E’ il tema che apre i keynote dell’edizione 2024 di Mobile World Congress, a Barcellona… “l’arte del possibile”. Si vuole sottolineare il potenziale che la connettività mobile sblocca e quanto sia importante per promuovere l’innovazione digitale ed abilitare le tecnologie trasformative.
Si parte da alcuni numeri chiave dal Mobility Report 2024 di Gsma, presentato proprio in occasione della prima giornata di lavori; dati che fanno da filo rosso all’apertura dei lavori e sono ripresi da Mats Granryd, director general di Gsma. “Alla fine del 2023 il 69% della popolazione mondiale (5,6 miliardi di persone) è abbonato ad un servizio mobile (+1,6 miliardi rispetto al 2015), soprattutto si è velocizzata la penetrazione della connettività a Internet con i dispositivi mobile, che oggi è utilizzata dal 58% della popolazione mondiale (4,7 miliardi di utenti, +2,1 miliardi rispetto al 2015, Ndr.)“.
Gsma, il valore della mobile economy
Si tratta di numeri che da una parte evidenziano le accelerazioni, ma anche “il divario di utilizzo con 3 miliardi di persone che vivono ancora in aree coperte da reti mobili a banda larga ma senza utilizzare Internet”, chiosa Granryd. Per cui colmare il gap è fondamentale per eliminare il divario digitale, “sbloccando così i benefici delle applicazioni che migliorano la qualità della vita (e non si parla solo di comunicazione, Ndr.)“.
L’impatto della connettività mobile è poi evidenziato anche dal suo contributo all’economia.
Nel 2023, alle tecnologie ed ai servizi mobili è possibile attribuire il 5,4% del Pil globale, un contributo pari a 5,7 mila miliardi di dollari di valore economico aggiunto, per circa 35 milioni di posti di lavoro. Soprattutto, insiste ancora Granryd: “Oggi oltre l’ecosistema mobile ‘core’, la fiera di tutto il comparto è evidente indirizzi i progressi ben oltre il settore telco. La connettività unisce ma le tecnologie, utilizzate insieme, aprono infinite possibilità: la connettività guida quindi la fusione tra tecnologia e obiettivi in tutti i settori”.
Mwc 2024, trend e “goals”
A voler individuare cinque punti principali, i “next trend concreti” sono: 5G standalone e 5G-Advanced; l’importanza di approdare ad uno scenario di Api (Application Programming Interfaces) interfunzionali tra gli operatori per abilitare l’efficacia di nuovi servizi; le partnership per la crescita infrastrutturale del potenziale delle telecomunicazioni via satellite, l’adozione di eSim e – non poteva mancare – l’esplorazione del potenziale dell’AI applicata al comparto. Per esempio, basterebbe anche solo pensare alle capacità dell’AI nell’interpretare dati complessi grazie all’elaborazione delle informazioni in linguaggio naturale ed all’evoluzione possibile nel trasformare l’efficienza dei veicoli connessi, ma ancora più importante è pensare all’AI applicata all’evoluzione infrastrutturale.
Ripercorriamo i trend in estrema sintesi: la telefonia mobile si sta spostando sempre più verso gli standard 5G Standalone (SA) e 5G-Advanced per sbloccare casi d’uso innovativi del 5G a generare nuove opportunità di ricavi.
Si contano oggi 47 operatori in grado di offrire servizi commerciali 5G su reti SA, mentre più della metà degli operatori prevede di implementare il 5G-Advanced entro un anno dal rilascio degli standard. Soprattutto, l’incremento delle attività 5G SA e 5G-Advanced apre possibilità di business in nuovi mercati.
Riguardo le Api, i recenti sforzi del settore della telefonia mobile per sviluppare un insieme comune di Api di rete offrono nuovo slancio alle iniziative degli operatori, così da monetizzare meglio le risorse e le capacità della rete. Un fattore che aiuta anche i team interni delle telco nella creazione di nuovi servizi. Nello stesso spirito si inserisce lo sviluppo ulteriore dell’iniziativa Gsma Open Gateway che ha preso vita già nel 2023. E’ l’idea di un framework di interfacce Api di rete comuni, progettate per fornire agli sviluppatori l’accesso universale alle diverse reti degli operatori. Aiuta sviluppatori e fornitori di servizi cloud a migliorare e distribuire i servizi più rapidamente; così è possibile migliorare i servizi esistenti e distribuirne rapidamente di nuovi ai clienti. Ne trae vantaggio l’intero ecosistema mobile perché anche le funzionalità delle reti 5G più avanzate vengono ‘esposte’ attraverso Api di servizi dati in modo condiviso tra Paesi e operatori, all’interno di un mercato controllato e federato.
