La digital employee experience (Dex) è ormai parte integrante dei piani di trasformazione digitale. Entro il 2025, secondo gli analisti di Gartner, il 50% delle organizzazioni IT avrà messo in piedi questa strategia digitale, mentre nel 2021 la percentuale delle aziende che avevano intrapreso progetti per migliorare l’esperienza dei dipendenti era solo del 5%.
Nexthink opera in questo ambito, aiutando i clienti a comprendere le esigenze e le problematiche interne per migliorare la qualità del lavoro dei dipendenti. La tecnologia dell’azienda – Nexthink Infinity – consente di fornire un ambiente di lavoro digitale ottimizzato senza impattare sulla produttività dei team. Oggi 8 dei primi 10 fornitori di servizi gestiti utilizzano la soluzione Nexthink Infinity per dare servizi a valore ai clienti, con Gartner e Forrester che posizionano la piattaforma rispettivamente nel quadrante magico e nella wave per l’end user experience management.
A condividere il posizionamento e le relative strategie di go-to-market dell’azienda, sono Donatella Derosa, enterprise account manager Italia e Alamo Pizzini, senior solution lead Italia, mercato nel quale Nexthink si è affacciata da pochi mesi.
Sviluppo del canale italiano
Nexthink conta circa 1.000 dipendenti nel mondo distribuiti su 10 uffici a livello mondiale e due headquarter, uno a Losanna, dove la società è nata circa dieci anni fa e dove concentra gran parte della ricerca e sviluppo (oltre che in Spagna e in India), e uno a Boston, aperto tre anni fa con investimenti importanti, racconta Derosa: “Oggi abbiamo 1.100 clienti che usufruiscono della nostra soluzione e fanno capo a 15 milioni di endpoint gestiti. In questi ultimi cinque anni, soprattutto con l’apertura statunitense, abbiamo registrato tassi di crescita importanti, con incrementi delle revenue del +66% anno su anno nel Nord America e del +42% a livello globale“.
In Italia l’attività è partita a maggio 2022, gestita al momento dai due manager ma con la prospettiva di crescere già da quest’anno. “Abbiamo dei piani di sviluppo soprattutto lato canale – spiega Derosa –, ancora tutto da costruire in Italia, ma con alcune attività già avviate. La prima è l’onboarding di partner italiani, perché anche sul territorio ci sono aziende importanti che possono aiutarci a divulgare la nostra offerta. Tra le grandi aziende clienti esistono infatti realtà italiane che già adottano la nostra soluzione, grossi clienti sia in ambito utility che industry”.
Le partnership e le alleanze a livello globale sono sia tecnologiche, come quella con Microsoft e ServiceNow per gestire le integrazioni native a livello tecnico; sia relative all’hardware con accordi sull’endpoint management; o di servizi, come quelle con Atos, HclTech, Dell Technologies, Dxc, Accenture, che scelgono Nexthink per offrire servizi a valore ai loro grandi clienti. “Anche in Italia collaboriamo con i global Msp, grandi partner come Accenture, Kyndryl e Hpe, per portare avanti l’offerta direttamente sul territorio e gestirla in modo immediato”.
I partner italiani stanno facendo formazione ed hanno a disposizione un portale dove certificarsi sia tecnicamente sia commercialmente in tempi molto rapidi. “Alcuni di loro sono venuti a cercarci direttamente per dare maggiori servizi ai loro clienti ed evolvere verso la digital employee experience – prosegue Derosa -. Dalle attività dei primi mesi constatiamo che le grandi aziende sono le più mature sul tema, in particolare nei settori utility, banking e retail, poiché hanno maggiori punti di contatto, dipendenti distribuiti in più parti d’Italia o nel mondo ed avere una visibilità sulla loro esperienza è importante”, sottolinea la manager.
Il modello di vendita di Nexthink è indiretto ma si mette in campo una strategia di contatto iniziale con i clienti “perché vogliamo raccontare noi stessi le potenzialità della soluzione, anche se poi l’implementazione avviene attraverso sia i partner italiani sia global Msp”. Non c’è un settore di riferimento, aggiunge la manager, “qualsiasi cliente può acquistare la nostra soluzione per dare valore all’esperienza del dipendente”.
