Gli analisti dicono che i prossimi tre anni saranno quelli in cui si gioca “definitivamente” la partita cloud. Tante realtà, aziende di ogni verticale ma anche le PA centrali e locali, ne sono consapevoli e sono pronte, tante si stanno preparando e hanno già scelto, ma non mancano quelle in difficoltà, che non sanno come fare. Aruba Cloud può aiutare tutto l’ecosistema ad indirizzare correttamente il passaggio al cloud e da questo spunto inizia anche il confronto con Massimo Bandinelli, marketing manager di Aruba Cloud con cui mettiamo a fuoco posizionamento ed obiettivi del cloud provider che oggi sul mercato gioca un ruolo da protagonista come “costruttore di cloud”
“Pubblica amministrazione e aziende approcciano il cloud e il tema della migrazione in cloud sulla base di paradigmi diversi – esordisce Bandinelli -. E la PA in particolare sulla base di regole oggi più stringenti, in relazione a temi regolamentativi specifici ma anche a partire dalla scelta dei fornitori”. Tanti sono tuttavia anche i temi comuni a livello di proposition e Aruba si mette in gioco con una “vision specifica volta ad indirizzare quelle che sono le esigenze del cliente, quelle che il cliente comunica come priorità”.

Aruba cloud, open source e senza lock-in

Un primo tema è quello di piattaforma, quella su cui le organizzazioni approdano in fase di migrazione. La Pa in questi casi è guidata da “considerazioni che devono tenere di conto, e in maniera più stringente, di logiche di gare e prezzo unite a necessità di fare scelte ben ponderate rispetto al futuro scenario tecnologico. E’ anche questo il motivo per cui a volte manifesta in maniera molto più chiara alcune tipologie di esigenze”. Centrale quindi diventa spesso il tema del lock-in ed il bisogno di utilizzare tecnologie open source. Serve quindi la capacità di abbracciare tecnologie non vincolanti le scelte che potrebbero poi essere compiute in futuro. E una proposta open source garantisce che eventuali strumenti di lavoro in futuro saranno sempre compatibili e “migrabili. La PA è inoltre sensibile al tema della sicurezza ed un approccio open source eleva le possibilità di ispezionabilità del codice e beneficia della maggior reattività della community – spiega Bandinelli -. Lock-in e open source sono tuttavia aspetti guardati con attenzione anche dalle aziende e Aruba Cloud evolve quindi la sua piattaforma proprio in questa direzione, con importanti novità previste già quest’anno, come per il 2025″.

L’open source è quindi scelta strategica e i prodotti Aruba Cloud che verranno sviluppati nei prossimi anni vedranno centrale questo tema declinato con OpenStack, Kubernetes, considerate a livello mondo oramai standard. E “Aruba Cloud può aiutare le aziende ad abbracciare una proposta cloud matura grazie ad una serie di servizi IT, declinati dalla divisione Enterprise come parte integrante e caratterizzante dell’offerta”. Non è un caso che Aruba Cloud sia menzionata da Gartner come specialty cloud provider di riferimento a livello europeo che si differenzia dai grandi public cloud provider perché sa offrire servizi a valore aggiunto. “Nei casi in cui i clienti debbano affrontare un lavoro di re-platforming importante, possono contare sul supporto di Aruba per la progettazione della piattaforma di destinazione, e su un supporto oggettivo per la migrazione”, specifica Bandinelli. Nel caso di un progetto lift and shift, Aruba può predisporre la piattaforma nel modo più corretto, così come se si tratta di migrare i server dai data center on-premise. Proprio in fase di migrazione il tema open source torna “strategico”. “Per esempio quando c’è bisogno di mantenere operativi DC on-prem e DC di destinazione, con un livello quindi di interoperabilità e di federazione elevato tra le piattaforme”.

Un’offerta davvero “ibrida” e sartoriale

“La volontà di Aruba è sempre stata quella di posizionarsi come interlocutore e partner per i clienti che non trovano soddisfazione alle proprie esigenze nella logica one-size-fits-all”. L’idea di cloud ibrido di Aruba, per esempio, è molto estesa, ma allo stesso tempo ‘granulare’. “Oltre al cloud public e private, Aruba propone anche tutto il mondo bare metal (con i server dedicati), che di recente si è evoluto ed esteso da una proposta server uno a uno, a quella di ‘piattaforme complesse (server-storage-switch)’ da prendere a noleggio, per disporre di un’infrastruttura dedicata. E a completamento dell’offerta Aruba Cloud c’è la possibilità di disporre di soluzioni di co-location”.
Aruba Cloud non vende colocation, ma offre la possibilità di completare l’offerta cloud pubblica, privata o ibrida (che resta centrale) con la colocation. “Spesso vengono chiesti interi spazi data center, in altri casi la possibilità di approcciare una migrazione con particolari esigenze di compliance. Ecco che proprio la possibilità di ‘mixare co-location, bare metal, public e private cloud caratterizza l’offerta Aruba e piace, anche perché è lasciata ai clienti piena libertà ‘dimensionale’ a livello di scelta core, in modo sartoriale”. Tra i clienti che apprezzano proprio questo approccio, unico secondo Gartner, possiamo citare per esempio Sportler e Alce Nero, Sisal e 3B Meteo. “Il vero ibrido, come lo proponiamo noi, è una richiesta in forte crescita di anno in anno”, chiosa Bandinelli.
La scelta di una piattaforma ibrida ha bisogno di essere accompagnata poi da servizi di progettazione: “Il cliente che acquista varie tipologie di cloud e ha bisogno di farle convivere avrà bisogno anche di supporto nella progettazione, per la connessione fra le piattaforme, come per la parte di gestione”. E Aruba potrà indirizzare in questi casi anche l’esigenza di gestione alla base.

Massimo Bandinelli Marketing Manager Cloud & Data Center di Aruba
Massimo Bandinelli, Marketing Manager, Aruba Cloud

Per quanto riguarda il multicloud, inteso come la richiesta di più public cloud operativi insieme, Aruba offre la possibilità di integrare a livello di piattaforma più public cloud.
Alcuni clienti hanno workload operativi sul public cloud degli hyperscaler e, grazie ad un approccio basato sulla containerizzazione, possono gestirli come un unico cluster sulla base della scelta di una piattaforma dedicata Aruba Cloud, utilizzata in modalità “public”, riuscendo a spostare i workload tra i diversi cloud degli hyperscaler e con il loro cloud on-prem. Public cloud è però anche modalità con cui è possibile erogare servizi e lavorare su un livello di servizio in grado di “smappare” l’infrastruttura e Aruba risponde appieno anche a questa esigenza tanto che proprio il cloud pubblico sarà tra le principali linee di investimento nel corso di quest’anno.
L’azienda peraltro ha maturato già una lunga esperienza in questo ambito con DC anche in altri Paesi, parliamo della disponibilità di oltre 400mila server virtuali creati in public cloud e virtual private cloud e di 200mila clienti serviti in oltre 150 Paesi, con complessità di gestione ridotta però al minimo, anche per quanto riguarda la comprensione del pricing, l’effort nella gestione dei servizi e nell’accesso al supporto, per modellare le tecnologie disponibili sui bisogni effettivi come – ancora a monte – in fase di negoziazione.    

I vantaggi del cloud italiano pienamente conforme

Caratterizzante la proposta di Aruba Cloud è inoltre il posizionamento fortemente “italiano”. “Aruba è un’azienda italiana, operativa da 30 anni, dispone di suoi data center in Italia – e vicina è l’inaugurazione del campus di Roma (ma non solo, si pensi all’espansione dei DC di Ponte S. Pietro ed agli investimenti per 500 milioni nei prossimi anni) – in Italia sono i servizi. Per la PA, ma anche per le aziende critiche il riferimento è fondamentale, significa piena adesione alle normative locali ed europee, ma anche la disponibilità di servizi sempre disponibili e tutti in italiano”. E il data center come risorsa infrastrutturale, ma a servizio del cloud, è un valore primario perché abilita un offering cloud esteso su classi infrastrutturali di qualità difficili da mantenere on-premise e invece fondamentali per i workload critici. 

Un tema vicino a quelli di indirizzo di un’effettiva sovranità dei dati e per Aruba Cloud un “reale vantaggio competitivo, sempre più sentito e non solo dalla PA”. Aruba partecipa infatti alle iniziative più importanti ed ai tavoli dove si definiscono le coordinate di riferimento di cloud, gestione dati, e data center del futuro (Gaia-X, Data Act, Data Governance Act, etc.). “Gli standard definiti su questi tavoli sono sempre declinati in modo puntuale poi nello sviluppo delle piattaforme –  spiega Bandinelli -. Per PA e aziende significa ritrovarsi sempre perfettamente allineate”. Strettamente collegato a questi temi quello della sicurezza. “Aruba mette la sicurezza al centro, sia a livello di data center, sia nella costruzione e nella gestione delle piattaforme, come testimoniano le varie certificazioni delle infrastrutture (ISO e Tier 4/Rating 4 ANSI-TIA 942-A). Oltre a questo segue tutto il percorso delineato da ACN per la certificazione dei servizi per la PA”. Le certificazioni, sempre in aggiornamento, trovano Aruba Cloud pronta ad allinearsi, riconoscendole funzionali ad una migliore offerta cloud.

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