Per quanto riguarda i satelliti, i progressi possibili con l’adozione delle soluzioni satellitari portano a miglioramenti delle prestazioni, minori costi di implementazione e modelli di business commercialmente validi ed ecco che negli ultimi due anni, l’elenco delle partnership tra operatori di telecomunicazioni e società satellitari si è ulteriormente allungato e la direzione oggi è quella di consentire la connessione degli smartphone standard con i satelliti.
Cresce intanto il numero di eSim sul campo. Si parla di circa 1 miliardo di connessioni di smartphone con eSim entro la fine del 2025, (6,9 miliardi entro il 2030). Entro il 2030 sarà il 75% la percentuale di connessioni mobili via eSim, ma per il momento è di fatto soprattutto il Nord America a spingere in questa direzione (anche per l’iniziativa di Apple dal 2022 di prevedere questa come unica possibilità sugli iPhone venduti negli Usa).
Infine l’AI. Gran parte degli sforzi oggi sono concentrati sull’utilizzo della tecnologia per migliorare i servizi ai clienti e supportare le attività di vendita e marketing, oggi gli operatori devono invece lavorare al potenziamento dei casi d’uso interni, e a generare nuovi ricavi dagli investimenti nell’AI. In occasione di Mwc 2024 non è un caso l’annuncio dell’AI-Ran (Radio Access Network) Alliance costituita da Amazon, Microsoft, Nvidia e Samsung, insieme ad Ericsson, Nokia, Softbank e T-Mobile che si impegnano ad utilizzare l’intelligenza artificiale per migliorare l’efficienza della rete mobile.
I richiami del keynote di apertura allora ‘estendono oltre’ la portata degli annunci e ruotano attorno agli obiettivi, ai “goals”, individuati appunto nel 5G (‘to Growth’), in Open Gateway (O), ma anche nell’urgenza di ‘allineare’ (A) le opportunità anche dove copertura o capacità tecniche non sono diffuse, “per non lasciare indietro nessuno – (L)ive no One Behind“, spiega Granryd.
La pervasività del potenziale per lo sviluppo offerto dalle tecnologie telco-mobile, infatti, si orienta sempre di più anche verso il Greentech, al servizio della digital healthcare, e per l’AI. Al riguardo José María Álvarez-Pallete, chairman e Ceo di Telefónica, propone un’immagine pregnante. Quella di un approdo alla disponibilità della “Terra as a Service, quindi di una piena digitalizzazione, ma che sia anche responsabile, e che come tale e software defined non può funzionare portandosi dietro le inefficienze e le complessità del vecchio mondo”.
Oltre a questi temi, sono le soluzioni robotiche avanzate per automatizzare i processi produttivi, i sensori IoT, insieme alla connettività dei droni, alle soluzioni AI e a quelle di comunicazione tra veicoli e infrastrutture (e tra i veicoli stessi) a guidare i percorsi più battuti tra gli annunci degli espositori, in ambito b2b.
L’impegno dell’Europa
“Percorsi che – interviene a seguire il commissario UE per il Mercato Interno Thierry Breton –hanno una cosa in comune: la dipendenza da una latenza ultra-bassa e da infrastrutture digitali robuste e sicure. Infrastrutture su cui sia possibile eseguire con sicurezza applicazioni “mission critical” che richiedono i più alti livelli di affidabilità e reattività, per un ‘continuum informatico’ dato dalla convergenza tra le infrastrutture di telecomunicazioni, il cloud computing e l’edge computing; con le interconnessioni di rete fisica che diventano interfacce di programmazione delle applicazioni”.
L’Unione oggi intende sostenere la creazione di un ecosistema europeo di innovatori in tutto il continuum informatico delineato come un Connected Collaborative Computing. Si vuole quindi garantire che gli investimenti nell’implementazione di Network-as-a-Service non siano fine a se stessi, ma consentano di realizzare servizi e applicazioni reali “made in Europe” – in settori quali sanità, energia, agricoltura, trasporti etc. – e che in futuro potrebbero essere utilizzati su larga scala. “Significa sostenere l’implementazione di infrastrutture di connettività end-to-end sicure e ad alta velocità per connettere diversi attori e dispositivi coinvolti in un caso d’uso specifico, utilizzando reti terrestri e non terrestri”, specifica Breton. E dotare questa infrastruttura delle capacità di calcolo e di AI necessarie per sperimentare, testare e implementare nuove applicazioni e soluzioni di edge computing, in primis proprio per l’e-health a supporto delle reti di competenze dei medici e dei professionisti sanitari.
