Un anno fa, prima di Natale, Aruba inaugurava nel campus di Ponte San Pietro due nuovi data center per gestire clienti di fascia enterprise e mid market, affiancando così al primo data center inaugurato nel 2017 (DC-A) una seconda struttura (DC-B) di oltre 17.000 mq e una terza (DC-C) multipiano, su due livelli, con una superficie totale di quasi 14.000 mq. Oggi il campus di Ponte San Pietro copre una superficie complessiva di oltre 200.000 mq e ospita un auditorium, punto di incontro per eventi e riflessioni.

Cosa è successo in quest’ultimo anno, quale tipologia di clienti ha fatto onboarding sulla infrastruttura bergamasca, quali i progetti in corso, sono gli spunti di una chiacchierata con Giorgio Girelli, general manager di Aruba Enterprise che ha seguito l’evoluzione del progetto e che gestirà i prossimi passi. 

Giorgio Girelli, General Manager di Aruba Enterprise
Giorgio Girelli, General Manager di Aruba Enterprise

“I clienti di fascia enterprise e mid market stanno dimostrando interesse crescente nel migrare i propri servizi su nostra infrastruttura, presso i nuovi data center. Un esempio su tutti, quello di Euronext, il principale attore del mercato finanziario paneuropeo, che ha scelto di migrare la propria infrastruttura da Londra a Ponte San Pietro, portando quindi in transito all’interno di Global Cloud Data Center in poco più di un anno tutti i dati delle borse di Amsterdam, Bruxelles, Dublino, Lisbona, Oslo, Milano e Parigi nel pieno rispetto dei tempi previsti e con la garanzia dei criteri di affidabilità e sicurezza secondo i più alti standard del settore”. Come il Gruppo Tiesse che ha scelto di affidarsi ad Aruba Enterprise, nel quadro di una proposta Dedicated Cloud, che ha offerto sotto forma di servizio chiavi in mano un ambiente hardware di macchine di alto livello, sia per prestazioni sia per abbattimento dei consumi, occupandosi anche della migrazione di un centinaio di virtual machine dal data center precedente e della predisposizione di un piano di disaster recovery automatico su un sito secondario, geograficamente separato.

Data center romano entro l’estate

Slittata l’apertura del campus di Roma che rimane tassello fondamentale della strategia, un polo “necessario” per lavorare con il mondo della pubblica amministrazione. “Dopo gli inevitabili rinvii legati agli impatti della pandemia e della situazione geopolitica degli ultimi anni, che hanno avuto ripercussioni sia sulla logistica che sul reperimento dei materiali, l’inaugurazione del Hyper Cloud Data Center è prevista entro il primo semestre del 2024, ma i primi clienti saranno pienamente operativi già da gennaio” dettaglia Girelli. Sarà il più grande data center campus di Roma su un’area di 74.000 mq e, a pieno regime, comprenderà 5 edifici indipendenti per un totale di 30 MW di potenza IT suddivisi in 30 sale dati. “Il campus potrà contare sulla presenza delle principali infrastrutture nazionali di telecomunicazioni per garantire interconnessioni di rete ad altissime prestazioni, tra cui il nuovo punto di presenza di Namex ufficializzato pochi mesi fa”.

Ma la strategia di Aruba continuerà ad essere “carrier neutral”, cosi come adottata nei data center già operativi, per consentire ai clienti di fruire della soluzione più adatta alle proprie esigenze, potendo scegliere fra soluzioni di connessione ad Internet affidabili e ad altissime prestazioni fornite da Aruba e soluzioni fornite dai singoli carrier, per i quali il data center diventerà un punto focale di sviluppo di interconnessioni fra operatori. “La disponibilità di spazi e di potenza, unita ad una grande e libera scelta di opzioni di connettività, renderà il campus Aruba l’infrastruttura ideale per ospitare i sistemi di clienti di qualunque dimensione, dalle Pmi agli hyperscaler o provider di servizi cloud, fino alla PA”.

