In una sanità 5.0 la gestione efficace dell’interoperabilità tra i vari dispositivi medici rappresenta una componente cruciale per concretizzare quel modello virtuoso e auspicato di digital health. Un aspetto che le organizzazioni sanitarie dovrebbero prendere in seria considerazione poiché lo scambio efficace dei dati può garantire ai pazienti cure di alta qualità, sicure ed efficienti. In questo contesto, Philips è al lavoro per ridurre la complessità, facendo dell’interoperabilità parte integrante delle proprie soluzioni, attraverso strumenti evoluti progettati per migliorare ogni ambito dell’assistenza sanitaria. Come spiega in questa intervista Daniela Baldazzi, Hospital Patient Monitoring Sales specialist di Philips, partendo dallo scenario sanitario in cui l’azienda si muove oggi.

“L’interoperabilità è una delle principali sfide che gli operatori sanitari si trovano ad affrontare oggi, alle prese con una difficile gestione dei flussi di dati – esordisce Baldazzi -. In ogni ospedale convive infatti un gran numero di dispositivi medici, soprattutto nelle aree critiche e tecnologicamente più avanzate, dove quotidianamente i medici assistono i pazienti attraverso sistemi di monitoraggio dei parametri vitali, e in cui sono in uso pompe di infusione, ventilatori e altri device che, connessi al paziente, generano un enorme quantità di dati utilizzati per prendere le decisioni cliniche e supportare i percorsi di cura. In questi ambienti, spesso inondati di allarmi, gli operatori sanitari rischiano però di perdere visibilità su quelli veramente significativi e di subire un notevole stressE’ qui che l’interoperabilità ha un ruolo strategico nel supportare il lavoro clinico, poiché permette di acquisire e condividere le informazioni attraverso un flusso continuo dei dati del paziente, che altrimenti rischierebbero di rimanere isolati sui dispositivi, ed attuare un processo di trasformazione dei dati dei dispositivi medici in informazioni cliniche rilevanti consentendo ai medici di accedere a dati e informazioni importanti in tempo reale, migliorando la precisione diagnostica e riducendo il rischio di errori causati dalla mancanza di informazioni corrette o da trascrizioni manuali.

Daniela Baldazzi, Hospital Patient Monitoring Sales specialist di Philips
Daniela Baldazzi, Hospital Patient Monitoring Sales specialist, Philips

Un ulteriore beneficio legato all’efficientamento dei processi di cura riguarda l’ambito multidisciplinare dove è importante che ogni specialista abbia accesso ai dati e che le informazioni siano condivise tra i dispositivi medici e i sistemi di gestione clinica. Ciò permette di gestire in modo più rapido e accurato il paziente e riduce il bisogno di trasferimenti di informazioni su carta – prassi ancora in uso in molte realtà italiane soprattutto nei sistemi di monitoraggio verso la cartella clinica – che, oltre alla possibilità di errore, comportano elevate perdite di tempo e denaro, oltre a limitare i flussi di lavoro paperless“.

Come si sviluppa una corretta strategia di Medical Device Integration e quali vantaggi offre alle aziende sanitarie. Racconta Baldazzi: “Una corretta strategia di Medical Device Integration non può prevedere un approccio esclusivamente tecnico ma ma deve includere un’attenta analisi dei flussi di lavoro clinici per acquisire una visione chiara dei dati di cui hanno bisogno gli operatori sanitari. Occorre avere una visione chiara e di insieme di tutti i dispositivi presenti e della loro compatibilità e interoperabilità, perché ci muoviamo in un mondo in cui i device medici utilizzano spesso linguaggi proprietari e dove la connettività di ciascun dispositivo crea punti di integrazione separati (integrazioni punto a punto) che possono generare architetture complesse, con diversi silos e feed di esportazione dei dati. Serve dunque fare una valutazione delle infrastrutture sanitarie esistenti, dei possibili workflow clinici all’interno dell’ospedale e definire le strategie con cui si intende migliorarli, per consentire al dato di viaggiare per favorire la comunicazione tra i dispositivi e garantire una sorveglianza efficiente ed efficace del paziente. Una volta determinati questi aspetti è possibile implementare l’interoperabilità del sistema ospedaliero, testarlo e infine applicare la formazione e il supporto tecnico necessari in modo che il personale sanitario accetti e impari ad utilizzare il sistema in maniera corretta. Strategico inoltre continuare a monitorare il sistema per valutare nel tempo se la piattaforma di interoperabilità è efficace e in linea con le esigenze del personale sanitario ed eventualmente aggiungere nuovi dispositivi in base alle esigenze della struttura ospedaliera”.