Approccio che richiede partenariati su tutta la catena del valore e la garanzia di finanziamenti per soddisfare le relative ambizioni (combinando programmi europei, finanziamenti nazionali e finanziamenti privati).
Breton sottolinea però anche la criticità di un “quadro normativo che attualmente è troppo frammentato”. Per cui è ancora difficile la creazione di un vero mercato unico delle telecomunicazioni, mentre servirebbe farlo per facilitare l’emergere di operatori paneuropei con le stesse dimensioni e opportunità commerciali delle loro controparti in altre regioni del mondo. Ecco allora che il secondo punto riguarda il bisogno di fissare “un calendario chiaro per eliminare gradualmente le reti in rame entro il 2030, quando la fibra dovrebbe raggiungere tutte le famiglie europee in linea con gli obiettivi prefissati”. L’UE deve ancora adattare la regolamentazione al nuovo ambiente della fibra ottica. Serve “ridurre l’onere amministrativo di una regolamentazione eccessiva e fornire incentivi per un’introduzione più rapida delle nuove tecnologie: passando da un rigido controllo ex ante dei mercati a uno strumento più flessibile – una rete di sicurezza che consentirà di agire in casi specifici se l’apertura del mercato è a rischio”. L’UE vuole puntare inoltre a ridurre i costi di conformità e gli obblighi di investimento per gli operatori paneuropei. Grazie a questo principio, gli operatori possono offrire i propri servizi senza soluzione di continuità in tutto il mercato unico, sfruttare le economie di scala, raggiungere dimensioni critiche e, in definitiva, attrarre maggiori investimenti e implementare nuove tecnologie più rapidamente. Per creare finalmente un vero mercato unico digitale.
6G, vietato ricommettere gli errori del passato
E’ però l’attenzione a non ripercorrere gli errori del passato quando si parla di 6G e catturare l’attenzione. “Nella corsa tecnologica verso il 6G, non possiamo permetterci ulteriori ritardi nel processo di concessione delle licenze a seconda dello spettro, con enormi disparità nella tempistica delle aste e nella realizzazione delle infrastrutture tra gli Stati membri: non possiamo permetterci lo stesso risultato delle aste 5G, dove, dopo otto anni, il processo non è ancora terminato“, spiega Breton, che indica nella possibilità di “europeizzare” l’assegnazione delle licenze per l’uso dello spettro, almeno per i satelliti, una delle vie per garantire che tutti possano beneficiare tempestivamente delle tecnologie più avanzate. “Ecco perché come meccanismo alternativo proponiamo che le aste dello spettro, a livello nazionale, siano progettate per premiare non il miglior offerente, ma l’operatore che si impegna a investire di più e più rapidamente nello sviluppo della rete”.
Ultimo punto la sicurezza e la resilienza della rete: “Con i nuovi e potenti computer quantistici all’orizzonte, vediamo anche nuove minacce alla sicurezza delle nostre reti di comunicazione digitale e delle infrastrutture critiche”. Serve allora “sviluppare strategie per la transizione verso un’infrastruttura digitale sicura dal punto di vista quantistico”. Il primo passo in questa direzione è approdare a standard europei di crittografia post-quantistica e poi implementarli in tutta Europa. Ma guardare anche alle criticità delle infrastrutture dorsali. “I cavi sottomarini sono pure infrastrutture critiche, responsabili del trasporto di oltre il 99% del traffico dati intercontinentale e dei cruciali flussi di dati intraeuropei – prosegue Breton -. Qualsiasi incidente che ne perturbi il funzionamento, sia per una catastrofe naturale come per un atto di sabotaggio e spionaggio, può ledere interessi vitali in materia di sicurezza e minare la resilienza della nostra economia”.
L’UE a questo proposito raccomanda agli Stati membri di garantire una mappatura coordinata delle nostre risorse di cavi e di istituire una sorta di Cable Security Toolbox che definisca specifiche misure di mitigazione per ridurre i rischi, le vulnerabilità e le dipendenze. Bisogna puntare sullo sviluppo di una serie di progetti europei per colmare le lacune strategiche e stabilire nuove connessioni che aumenterebbero la resilienza e minimizzerebbero i rischi. “Questi progetti – chiude Breton – dovrebbero essere realizzati rapidamente, beneficiando di finanziamenti pubblici prioritari, non solo per Capex ma anche Opex, così di procedure autorizzative accelerate”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA