Le reti per le telecomunicazioni giocano un ruolo determinante nel rendere possibile la realizzazione dei progetti di trasformazione digitale e, a loro volta, beneficiano delle possibilità offerte da software, apparati radio e infrastrutture “digitali”. Sono in continua evoluzione, grazie agli sforzi compiuti dai centri di ricerca e sviluppo. Su questo tema, e proprio appena prima di Ericsson Innovation Days – occasione di confronto con clienti e partner-, incontriamo Alessandro Pane, direttore della Ricerca e Sviluppo di Ericsson in Italia.
Pane a partire dalla disponibilità già oggi delle reti mobili 5G (e con una visione già proiettata al 6G che abiliterà effettivamente gli scenari di collaboration in ambienti virtuali) racconta i trend evolutivi che emergono dal lavoro dei 700 ricercatori dei centri di ricerca di Genova (che ospitagli Innovation Days), Pisa e Pagani (in provincia di Salerno), con la declinazione di alcuni interessanti progetti che fanno leva su AI ed efficienza energetica e con alcune applicazioni pratiche delle tecnologie 5G in settori chiave come la sanità. Esistono ovviamente anche altri centri di ricerca e sviluppo in Europa: in Germania, Ungheria, Francia, Spagna, ed ovviamente in Svezia, ma quello italiano è comunque tra i più grandi (dopo quello svedese); è considerato dalla casa madre un centro di sviluppo di eccellenza e unico. Non solo, sui progetti di sviluppo software per il mondo Ericsson cui lavora l’Italia non insiste nessun altro Paese. Una nota che qualifica l’impegno dell’azienda svedese: Ericsson re-investe a livello globale ogni anno in R&D tra il 17 ed il 18% del fatturato annuale.  

L’R&D di Ericsson in Italia nasce nel 1978 (mentre l’azienda opera nel nostro Paese da 105 anni) e ha prodotto in media un brevetto a settimana nel corso dell’ultimo anno. Significa proporne circa 150 all’effettiva approvazione “ma significa soprattutto – esordisce Panefare davvero innovazione, una componente fondamentale, tanto più perché spesso R&D e innovazione sono tenute separate e invece il nostro sforzo è proprio volto a utilizzare i risultati delle ricerche come strumento per migliorare il modo di operare sul campo”.

Ricerca e sviluppo Ericsson in Italia
Ricerca e sviluppo Ericsson in Italia

Operativa l’azienda in Italia già da quando le comunicazioni erano solo 1G e 2G, “il nostro Paese ha sempre offerto un punto di approdo valido per ancorarvi la ricerca”. Genova rappresenta un po’ il quartier generale R&D in Italia, qui si svolge l’attività di sviluppo delle reti di quarta/quinta e sesta generazione. A Pisa si svolgono, invece, le attività di ricerca “pura” su ottica e fotonica all’interno del comprensorio del Cnr, negli edifici della Scuola S. Anna, con una ventina di ricercatori. Il centro di Pagani ospita invece lo sviluppo software.

L’attività R&D di Ericsson, 40 anni fa è nata, in verità, a Roma dove una trentina di persone sviluppavano software applicativo per quelle centrali che all’epoca iniziavano ad essere trasformate da analogiche in digitali. Oggi, con l’evoluzione delle reti 5G/6G, Ericsson “di fatto opera in Italia come una grande software house – puntualizza Paneche mantiene ancora un buon numero di persone che lavora sulle componenti hardware in particolare per le soluzioni ottiche per la trasmissione dei dati basata su apparati ottici”.

Si parla di “mobile telcom” ma bisogna essere consapevoli che tutta la componente radio prevede sempre in qualche punto una trasmissione poi via cavo. “E’ la fibra ottica a collegare le antenne alle centrali, agli smistatori di informazioni che poi vengono re-instradate ai server per erogare applicazioni e servizi”. R&D di Ericsson si occupa certo delle componenti hardware di trasmissione ma sviluppa anche tutta la componente software per la gestione delle reti. Ericsson in Italia è eccellenza mondiale anche per i dispositivi di intercettazione legale. Prevista per qualsiasi strumento di telecomunicazione. E di recente ha acquisito importanza la componente software per la gestione delle reti in cloud che deve essere sempre più vicina possibile alle applicazioni.

Il contributo dell'R&D italiana di Ericsson
Il contributo dell’R&D italiana di Ericsson

L’azienda svedese punta sull‘importanza per i team di sviluppo di lavorare sui progetti di innovazione, vi abbiamo già accennato. “Sono state istituzionalizzate nei tre centri, quindi, alcune competenze specifiche”. E’ Genova, nel suo Innovation Garage, il centro legato alla capacità di esplorare le applicazioni che hanno bisogno di latenze basse, e grandi capacità, con una gestione delle risorse della rete sempre più sostenibile. “Si vuole quindi dare valore alla “connettività di nuova generazione offerta””. Quello di Pagani è invece il centro di Innovazione specializzato nella protezione non solo dei dati, ma anche dei nodi, attraverso tecniche innovative.
Pisa a sua volta è importante per la ricerca perché “i sistemi basati sulla fibra ottica – con la prospettiva di ampliamento della capacità di trasmissione dei dati delle infrastrutture – vedono l’Innovation Garage della città allo studio di nuovi materiali e modalità di trasmissione con una maggiore sostenibilità”, impattando meno sui consumi energetici e a temperature più basse, a vantaggio delle economie degli apparati a monte. 