Nelle strategie future l’incremento del numero di partner: ad oggi sono 4, con l’obiettivo di arrivare a 10 entro l’anno; così come si stanno valutando alcune aree di acquisizione: “su machine learning e artificial intelligence abbiamo già una serie di capability ma ci sono ulteriori ambiti su cui muoversi”, dichiara Derosa.
Nexthink Infinity, dipendente al centro
“La caratteristica distintiva di Nexthink è l’aver messo al centro dell’azienda il dipendente, con un focus sulla qualità dell’esperienza lavorativa nella gestione delle proprie mansioni”. E’ Pizzini a spiegare le caratteristiche della soluzione dando una panoramica sulle sue potenzialità e su alcune use case di clienti che l’hanno implementata con ritorni sul business.
“Tutto parte da una visibilità end-to-end sul dipendente, sulla qualità della sua experience nel momento in cui opera per l’azienda. Una vista unificata grazie a una serie di informazioni raccolte sul dipendente, sull’applicazione di business, sui tool di collaboration, sulla connettività, ma anche sul sentiment del dipendente stesso”, spiega Pizzini. Tutti tasselli che fanno leva sulla comunicazione bidirezionale, su algoritmi di benchmark, machine learning e automazione dei processi aziendali, dove spesso Nexthink Infinity si integra con soluzioni già presenti. “Abbiamo un’integrazione con strumenti di service desk, un’integrazione nativa con ServiceNow, ma anche con altri tool come Remedy e Ivanti. Una grossa integrazione è quella con l’endpoint, come nel caso di Microsoft, piuttosto che integrazioni con strumenti di business intelligence al fine di analizzare dati di Nexthink ma anche provenienti da altre sorgenti”.
Dalla dashboard in cloud, Pizzini sintetizza i vantaggi della soluzione Nexthink Infinity: la facilitazione delle scelte di risparmio sui costi delle principali iniziative IT, l’aggiornamento dei dispositivi dei dipendenti, l’ottimizzazione delle licenze software, la gestione efficace del service desk o dei progetti di trasformazioni IT dal punto di vista dei costi.
Use case di riferimento
Molti clienti approcciano la soluzione per ridurre gli incidenti, prevedendo le situazioni critiche e anticipandone la risoluzione senza coinvolgere i dipendenti. Tra questi, Volvo o Johnson & Johnson hanno aumentando la visibilità su tali problematiche, con un risparmio di ore/lavoro molto elevato.
Altri clienti adottano approcci più strategici, progetti di digital employee experience a tutto tondo all’interno dei quali si valuta il livello di experience, si individuano le strategie per migliorarlo e si intraprendono iniziative per rendere sempre più produttivi non solo l’IT, ma soprattutto il dipendente, anche in relazione alle nuove modalità di lavoro ibrido. Un esempio è rappresentato da Rabobank. “Il nostro cliente, grazie a Infinity e soprattutto al coinvolgimento dei collaboratori ha supportato due grosse trasformazioni digitali: una sulla digital workplace e uno sulla trasformazione digitale, con il rifacimento dei processi di vendita e del Crm. Rabobank ha curato il rollout di questi progetti anche con pillole di educazione sui dipendenti, aiutandoli ad adottare i nuovi strumenti e favorendo l’adozione di un nuovo modo di lavorare”.
Siemens è un altro cliente che ha sfruttato Nexthink Infinity e soprattutto l’automazione per trasformare il workplace. In questo caso molte automazioni sono state usate anche per il rollout di Windows 11 e la migrazione, favorendo un risparmio di parecchie migliaia di ore all’interno del progetto.
Per alcuni clienti il focus può essere anche la riduzione dei rischi o la garanzia di compliance dei dipendenti nelle loro attività lavorative e, sempre più anche la sostenibilità, spiega Pizzini: “Ad esempio prolungando la vita degli hardware, capendo effettivamente sulla base dell’utilizzo e delle performance se la tecnologia può essere mantenuta, aiutando a ridurre i costi soprattutto in ambito riallocazione di licenze piuttosto che facendo efficientamento nella parte di risoluzione dei problemi. Abbiamo ad esempio un cliente che, in ambito green IT, monitora tutta una serie di pc che rimangono accesi durante la notte e manda dei messaggi di sensibilizzazione calcolando la quantità di CO2 emessa”.
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