Una PA che sta migrando sul cloud nazionale e sul Psn i propri asset, aggiudicato dopo una gara che aveva visto tra i partecipanti anche una cordata capitanata da Aruba. “Preferiamo non commentare in merito. Ciò che è certo è che da parte nostra, a prescindere dal Psn, stiamo continuando ad investire e sviluppare soluzioni cloud sicure, flessibili, affidabili e performanti, in grado di rispondere efficacemente alle esigenze di modernizzazione IT di imprese e PA, nel rispetto di tutti i criteri di sovranità e costruendo data center altamente tecnologici e sostenibili, anch’essi a disposizione di imprese e PA. Secondo l’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano, il mercato del cloud in Italia vale 5,51 miliardi euro, +19% rispetto al 2022 e a trainare la crescita sono in particolare i servizi infrastrutturali (IaaS), che raggiungono i 1.511 miliardi di euro (+29% sul 2022), raggiungendo i servizi software (SaaS), storicamente più diffusi. Faremo, quindi, la nostra parte per supportare il paese nei processi di trasformazione digitale come abbiamo fatto negli ultimi 30 anni”.

Aruba DC-A - DC-C - Ponte San Pietro
Aruba DC-A – DC-C – Ponte San Pietro

Sostenibilità dei data center nel Dna

Una trasformazione che richiede una strategia di sostenibilità lungo l’intera filiera, tema che era stato evidenziato già lo scorso anno a Ponte San Pietro ma con costanti investimenti su temi Esg. Aruba persegue da anni un piano strutturato di sostenibilità energetica che è principio guida nella realizzazione e nella gestione delle nostre infrastrutture, che ci rende un’azienda a basso impatto ambientale, grazie ad un approccio green-by-design. Tale approccio vede in primo luogo l’impiego di tecnologie e architetture impiantistiche efficienti che, affiancate ad un utilizzo responsabile delle risorse naturali per il raffreddamento delle sale dati, consentono di ridurre al minimo l’utilizzo di energia peraltro proveniente al 100% da fonti rinnovabili certificate con la GO, la Garanzia di Origine”.

Dal 2015 Aruba ha intrapreso la strada della produzione di energia rinnovabile con l’acquisizione di una prima centrale idroelettrica, che si trova all’interno del campus di Ponte San Pietro. Nel 2022 a questo progetto si sono aggiunte 4 centrali idroelettriche situate in Veneto, Friuli e Lombardia, e quest’anno due ulteriori centrali in provincia di Bergamo, nei pressi del Global Cloud Data Center. “L’acquisizione delle nuove centrali idroelettriche è parte di una più ampia strategia del gruppo che intende continuare ad investire ed incrementare la propria capacità di produzione di energia da fonti rinnovabili per ridurre l’impatto sull’ambiente e rendere sostenibili le attività di tutto il gruppo. Oltre agli investimenti sugli impianti idroelettrici, proseguono anche quelli sugli impianti fotovoltaici”.

Gli ultimi due edifici DC-B e DC-C del campus di Ponte San Pietro sono rivestiti da impianti fotovoltaici di nuova generazione ed anche i data center in costruzione nel campus di Roma verranno rivestiti da pannelli fotovoltaici su tutte le superfici che hanno sufficiente esposizione al sole. “Crediamo nella strategia che porta alla sostenibilità dei data center al punto di dedicare risorse per essere promotori di un percorso condiviso con altre aziende a livello internazionale: insieme ad altri provider europei, Aruba è parte attiva del Climate Neutral Data Center Pact, un’iniziativa di autoregolamentazione che ha l’obiettivo di rendere i data center in Europa neutri dal punto di vista dell’impatto climatico entro il 2030. L’azienda è tra i primi operatori di data center ad aver già certificato l’adesione al Patto tramite un audit condotto appositamente per misurarne la conformità agli obiettivi”.

Un ulteriore impegno riguarda la partecipazione alla European Green Digital Coalition. L’obiettivo è di investire nello sviluppo e nella diffusione di servizi digitali sostenibili ed efficienti, sviluppare strumenti per misurare l’impatto delle tecnologie sull’ambiente e unire così le forze per una trasformazione digitale “green“, a vantaggio dell’ambiente, della comunità e dell’economia.

Aruba - Centrale Idroelettrica GCDC
Aruba – Centrale Idroelettrica GCDC

Le partnership in ricerca e tecnologia

Numerose partnership attivate quest’anno si sono sviluppate in ambito ricerca e sviluppo. In questa direzione la recente nascita di ArubaKube, spin-off del Politecnico di Torino e centro di eccellenza del gruppo su tecnologie cloud native, così come gli investimenti in ambito IoT e AI per implementare soluzioni nei segmenti di identificazione digitale e certificazione dei dati nell’industria IoT. “Crediamo fortemente nella ricerca, per questo cerchiamo di fare rete collaborando con istituzioni accademiche e politecnici. Ad esempio, abbiamo all’attivo numerosi progetti con il Politecnico di Torino, attraverso la cui collaborazione abbiamo dato il via al progetto Liqo, la soluzione open source che consente di costruire e orchestrare servizi multicloud, quindi di creare, in maniera trasparente e dinamica, un’infrastruttura virtuale capace di aggregare risorse e servizi appartenenti ad infrastrutture o cloud service provider differenti”.

A livello tecnologico, invece, si possono citare due recenti collaborazioni. “La prima con Red Hat nata per offrire una piattaforma applicativa all-in-one composta dai managed services di Aruba Enterprise e Red Hat Openshift, liberando le aziende da ogni onere di gestione; la seconda con Alleantia, con cui abbiamo annunciato il progetto Trusted IoT, la prima soluzione di livello enterprise di identificazione e certificazione a norma di legge dei dati nell’Industria IoT, che trasferisce alle informazioni generate dai sistemi industriali gli stessi livelli di sicurezza, non ripudiabilità e non alterabilità oggi già in uso nello scambio di documenti rilevanti firmati digitalmente e con marca temporale”.

Le sfumature dei trend evolutivi

Temi che interessano non solo i Cio delle aziende ma tutte le linee di business e i Ceo in primis, per rispondere a esigenze infrastrutturali o di processo. “Tra gli interlocutori abbiamo tutti i C-level, dai Cio ai Cfo, dai Cto ai responsabili della trasformazione digitale, sempre più presenti nelle aziende. Questo perché spesso l’esigenza nasce da diversi dipartimenti a seconda che sia più infrastrutturale, come ad esempio la necessità di resilienza o performance dei sistemi di erogazione dei servizi, o di processo, come la necessità di integrare servizi fiduciari all’interno delle proprie applicazioni. Le sfumature sono tante e di conseguenza gli interlocutori decisionali sono spesso più di uno, soprattutto nelle organizzazioni di grandi dimensioni”. In modo analogo l’organizzazione è composta da professionalità diverse che, attraverso un lavoro di squadra ed un approccio consulenziale, identificano le giuste soluzioni per indirizzare le esigenze espresse dai clienti.

Certo la migrazione al cloud è un trend che continuerà ad interessare tutti i c-level e in questo contesto l’Italia si mostra attrattiva nel panorama europeo, lo dimostrano anche i crescenti investimenti da parte dei principali hyperscaler sul suolo nazionale. “Le aziende internazionali che operano in Europa nel tentativo di conformarsi alle normative europee vigenti, prima fra tutte quelle sulla protezione dei dati personali, investono anche nel nostro territorio riducendo l’esposizione al rischio di sanzioni e violazioni delle normative sulla privacy – precisa Girelli -. Trend che si ricollega al tema della sovranità dei dati, che è sempre più sentito secondo il nostro osservatorio. Negli anni, l’Europa si è resa sempre più conto dell’importanza della sovranità digitale, quale capacità di uno stato di gestire le risorse interne senza l’intervento di terzi o di influenze estere. Gli ultimi eventi geopolitici hanno messo in luce una nuova coesione a livello italiano ed europeo sulla gestione del dato, che fino a poco tempo fa sembrava impossibile, che sta producendo nuove normative e regolamenti di cui il settore ha tremendamente bisogno”.

Oltre al cloud Girelli parla di intelligenza artificiale, attendendosi importanti investimenti da parte di grandi aziende che porteranno la richiesta di infrastrutture e di potenza elaborativa a crescere come mai in precedenza e, dall’altro lato, a cambiare il modo di definire alcuni processi aziendali e le relative modalità operative. “In Aruba abbiamo in corso alcuni progetti sperimentali che utilizzano l’intelligenza artificiale: possiamo ad esempio citare quello relativo al processo di onboarding per assegnare ad un individuo un’identità digitale, sempre più riconosciuta in Italia, con Spid e Cie, e ancor più rilevante quando diventeranno operative le novità introdotte da Eidas 2.0 con l’arrivo dell’EU Digital Identity Wallet. In tale contesto, l’AI può svolgere un ruolo fondamentale nel miglioramento della sicurezza, dell’efficienza e della user experience in un processo necessario ad attivare servizi di varia natura con la certezza della titolarità dell’utilizzatore. Un altro ambito di estremo interesse è quello che vede l’AI a supporto del cloud computing, ed in particolare quello della gestione e dell’orchestrazione di workload e servizi applicativi tramite piattaforma Kubernetes”.

Una tra le domande che ci si pone è: quali saranno gli impatti sulla privacy e sulla sicurezza del business nella gestione dei dati in pasto alla AI? “Una risposta in tal senso, ed un ulteriore trend di cui si dibatterà molto, è rappresentata infatti dal private AI, anche con infrastrutture fisiche dedicate. Queste soluzioni consentono di mantenere il controllo sui propri dati, garantendone la protezione e la privacy, e di adattarsi meglio alle esigenze specifiche di un’azienda, con una maggiore prossimità dei dati e con percorsi di apprendimento personalizzati”.

Aruba Server
Aruba Server

Gaia X non si è arenato

A marzo 2023, Aruba è diventata uno dei due nodi europei della Digital Clearing House di Gaia-X attualmente attivi, nonché l’unico in Italia. Gaia-X sta rivoluzionando il settore ma come tutte le rivoluzioni necessita di tempi adeguati – precisa Girelli solleticato sulla lentezza con cui procedono i progetti di Gaia-X -. Abbiamo di recente presentato la UX onboarding di coloro che vogliono entrare a far parte dell’ecosistema GX proprio al Summit che si è tenuto ad Alicante qualche settimana fa, il che dimostra che, come Aruba, siamo e vogliamo rimanere attivi sul progetto di cloud federato”.
L’obiettivo dei singoli nodi è di supportare le aziende nel raggiungimento della compliance ai servizi che verranno erogati nel cloud federato attraverso il Gaia-X Framework. “I nodi rappresentano, quindi, un primo passo concreto e tangibile per raggiungere l’obiettivo del progetto: consentire alle organizzazioni, alle aziende e agli utenti di elaborare e condividere i dati in modo efficiente ed economico, pur mantenendone sempre il controllo” puntualizza Girelli. La soluzione Aruba Digital Clearing House presentata è, di fatto, una porta di accesso a Gaia-X. Operatori e provider che intendono farne parte, ora possono essere certificati come GX-compliant: grazie all’erogazione delle credenziali di accesso, attraverso certificati e strumenti conformi allo standard europeo Eidas, il cliente può ottenere la certificazione dei servizi che saranno parte del catalogo federato.  

Strategie di sviluppo 2024

I progetti di sviluppo delle infrastrutture e delle soluzioni cloud rappresentano uno dei filoni di investimento più importanti. Un asset strategico nel 2024 sarà il già citato Data Center Campus di Roma, che “nasce con l’obiettivo di rispondere alle esigenze del settore privato e della pubblica amministrazione offrendo loro soluzioni tecnologiche personalizzate di livello hyperscale e a quelle del Centro e del Sud Italia in termini di servizi digitali” continua Girelli. In parallelo si continuerà ad investire anche nell’ampliamento dell’offerta grazie a nuove partnership e a nuovi progetti di sviluppo che utilizzano primariamente competenze interne.

Elemento sostanziale è l’ampliamento dell’offerta e la sua evoluzione verso standard più elevati: da un lato lo sviluppo di soluzioni basate su tecnologie cloud native (Liqo); dall’altro l’arricchimento dell’offerta IaaS, sia public che private, per mettere a disposizione tutte le componenti base necessarie a costruire e migrare la propria infrastruttura nel nostro cloud, completate da funzionalità avanzate di monitoraggio, sicurezza, cifratura delle informazioni e servizi di alta affidabilità pensati per la business continuity”. In questa direzione si pongono anche le certificazioni ricevute da parte dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (Acn) per i servizi cloud. Nello specifico sono state attribuite le qualifiche QI2 in merito all’Infrastruttura Aruba Cloud e QC2 in merito al servizio Aruba Virtual Private Cloud (Vpc). “Qualifiche che testimoniano che Aruba dispone di un livello di sicurezza qualificato per la gestione dei dati ordinari e dei dati critici della PA”.

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