Della possibilità di attivare iniziative di marketing, non tanto basate sulla “segmentazione” delle fasce di clienti, quanto sull’effettiva “visione unificata”, e sulla conoscenza del singolo, se ne parla oramai da diversi anni, ma sembra essere ancora oggi un obiettivo lontano da raggiungere e ambizioso. Lo raccontano i numeri del rapporto La Digitalizzazione delle Relazioni con i Clienti nei Settori Industriale e Retail in Italia.
La ricerca, voluta da Minsait, si pone come obiettivo principale quello di comprendere il livello di digitalizzazione delle vendite e dei pagamenti presso le grandi aziende e gli enti pubblici italiani, mettendo a fuoco la mappatura dei canali di vendita (online e offline) utilizzati dalle imprese e il grado di integrazione tra gli stessi; identificando le strategie di sourcing (on premise vs. cloud), le scelte di sicurezza in relazione alla tipologia di dati trattati e il livello di integrazione delle soluzioni scelte. Ma anche cercando di comprendere come vengono gestiti i sistemi di pagamento sui vari canali, come si integrano tra di loro e come sono utilizzati e messi in circolo i dati generati.
Sono state indagate oltre 600 aziende del nostro Paese, più dei due terzi appartenenti al gruppo delle medie e grandi imprese, circa 60 enti della sanità e 106 realtà della pubblica amministrazione.
Due le macro-evidenze fondamentali e per diversi punti di vista “sconfortanti”: appena un’azienda su cinque nell’ambito retail dispone della cosiddetta single customer view e circa un terzo di un livello di integrazione dei dati dei clienti adeguato, a causa della disponibilità sì di informazioni, ma ancora isolate nei diversi silos/database aziendali.
I percorsi di trasformazione e digitalizzazione sono sì avviati, ma di fatto l’integrazione dell’offerta tra canali online e offline non è oggi una possibilità concreta per la maggior parte delle aziende. Serve un miglior coordinamento tra le funzioni che gestiscono i cosiddetti touchpoint, ma a monte ancora di un migliore utilizzo dei canali esterni di raccolta/integrazione dei dati.
I numeri
Solo il 19% del campione ha già raggiunto la cosiddetta vista unica sul cliente. Il 62% ci sta lavorando ma solo con alcuni dei dati a propria disposizione. Circa 13 aziende su cento ancora non hanno iniziato a perseguire l’obiettivo ma si sono messe in pista, mentre il restante 6% non ha iniziato neanche a lavorarci. Tra i canali utilizzati per raccogliere informazioni sui clienti, i più importanti sono i marketplace (23%), quelli dei partner commerciali o di filiera (20%), dei grossisti/ distributori (20%) e dei compratori online (16%). Di fatto però ben un’azienda su cinque del settore retail non utilizza canali esterni per raccogliere dati sui propri clienti.
Integrare i dati
Quando i dati ci sono, comunque, come si accennava, un terzo circa del campione non è in grado di integrarli. Singolare che ancora oggi poco meno di dieci aziende su cento li gestisca con i file Excel, oppure li detenga sparsi nei molteplici DB aziendali. In ogni caso, due aziende su tre hanno almeno già avviato un percorso di integrazione dei dati sfruttando Crm, datawarehouse o data lake) e solo il 2% delle imprese del settore retail intervistate ha integrato completamente le informazioni sui propri clienti attraverso un’infrastruttura tecnologica evoluta (architettura a microservizi, digital integration hub).
Durante il periodo del lockdown le ricerche facevano riferimento costante ai dati in crescita nell’utilizzo delle piattaforme di e-commerce. Si parlava quindi di un periodo favorevole alla digitalizzazione dei processi di vendita che evidentemente non è avvenuto comunque nei termini auspicati tanto da impattare anche sull’effettiva modernizzazione delle strategie di marketing basate sulla conoscenza del “singolo”.
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Modernizzare le esperienze
E’ vero che le aziende del mondo retail stanno adottando modelli di commercio ibrido per offrire un’esperienza integrata tra i diversi touchpoint sia online che offline. E la ricerca, in questo senso, riesce a delineare almeno i modelli di integrazione più esperiti tra i diversi canali. Sette aziende su dieci dimostrano di aver abilitato la possibilità di verificare online la disponibilità dei prodotti all’interno dei negozi fisici ed in pari misura la consegna a domicilio degli acquisti effettuati nel punto vendita. Poco più della metà ha attivato il ritiro nei punti vendita degli acquisti effettuati online, e in misura appena di poco inferiore addirittura la possibilità di effettuare acquisti online direttamente dai punti vendita. I retailer, soprattutto puntano sul reso cross-canale (23%). In questo ambito sono interessanti però le nuove modalità di consegna esperite sugli acquisti effettuati online. Si fa riferimento ai sistemi di geolocalizzazione e ai parcel locker automatici per le procedure click&collect. Invece nei negozi fisici si punta ad integrare l’esperienza online cercando dii ampliare l’assortimento dei punti vendita, ma anche offrendo la possibilità di consultare attraverso chioschi o dispositivi il catalogo completo di prodotti disponibili. Ed ancora con i sistemi di sales force automation, per approfondire la conoscenza del cliente cross-canale e garantire un’esperienza personalizzata. Lo fa quasi un’azienda su due.
Canali online e offline integrati
Bisognerebbe lavorare ancora più a fondo, proprio in relazione a queste modalità, sui dati raccolti cross-canale e ottenere una vista unica del consumatore finale, per approdare definitivamente alla gestione integrata di stock, ordini e strutture di evasione, quindi all’intera supply chain.
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In ordine anche a queste considerazioni sembra necessario generare equilibrio tra canali online e offline e per farlo cambiare i processi aziendali, mentre il 48% dei retailer gestisce a silos ogni canale presidiato, con solo il 16% delle aziende che, pur avendo una gestione a silos, almeno ha adottato meccanismi di coordinamento tra le funzioni che gestiscono i diversi canali.
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E’ ancora solo una su cinque l’azienda che dispone di un responsabile cross-funzionale con un team dedicato al coordinamento dei diversi canali, ed ha realizzato una funzione aziendale completamente dedicata alla gestione integrata dei differenti touchpoint solo l’8% del campione.
“Il processo delle aziende del settore retail verso la creazione di una nuova relazione con i propri clienti, che faccia convergere l’esperienza online e quella offline, è già in atto – spiega Sergio Scornavacca, direttore del mercato Industry & Consumer di Minsait in Italia – ma bisogna fare di più. Al fine di fornire esperienze d’acquisto personalizzate in base alle nuove esigenze dei consumatori, è fondamentale che le imprese del mondo retail riescano a riconoscere i clienti indipendentemente dal touchpoint utilizzato, attraverso processi di raccolta dati migliorati e un maggiore coordinamento delle diverse funzioni aziendali”.
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