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Alessandro Pane, direttore della Ricerca e Sviluppo di Ericsson in Italia

Collaborare con l’ecosistema resta fondamentale – ci tiene a precisare Pane – un ecosistema costituito da università, centri di ricerca e istituzioni. Ed il nostro sistema è un sistema aperto. Non possiamo lavorare da soli ed il transfer knowledge è fondamentale anche quando si opera a livello internazionale”.

Non solo, per quanto riguarda la crescita e lo sviluppo delle competenze Ericsson ha compiuto un importante lavoro con le università anche a livello progettuale per ridurre il gap tra le competenze accademiche e quelle necessarie poi per essere subito operativi in azienda e pronti a comprendere il progetto industriale”

Ericsson collabora, inoltre, con l’Istituto Italiano di Tecnologiapartecipa al progetto Restart (in particolare su un progetto per la gestione delle reti future) e a progetti strategici europei che offrono accesso a consorzi estesi che consentono all’azienda di mettere in evidenza le proprie competenze.

Ecco, proprio in occasione degli Innovation Days di metà novembre (dodicesima edizione), l’azienda porta il risultato del lavoro dei suoi laboratori e centri di innovazione declinato nei progetti coltivati nell’arco dei dodici mesi. Diciannove di questi, nello specifico, sono stati selezionati per essere presentati e sono suddivisi in quattro ambiti principali: la connettività 5G con l’AI per computing e prediction basate su modelli in grado di fornire immagini sulle possibili roadmap di sviluppo; la sostenibilitànel senso della riduzione dei consumi di corrente degli apparati (cambiando anche solo il modo di fare progettazione software, di allocare le risorse del microprocessore, di linguaggio di programmazione); quindi la sicurezza per reti e apparati, ancora con l’utilizzo dell’AI; ed infine la serviceability. Spieghiamo: nel campo delle telecomunicazioni i manuali – per esempio quelli di installazione di ponti radio e di nuovi nodi di smistamento – è intuibile quanto possano essere ‘complessi’. Ecco, nel corso degli Innovation Days verranno proposti anche casi d’uso in grado di far vedere come sia possibile migliorare questo aspetto. 

Ericsson, i progetti in campo

Nell’ambito dei casi d’uso in cui in primo piano vi sono connettività 5G e AI, Ericsson mostra come “velocità ed affidabilità delle reti 5G e la capacità dell’AI di analizzare grandi quantità di dati in pochissimo tempo possano migliorare l’assistenza sanitaria anche in casi critici di primo soccorso”. Lo fa con una soluzione per la gestione delle emergenze in movimento per cui sfruttando una toolbox con l’AI per la lettura dei tracciati degli elettrocardiogrammi e la velocità delle reti 5G si riesce prima di tutto a digitalizzare il tracciato di un Ecg, generato dalla fonte analogica, e poi lo si confronta in un lasso di tempo molto basso con elettrocardiogrammi già refertati per la “proposta di una diagnosi” intelligente e rapida.

Per quanto riguarda invece il progetto relativo al software green ecco che il caso scelto evidenzia come un “diverso modo di scrivere il software per una rete di telecomunicazioni possa fare la differenza”: viene quantificato il consumo energetico, relativo ad una funzione, adottati nuovi modelli architetturali e linguaggi di programmazione, quindi si punta a ridurre le risorse di calcolo e di memoria utilizzate abbattendo l’impronta di carbonio con analytics e AI/ML che si rivelano strumenti efficaci anche in questo specifico contesto. Dopo un primo momento di “assessment” attraverso l’utilizzo di un “traduttore” dell’impatto del codice software in consumi, si agisce quindi su utilizzo di diversi linguaggi ed infine si confronta una porzione di codice funzionante e si procede con la verifica quantitativa sull’effettivo guadagno.

ServiceAbility
Un progetto di serviceability Ericsson

Il progetto nell’area della sicurezza riguarda, appunto, la security dei nodi delle reti, cercando di “individuare sintomi e comportamenti della rete che possono essere considerati anomali”. Lo use case di sfondo è l’analisi di un nodo che gestisce il sistema semaforico di una smart city. Facile pensare alle criticità ed al bisogno di protezione di un tale sistema. In questo caso non si è considerata solo la protezione di base tramite firewall, ma anche eventuali utilizzi irregolari di applicazioni, memorie, occupazione di Cpu time etc. La tecnologia di Ericsson consente di separare il codice malevolo che si è introdotto nel sistema, comprenderne la natura (virus, semplice comportamento anomalo, etc.), grazie all’utilizzo degli algoritmi intelligenti, ed evitare che vengano impattate dall’anomalia le risorse del nodo. Il cloud si rivela un vero abilitatore digitale in questo caso, perché consente la memorizzazione di informazioni anche importanti anche solo per il tempo necessario all’analisi.

L’ultimo progetto, relativo alla serviceability, “riguarda la possibilità di compiere da remoto operazioni di manutenzione che altrimenti, per il contesto ambientale, potrebbero rivelarsi critiche e complesse”, conclude Pane. Ericsson consente di remotizzare parte delle operations, utilizzando la stessa infrastruttura di rete, e poi creare delle guideline che dal vivo, ma da remoto, possono guidare la persona nell’azione del suo intervento etc. Le nuove reti mobili adottano architetture sempre più complesse che richiedono competenze specifiche e multidisciplinari e capacità articolate di operare: tramite app su smartphone, ma anche visori AR ed altri dispositivi è possibile semplificare il processo, “ma soprattutto è possibile semplificare le procedure di manutenzione eliminando proprio la necessità di una presenza fisica di un tecnico” ed utilizzando esclusivamente le funzionalità Ble (Bluetooth Low Energy) anche solo quelle disponibili su uno smartphone.

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