L’approccio di Philips, gli strumenti che mette al servizio della digital health e per quali esigenze. “Per Philips adottare un approccio mirato ad una migliore gestione dei dati clinici è una priorità e l’interoperabilità è ormai da anni parte integrante di tutte le soluzioni Philips – dichiara Baldazzi entrando nel dettaglio delle strategie aziendali –. Un approccio con cui vogliamo supportare un ecosistema tecnologico incentrato sul paziente nell’intero continuum sanitario. Philips dispone per questo di un ecosistema di monitoraggio dei pazienti aperto, scalabile nel tempo e sicuro che permette di collegare i dispositivi di diversi fornitori su un’unica piattaforma di integrazione vendor-neutral. La piattaforma fornisce una nuova prospettiva clinica ai suoi utilizzatori perché permette di catturare facilmente i dati in streaming da una varietà di dispositivi di diversi produttori e di gestire i dati e la loro visualizzazione in modo centralizzato. Altro elemento importante è la possibilità di distribuire i dati e di renderli disponibili nel contesto e alla frequenza desiderata per molteplici utilizzi clinici, come il completamento della scheda del paziente nella cartella clinica elettronica, la gestione degli allarmi del paziente o ancora l’invio dei dati alle postazioni di sorveglianza clinica, di telemedicina o a sistemi di supporto decisionale che possono effettuare calcoli come l’early warning score (EWS) per identificare l’eventuale deterioramento di un paziente, o ancora inviare le informazioni a data warehouse che raccolgono i dati ad alta frequenza per lungo tempo di modo da utilizzarli poi per scopi di ricerca. Philips affianca a tutto questo la capacità di fornire servizi e consulenza per l’analisi dei flussi di lavoro clinici, delle esigenze di integrazione, implementazione, test e formazione per garantire una adozione efficace della soluzione e soprattutto per dare un continuo supporto al cliente per le esigenze di gestione dei dati man mano che evolvono e maturano”.

Cosa significa per Philips lavorare agli standard e far parte del consorzio SDC. Dichiara Baldazzi: “Philips è orgogliosa di essere un membro guida del consorzio di SDC che sviluppa e testa questo nuovo standard perché il mondo dei dispositivi soffre tutt’ora di una lentissima adozione dell’interoperabilità basata su standard a livello industriale. Molti dispositivi medici operano infatti tutt’ora su piattaforme e con protocolli di comunicazione proprietari e questo è un problema in fase di realizzazione dei progetti di interoperabilità. La mancanza di standard aperti può infatti ostacolare o rallentare l’adozione delle tecnologie di integrazione dei dispositivi medici. Uno standard comune può colmare questo gap e contribuire a promuovere l’interoperabilità portando a un miglioramento dei processi di cura grazie all’utilizzo dei dati. La SDC è nello specifico uno standard aperto e condiviso per il supporto del plug and play tra tutti i dispositivi medici ed è per questo che in Philips lo vediamo come base futura per la comunicazione tra i dispositivi medici, perché può sostituire le reti proprietarie fornendo un linguaggio comune facilitando lo scambio dei dati dei pazienti. Per Philips lavorare agli standard di integrazione e far parte del consorzio SDC rappresenta un impegno anche presso i clienti, col fine di sviluppare un framework comune che potrà migliorare l’esperienza degli operatori sanitari, accelerare l’adozione dei dispositivi medici tramite soluzioni integrate per fornire soluzioni di alta qualità. Immaginiamo un futuro molto vicino in cui il personale clinico potrà comandare e controllare in modo bidirezionale e in tempo reale tutti i dispositivi e quindi agire più facilmente sui dati clinici; un futuro in cui ci sarà una infrastruttura comune che potrà essere gestita, mantenuta e protetta anche a livello centrale, grazie a Philips e alle altre aziende leader di settore che stanno collaborando allo standard comune SDC”.

Priorità e obiettivi di Philips per il 2024 in ambito sanità. Philips si pone come obiettivo per l’anno in corso lo sviluppo di una soluzione completa per l’integrazione dei dispositivi medici che supporti anche il nuovo standard SDC. Per questo, l’azienda ha identificato alcuni casi di utilizzo concreti che si concentrano sull’integrazione dei dispositivi medici in alcuni specifici flussi di lavoro clinici e sta lavorando su case che riguardano il monitoraggio del paziente in terapia intensiva, incluso il monitoraggio al letto del paziente, il monitoraggio alla stazione centrale e l’eventuale applicazione sui telefoni mobili degli operatori; tutti elementi indispensabili per quando le unità di terapia intensiva saranno completamente pronte per il linguaggio comune SDC. Un altro ambito di applicazione che permetterà una rivoluzione della terapia intensiva riguarda il tema della “Silent ICU (Intensive Care Unit)“, una terapia che prevede l’uso di tecnologie digitali in grado di comunicare tra loro in maniera silenziosa per gestire stanze singole monitorate dall’esterno, per ridurre i disturbi notturni e migliorare la qualità del sonno del paziente aiutandone il processo di guarigione. Andando in questa direzione, Philips si sta preparando affinché il suo sistema di monitoraggio possa fungere da Hub, un punto fondamentale di controllo per la gestione dei dati di tutti i dispositivi, in attesa che tutti gli altri sistemi e dispositivi medici, ancora molto indietro rispetto all’ambiente ideale, adottino anch’essi un linguaggio comune”, conclude Baldazzi.

Per saperne di più scarica il whitepaper: Connettività dei Dispositivi orientata ai Servizi (SDC)

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