia il momento di “consolidare” questi sforzi, anche perché gli abilitatori digitali sono maturati ma nelle previsioni anno su anno relative ai trend tecnologici lievi sono i discostamenti registrati, anche nel raffronto tra le “letture” dei diversi vendor.
La lettura di Kyndryl da questo punto di vista supporta ampiamente la tesi secondo cui oggi si tratta di lavorare su tecnologie ancora in evoluzione ma già mature per mettere a terra progetti che consentano alle organizzazioni di rimanere competitive nel medio periodo, su un orizzonte temporale di almeno cinque anni, e di affrontare in modo agile i possibili cambiamenti legati al contesto di incertezza economica e politica.
Proprio la resilienza informatica, oltre quindi gli sforzi necessari per la cybersecurity, è il primo di questi trend (1). Diverse aziende già hanno compreso la necessità di preferire a strategie meramente di reazione al rischio l’implementazione di centri di sicurezza IT proattivi, per limitare l’interruzione delle attività in caso di eventi informatici critici, qualsiasi sia la loro natura. Serve saper anticipare, proteggere, resistere e recuperare velocemente la piena operatività.
I sistemi di automazione di valutazione delle risposte agli incident permetteranno ai team di concentrarsi sui problemi principali e più ad alto rischio, tipici degli ambienti di lavoro digitali. Non è un caso se, secondo Gartner, quasi il 90% della classe dirigenziale guarda alla sicurezza informatica oggi più come a un rischio di business che come a un “evento” meramente tecnologico e, nel 2023, la resilienza informatica sarà sempre più una priorità per l’intera C-suite per cui si farà strada la figura del cyber resilience officer (Cro).
Più strettamente legato all’infrastruttura IT è il secondo trend, che vede la persistenza del mainframe negli scenari IT anche per i prossimi anni (2). Se è vero che la modernizzazione dei carichi di lavoro porta ad una maggiore integrazione delle infrastrutture con il cloud ibrido, è vero pure che le organizzazioni dovranno concentrarsi sull’integrazione dei carichi di lavoro con gli hyperscaler quando effettivamente serve invece di spostarli completamente dal mainframe.
Alcune applicazioni e dati quindi saranno valorizzati su uno o più hyperscaler, ma sarà anche necessario eseguire i carichi di lavoro containerizzati più adatti al mainframe, proprio sui mainframe. Nei prossimi anni quindi non servirà solo disporre di competenze di sviluppo low-code/no-code – anche per consentire un accesso più rapido alle applicazioni e ai dati mainframe – ma tornare pure a sviluppare quelle competenze IT che poggiano sui linguaggi di programmazione di base, come Cobol e Rpg.
Certo il cloud resta punto di riferimento per la modernizzazione infrastrutturale e applicativa e rappresenta il percorso più rapido verso l’innovazione per flessibilità e agilità. A patto di sposare la necessaria modernizzazione applicativa (3). Quasi la totalità delle iniziative digitali nel 2025 si baserà su piattaforme cloud native che permettono di sfruttare davvero tecnologie come l’AI e di raggiungere gli obiettivi Esg in modo più veloce, grazie anche alle tecnologie serverless.
Oggi si parla dell’importanza del cloud distribuito (4) ad indicare i vantaggi di carichi di lavoro allineati con posizioni specifiche delle risorse così da soddisfare i requisiti di conformità e di prestazioni, o per supportare l’edge computing senza per questo sminuire il ruolo dei cloud provider pubblici. Proprio l’edge computing guiderà l’efficienza aziendale e porterà risparmi in termini di costi soprattutto nei settori manifatturiero, retail, energetico, secondo il modello Industria 4.0, con le aziende che potranno contare su funzionalità end-to-end lungo il percorso di trasformazione “core to edge” (5).
Così come si sottolinea anche l’importanza dell’industry cloud, ovvero di ‘blocchi’ costituiti da cloud services, applicazioni e tool proposti per specifici use case a specifiche industry. Qualche numero: si passerà, sempre secondo Gartner, dal 10% dei dati generati fuori dai data center nel 2020 ad oltre il 75% entro il 2025, con il mercato del cloud distribuito che varrà 5 miliardi di dollari nel 2026 a fronte di appena 1,3 miliardi nel 2020 (fonte: Market Digits).
La pervasività del cloud riguarda anche il networking, con la virtualizzazione dell’infrastruttura di rete (6), e l’approdo all’offerta in modalità As-a-Service mentre crescerà la richiesta di integrazione della connettività con i servizi gestiti, per aiutare governance e gestione delle reti multiple.
Cloud e reti sono funzionali alla valorizzazione dei dati. Kyndryl legge tra i trend più innovativi proprio il ricorso alle tecnologie DataOps (7) per sfruttare il potenziale delle informazioni e scalare l’AI nei progetti e per democratizzare il consumo dei dati, offrendo agli utenti qualità e affidabilità sulle informazioni utilizzate per prendere decisioni di business.
Si è fatto riferimento all’intelligenza artificiale; ecco, insieme al machine learning (8) proprio su questi trend si misurerà nei prossimi mesi la capacità di ridurre il time to insight e il time to value implementandone i modelli. Strategici quindi continuano ad essere le figure come quella del data analyst e degli esperti in grado di gestire AI e ML e di scalarne le potenzialità integrandole nei flussi di lavoro aziendali.
Ma strategico sarà anche l’atteggiamento di attenzione per i framework operativi in relazione al tema dell’etica dell’AI (9). Basta fare cenno alle soluzioni che contemplano insight personalizzati, come quelle che riguardano il rischio di credito o i motori per le recommendation in quegli ambiti correlati ai temi della fiducia, del rischio, della sicurezza e della trasparenza.
Interessante, infine, la prospettiva che Kyndryl propone per le riflessioni del caso, in merito all’ultimo dei trend segnalati. In un ambiente multicanale, come quello in cui i dipendenti operano oggi, l’accesso alle risorse necessarie per lavorare deve avvenire in un ambiente fluido in grado di favorire la collaborazione. L’esperienza digitale è quindi sempre più importante per fidelizzare i dipendenti (10) che con il giusto supporto tecnologico, evidenzia una ricerca Harvard Business Review, mostrano l’85% di propensione a rimanere in un posto di lavoro per oltre tre anni.
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