In questi giorni ci siamo svegliati con i dati del Pil cinese nel primo trimestre: -6,8%. Non si vedeva dall’avvio organico delle rilevazioni statistiche nel 1992 e di fatto dalla fine della Rivoluzione culturale intorno alla metà degli anni ’70.
Il Fondo Monetario Internazionale stima una crescita complessiva nel 2020 non superiore al +1,2%, perché la pandemia sta frenando l’economia di molti Paesi e inciderà in modo pesante sull’export cinese.
Anche il Giappone dovrebbe avere un pesante segno negativo (-5,2%), di poco migliore di quello degli Stati Uniti. La manovra economica attesa in Cina a favore di imprese, banche e cittadini dovrebbe far riavviare i motori già a partire da Q2. E questo potrà significare molto anche per la nostra economia, per le nostre imprese del fashion e in generale per il nostro export Made in Italy.
Nel frattempo, gran parte dell’Europa e gli Stati Uniti, definiscono settori e modalità per la Fase 2, quella della ripartenza. Anche in Italia ma in ordine sparso e disomogeneo tra territori e settori coinvolti, attendendo il nuovo Decreto previsto a giorni. Qualche giorno fa Regione Lombardia ha annunciato la possibile riapertura con 4 presupposti: distanza, dispositivi, digitale, diagnosi (4D). Anzi 5 dopo la sottolineatura di diverse associazioni e cittadini: Diritti.
Sappiamo che l’app selezionata dal Ministero dell’Innovazione per il Covid Contact Tracing è Immuni di Bending Spoon (Milano), in aderenza alle linee guida europee. La Regione Lombardia ne adotta da diverse settimane un’altra. In Germania l’ente pubblico Robert Koch Institute ha lanciato l’app Corona Data Donation attraverso l’uso di smartwatch e braccialetti fitness. Il Regno Unito sta ancora valutando, l’Olanda ha registrato già il primo data breach.
Gli istituti di ricerca Inria in Francia e Fraunhofer in Germania hanno condiviso i dettagli del loro protocollo di contact tracing che potrebbe essere utilizzato dai rispettivi governi nelle prossime settimane. È chiamato Robert perché “ROBusto” ed è un protocollo di tracciamento della prossimità attraverso il bluetooth. Entrambi gli istituti sono membri del progetto Pan-European Privacy-Preserving Proximity Tracing (Pepp-PT). Sette governi europei, Italia inclusa, sono interessati allo sviluppo di app nazionali basate sull’approccio standardizzato. La speranza è che Robert possa diventare il nuovo Gsm per il contact tracing in Europa (e così consentire una tracciatura sanitaria omogenea in europea e non solo a livello nazionale).
Molte le contestazioni sul fronte della privacy, poche quelle che rivendicano il diritto primario alla Salute e alla vita. E magari anche all’inclusione (il 20% degli italiani non dispone di dispositivi e connessione sufficienti ad ospitare tale app).
L ’ultimo Global Connectivity Index pubblicato da Huawei, misura gli investimenti Ict dei Paesi, il livello di maturità Ict, le performance economiche digitali e raggruppa i Paesi nella curva S (Starters, Adopters, Frontrunners).
Infatti, non conta solo la posizione in classifica (siamo al 27esimo posto, dietro alla Cina, con un punteggio di 57; gli Usa sono primi con 85), quanto soprattutto la capacità di utilizzare le tecnologie (AI, cloud e infrastrutture Ict) per generare un motore propulsivo per l’economia e moltiplicativo del Pil. Ed è fondamentale per questo disporre (e aver saputo creare) di ecosistemi digitali intelligenti, che operino in modo sinergico e si rafforzino l’uno con l’altro. In questa capacità di generare motore propulsivo, sta la distanza (67%) tra Cina ed Italia e (almeno per ora) tra Cina e Stati Uniti.
Dunque, per affrontare la Fase 2 e porre le basi per la Fase 3 serve molto di più.
Pensando alla Fase 2, innanzitutto una fortissima attenzione ai trasporti. Per quelli metropolitani: sharing, pooling, elettrico e prenotazione dei posti sono i primi ambiti cui guardare per evitare che le città e le arterie attorno ad esse esplodano di traffico ed inquinamento. Supportate da AI e condivisione delle informazioni, in tempo reale.
Poi le misure per garantire un accesso sicuro in azienda o in aree metropolitane e spazi cittadini, grandi stazioni ferroviarie o aeroportuali, spazi commerciali: termo scanner, videocamere, telecamere, visori termici, segnalatori di distanza, igienizzazione pre-ingresso.
Ma per recuperare una visione sistemica (e da ecosistema) forse dobbiamo spingerci oltre.
Innanzitutto, investire su tutte quelle attività digitali che ci consentiranno di lavorare e studiare; di prenotare le nostre scrivanie ed i servizi in mensa; le nostre aule e i nostri banchi a scuola.
Stando ai dati del Ministero del Lavoro nelle ultime settimane sarebbero oltre 554.754 i lavoratori che sono stati mandati a lavorare da casa.
Il monitoraggio sullo smart working attivato dalla Funzione pubblica rileva un totale di 48.650 addetti, pari al 73,8% del totale addetti delle Regioni (inclusi quelli in telelavoro). 11 le Regioni sopra la media. Non così scontato.
