La sostenibilità ha bisogno del digitale, e rappresenta obiettivo possibile solo se il digitale stesso è sostenibile. Si tratta quindi di un binomio inscindibile che trova nella volontà di innovazione  il collante. Aziende ed organizzazioni hanno bisogno di misurare e monitorare i progressi delle loro attività Esg a partire da una strategia che coniughi interventi di innovazione e temi di business. E’ importante delineare quello che si intende sia il perimetro di sostenibilità, inquadrare quanto si sta facendo e condividerlo in azienda, definire e attuare interventi coerenti.  Ne parliamo con Massimiliano Colombo, Market leader di Cefriel.

Il digitale a servizio della sostenibilità, un binomio forte. Quali sono gli aspetti fondanti di questo pensiero?

Il digitale può essere a servizio della sostenibilità in due modi: c’è il concetto di digitale sostenibile, ossia tutto ciò che riguarda ad esempio le tematiche di green cloud e di green coding, e c’è poi il concetto di digitale a servizio della sostenibilità, molto più interessante del primo, a nostro avviso. Oltre a digitale e sostenibilità, inoltre, come scrive Stefano Belletti nel suo libro Verde e Digitale, occorre aggiungere una terza parola: innovazione come elemento di connubio dei termini digitale e sostenibilità. Per spingersi verso una innovazione al contempo digitale e sostenibile.

Il digitale è quindi l’elemento che rende misurabile e quindi monitorabile il percorso di sostenibilità di un’azienda che ha, attraverso le tecnologie, la possibilità di misurare e monitorare il suo operato, per poter avere delle evidenze “in corso d’opera” che vanno oltre il classico bilancio di sostenibilità, un documento “a consuntivo” redatto principalmente per motivi di compliance e/o di reputation.

Servono metodologie per implementare strategie Esg. Quali passi le aziende devono fare per redigere un bilancio di sostenibilità e per darsi obiettivi sostenibili?

È importante che le aziende definiscano la propria strategia di sostenibilità e, di conseguenza, gli elementi che fanno parte di questa strategia, in maniera intrinsecamente legata alla strategia di business e alla strategia di trasformazione digitale.

Massimiliano Colombo, Market Leader Cefriel
Massimiliano Colombo, Market leader, Cefriel

Per fare ciò, il primo passo è certamente quello di delineare il proprio perimetro di sostenibilità svolgendo la cosiddetta analisi di materialità (chiamiamolo passo “top-down”): termine da intendersi come sinonimo di analisi di “rilevanza”, per stabilire quali ambiti di sostenibilità sono prioritari per l’azienda e per il proprio ecosistema di portatori d’interesse (i clienti, i fornitori, la pubblica amministrazione, le associazioni di categoria, altri soggetti del territorio in cui l’azienda opera). I risultati dell’analisi di materialità, per quanto suggerito prima, devono essere poi correlati alla strategia di business e al percorso di trasformazione in atto o da avviare.

Un secondo step importante potrebbe essere quello di censire l’insieme degli interventi di sostenibilità già in essere (chiamiamolo passo “bottom-up”), per iniziare a creare una big picture comune a tutta l’azienda di quanto già si sta compiendo verso una transizione sostenibile. Può capitare, infatti, che iniziative di sostenibilità siano già in atto, ma con ownership differenti, dando origine a una situazione iniziale frammentata e conosciuta da pochi.

Un terzo step è certamente quello di definire e attuare via via interventi di innovazione che siano coerenti con la strategia aziendale complessiva (innovare non significa sperimentare la nuova tecnologia del momento), in grado di assicurare il mantenimento della competitività e dello sviluppo dell’azienda, abilitati dal digitale e che possano produrre impatti positivi sulla sostenibilità ambientale e sociale (in modo coerente con l’analisi di materialità svolta).
In conclusione, l’attività di redazione di un bilancio di sostenibilità di un’azienda non deve essere il fine, ma solo un effetto secondario di quanto appena illustrato.

Dopo aver definito le strategie servono anche metodologie per misurarle. Quali strumenti digitali possono essere utili alle aziende per capire se sono sulla strada giusta?

