A latere dellOsservatorio delle Competenze Digitali 2018, presentato a Roma da Aica, Anitec-Assinform, Assintel e Assinter Italia, si alzano richieste al nuovo esecutivo per inserire nei programmi di governo il tema del digitale.

“Oggi sarebbe impensabile fare un governo senza l’attenzione sul tema del digitale. Al più presto bisogna istituire un comitato per l’Italia digitale presso la presidenza del consiglio dei ministri per coordinare le strategie di digitalizzazione del paese” commenta Giorgio Rapari, presidente di Assintel, riguardando il percorso fatto negli ultimi anni dall’Agenzia dell’Italia Digitale e augurando lunga vita a Antonio Samaritani, direttore generale di AgID, che ha da poco concluso il primo anno del Piano triennale dell’Informatica nella PA con mandato in scadenza il 9 giugno. La nuova nomina del vertice dell’AgID spetterà al ministro che avrà la delega al digitale, di concerto con il presidente del Consiglio.

Osservatorio delle Competenze Digitali 2018 - Antonio Samaritani, Direttore generale di AgID e Marco Gay, Presidente di Anitec-Assinform
Antonio Samaritani, Direttore generale di AgID e Marco Gay, Presidente di Anitec-Assinform – Osservatorio delle Competenze Digitali 2018

Samaritani ripercorre i cinque anni di AgID, l’agenzia nata nel 2012 con il governo Monti e che ha visto succedersi nel tempo via via i governi Letta, Renzi, Gentiloni e Conte: “Nel 2012 l’istituzione di AgID aveva dato vita a un’agenzia digitale che nel nome non conteneva il termine PA, dando per la prima volta una visione sistemica del da farsi – spiega Samaritani -. Tra il 2012 e il 2015 l’agenzia ha vissuto un’attività zoppicante, ma dal 2015 con l’incarico al commissario Caio e con la stesura a marzo del Documento di Crescita Digitale si erano definiti i pillar strategici e le tappe fondamentali per AgID estendendo a tutti i settori, dall’agricoltura alla sanità, il digitale come elemento cardine di relazione tra pubblico, privato e cittadini, e mettendo a disposizione finanziamenti per innovare. Nel 2016 si è portata avanti l’idea di un modello evolutivo in ottica di servizio e di ecosistema e nel 2017, con il Piano Triennale per l’informatica nella PA, si sono messi a terra le idee dei progetti precedenti e si è tracciata la strada anche per i prossimi anni”.

Sarà pubblicato in questi giorni il resoconto del primo anno del Piano Triennale (sottoscritto il 31 maggio 2017) e “c’è chi tende a guardare il bicchiere mezzo pieno e chi quello mezzo vuoto”  puntualizza Samaritani sottolineando il momento di discontinuità in cui siamo oggi in Italia, con l’indice Desi che posiziona l’Italia al quart’ultimo posto tra i paesi europei: per connettività (“abbiamo coperto il gap della rete ma abbiamo ancora un gap significativo in termini di prezzo”), per numero di laureati in materie scientifiche, per l’uso di Internet (“leggiamo meno news di tutta Europa, facciamo poco e-commerce con il minor fatturato a livello europeo”), per e-government (“nonostante siamo alla 19esima posizione“).  Dobbiamo investire più in cultura che in formazione e in secondo luogo investire in formazione specifica, per sanare quella distribuzione a macchia di leopardo che passa da punti di eccellenza a punti di debolezza – commenta Samaritani -. Dobbiamo fare leva sugli asset e portarli nella PA per lavorare in modo puntuale”.

A ForumPA 2018, il mese scorso, Samaritani aveva auspicato continuità con i progetti avviati da AgIDSpid (arrivata a soli 2,3 milioni a marzo 2018 contro le aspettative di 10 milioni nel 2017), Anpr e PagoPA –, soprattutto per il Piano Triennale per l’Informatica nella PA.

Sullo schiodare l’Italia dalle ultime posizioni dell’indice Desi insiste anche Marco Gay, presidente di Anitec-Assiform, che ribadisce la necessità di rendere la rivoluzione 4.0 compiuta, con più competenze e diffuse. Ci sarà sempre di più la necessità di interfacciare il mondo digitale con quello tradizionale, sostiene Gay, e questo comporterà anche una riqualificazione delle competenze esistenti, con una attenzione sempre più convinta alla convivenza tra le diverse parti. “C’è tantissimo da fare sulla formazione e sulla cultura in ambito digitale. E il fatto che quattro associazioni si siano messe insieme per spingere su questo tema è esemplificativo. Il time to market è anche per le associazioni che devono andare insieme a fare le richieste”.

“Al più presto bisogna coordinare le strategie di digitalizzazione del paese, con un comitato per l’Italia digitale con diversi attori, che portino le loro istanze presso la presidenza del consiglio dei ministri” conclude Rapari, in un contesto che spinge perché l’Italia Digitale non si arresti.

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