Per rendere strutturale tutto questo, si dovrà ridurre sensibilmente il digital divide (dispositivi e connessione) e lavorare sulla formazione. Formazione e, anche innescando un circolo virtuoso, e-learning. Sapendo che anche in questo caso il divide è ampio (almeno tra Stati).
Il digitale deve permeare un sempre maggior numero di spazi della nostra vita. Transazioni digitali con la PA: basta moduli di autocertificazione cartacei, richieste al cittadino/impresa di dati che la PA ha già, pagamenti digitali onerosi. Bene se nel mese di marzo il tasso di crescita delle identità digitali Spid è raddoppiato e si sono create 100.000 identità digitali a settimana. Siamo a 6.300.000 Pin attivi. Ma i cittadini attivi sono molti di più.
Insieme e più della scuola, la sanità è il settore che più ha mostrato in queste settimane la forza e al contempo la fragilità per i mancati investimenti in questi anni in risorse economiche ed umane, organizzazione e processi.
E gli investimenti in digitale sono a dir poco risibili. Secondo le nostre valutazioni, con poco meno di 1,8 miliardi di euro spesi nel 2019, il mercato della Sanità Digitale vale solo l’1,1% della spesa sanitaria. Su quasi 2.500 euro pro capite di spesa sanitaria annua circa 28 euro pro-capite vengono spesi all’anno in soluzioni digitali. Molti di noi spendono in un anno cinque volte tanto solo per l’abbonamento ad una piattaforma di streaming!
Durante il Digital Health Summit svoltosi a Milano lo scorso ottobre, inoltre, l’analisi condotta grazie alla collaborazione con Fiaso ed Aisis, ci ha tratteggiato una forte cautela agli investimenti in ambiti tecnologici innovativi.
Bassissima l’attenzione alla robotica (estremamente utile invece nelle terapie intensive), inesistente la sensibilità verso la blockchain. Pensiamo alla sua utilità ad esempio per esami diagnostici. Bassa l’attenzione verso la telemedicina e teleconsulto. Estremamente utili oggi per i medici di medicina generale e per l’assistenza domiciliare. Al punto che l’Istituto Superiore di Sanità ha rilasciato il 13 aprile scorso il Rapporto Iss Covid-19 n. 12/2020, contenente Indicazioni ad interim per servizi assistenziali di telemedicina durante l’emergenza sanitaria Covid-19. L’auspicio è che possano divenire indicazioni strutturali e permanenti per servizi assistenziali ai cittadini-pazienti.
Ci si augura che l’abitudine a prenotare online che stiamo acquisendo per fare la spesa, prendere un treno veloce oggi o un regionale domani, si possa spingere anche alla prenotazione online di esami oltre che visite. E, soprattutto, che quella intensità miserrima pari a 1.7-1.9 registrata per gli investimenti in intelligenza artificiale (mercato da 165 milioni di euro in Italia, con una crescita del 65% lo scorso anno, Rapporto Anitec-Assinform, fonte NetConsulting cube) possa spiccare invece il volo per consentire analisi predittive a supporto del Population Healthcare management, della pianificazione della spesa farmaceutica e di quella sanitaria.
Un settore che sta avendo una forte accelerazione, che auspichiamo strutturale e inclusivo, è quello dell’e-commerce. Secondo le ultime rilevazioni Nielsen, la spesa online è cresciuta di settimana in settimana fino al picco del +178% nella settimana precedente la Pasqua. Con una particolare predilezione per il click&collect/drive.
Si potrebbe anche qui andare oltre. E pensare ad un e-commerce anche di quartiere e prossimità, magari anche con il dropshipping. Supportato da transazioni e pagamenti ancora più digitali, magari anche con il riconoscimento biometrico da dispositivo mobile. Incoraggianti le crescite degli esercenti (100.000) e degli utenti (1 milione in Italia) di un’azienda, Satispay, che qualche anno fa abbiamo presentato al nostro Spinn4C. E che il Comune di Milano ha scelto, insieme a Soldo, per l’erogazione dei buoni spesa alle famiglie in difficoltà per Covid.
Anche per laristorazione, oggi in enorme sofferenza, si possono auspicare supporti digitali di engagement. Per una ristorazione sempre più online.
Infine, ma non trascurabile dato il peso sul Pil, una trasformazione digitale anche dei servizi culturali, teatrali e musicali. A complemento di quelli che tutti speriamo di tornare a fruire. Ma che faccia tesoro delle tante esperienze fiorite in tutta Italia. Mi piace citare, una per tutte, la splendida l’iniziativa del Museo Diocesano di Milano grazie all’iniziativa della sua direttrice Nadia Righi)
Quindi il digitale per una traslazione verso la Fase 3, una trasformazione dei comportamenti, dei processi di imprese, cittadini, istituzioni. Del Sistema Italia.
Un sogno, forse. Ma non impossibile, come ci ricorda l’arcobaleno rovesciato – o “circumzenitale” (perché molto più vicino allo zenit) – apparso nei pressi del Lago di Garda e ripreso da Meteo Caprino (che ringraziamo).
Download Rapporto-covid-19-12-2020 – Gabbrielli F., Bertinato L., De Filippis G., Bonomini M., Cipolla M. Indicazioni ad interim per servizi assistenziali di telemedicina durante l’emergenza sanitaria Covid-19. Versione del 13 aprile 2020. Roma: Istituto Superiore di Sanità; 2020. (Rapporto Iss Covid-19, n. 12/2020).
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