Come detto prima, il digitale è l’elemento che rende misurabile e quindi monitorabile il percorso di sostenibilità di un’azienda. Scendendo nel concreto, per iniziare a misurarsi, è importante partire dai dati che ogni azienda già raccoglie nel proprio sistema informativo. Alcuni esempi, banali, ma esplicativi:

  • i dati delle utenze luce, gas e acqua contenuti nel sistema gestionale (parlano, implicitamente, della lettera “E” di Esg)
  • i dati della formazione o i dati dell’accesso ai tornelli (parlano, implicitamente, della lettera “S” di Esg).
  • i dati che via via si immagazzineranno durante lo svolgimento dei propri interventi di innovazione (ad esempio: l’intervento di ammodernamento di una serie di impianti industriali, per consentire sia un monitoraggio real-time dello stato della produzione da parte di un direttore di stabilimento sia una riduzione di consumi energetici).

Il motto, dunque è: “unlocking additional ‘sustainability’ value”… Dai dati che hai già.

Dal punto di vista degli strumenti digitali, solo a titolo di esempio, possiamo citare:

  • cruscotti (cockpit) alimentati dai dati che “vivono” nei silos aziendali. Per poter effettuare, ad esempio, un monitoraggio “live” del proprio percorso di sostenibilità, con la possibilità di fare azioni di aggiustamento / di re-indirizzamento (la finalità di un’attività di monitoraggio è proprio questa: poter agire per tempo)
  • strumenti di project portfolio management, utili a comprendere quali sono gli interventi di innovazione digitale e sostenibile che l’azienda sta portando avanti, per capire quali obiettivi di business, di trasformazione digitale e di transizione verso la sostenibilità stanno effettivamente “accendendo”.

Qual è il Roi di un approccio sostenibile? In che tempi?

Per tutto quanto sin qui detto (percorso verso una maggiore sostenibilità, trasformazione digitale e sviluppo business intrinsecamente legati tra loro), per calcolare il Roi di un approccio sostenibile si può far riferimento alle stesse metriche che permettono di calcolare come sta migliorando il business dell’azienda.
Infatti, se la sostenibilità non la si vede come il rispetto di un vincolo di compliance, ma come opportunità di migliorare il proprio business, allora il Roi può essere misurato calcolando i benefici tangibili e quelli intangibili “tradizionali”.

Partendo dai benefici tangibili, l’azienda, grazie a un programma di innovazione sostenibile, può andare a misurare una riduzione dei costi. Un esempio semplice è quello della riduzione dei costi di energia. Un altro esempio è quello relativo alla riduzione del costo del denaro, in quanto tanto più è un’azienda è sostenibile e riesce a dimostrarlo, tanto più è appetibile per i soggetti che vogliono investire su di essa o che possono concederle dei finanziamenti a tasso agevolato. Un altro elemento misurabile può essere un aumento delle revenue, in quanto un’azienda sostenibile può risultare maggiormente attrattiva per una nuova clientela attenta alle tematiche ambientali e sociali.  Quando si parla di benefici intangibili, possiamo citarne almeno due: il miglioramento della reputazione e del brand aziendale e la considerazione che la forza lavoro ha dell’azienda stessa (un maggiore attaccamento ai “colori aziendali”, dunque).

In merito ai tempi, in linea generale, si può affermare che il percorso di sostenibilità di un’azienda è concretamente un programma di interventi. Come best practice, si può dire che tale programma dovrà includere sia interventi di breve periodo (quick-win come ad esempio l’aggiornamento di una policy aziendale che invita i dipendenti a spegnere i PC alla fine della giornata), sia interventi di medio e lungo periodo, con ritorni di investimento entro qualche anno (ad esempio l’intervento di ammodernamento di un impianto industriale può rientrare in questa seconda categoria).

Il tema culturale gioca un ruolo fondamentale nella decisione di intraprendere un percorso Esg. Come formare questa cultura?

Al di fuori del contesto aziendale, una maggiore sensibilità e consapevolezza delle persone rispetto al tema della sostenibilità si sta formando spontaneamente. In particolare, da parte delle nuove generazioni. Questo cambiamento culturale in atto, fuori dalle mura aziendali, ha un impatto notevole anche all’interno di tali mura: in generale, i cittadini si aspettano che le dichiarazioni delle aziende sul tema sostenibilità siano sempre più accompagnate da evidenze in grado di dimostrarle.
Nello specifico, i millennial sono sempre più alla ricerca di aziende che manifestano e dimostrano un interesse particolare sulle tematiche ambientali e sociali di inclusione. In sintesi, se un’azienda non percepisce tali cambiamenti e non raccoglie questa sfida significa che non sta pensando in maniera lungimirante. Dunque, avrà poche possibilità di sopravvivere nel medio-lungo periodo.

Per saperne di più scarica il whitepaper: Sostenibilità nella filiera

Leggi tutti gli approfondimenti della Rubrica Never stop innovating by Cefriel e Inno3

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Condividi l'articolo: