Il tema della sostenibilità è nelle agende dei board. Da una parte si riconoscono i vantaggi che il cambiamento dei processi potrebbe portare non solo in relazione ai problemi dell’ambiente, ma anche al business, dall’altra però le organizzazioni devono ancora trovare un modello entro cui inserire le loro iniziative e di fatto sono già in ritardo rispetto alle tabelle di marcia, almeno in alcuni verticali.
Per indagare questo tema nell’ambito del manifatturiero, Capgemini Research Institute ha intervistato 1.000 dirigenti di grandi aziende del settore, appartenenti a diverse funzioni aziendali e aree geografiche. Di queste, 480 organizzazioni intervistate erano rappresentate da un dirigente dell’area business e uno dell’area di sostenibilità e sono state inoltre condotte interviste one-to-one con 15 dirigenti senior in ambito sostenibilità dei principali operatori del settore. Ne è nato il report Sustainable operations: A comprehensive guide for manufacturers.
Un primo dato: nonostante le ambizioni in tema di sostenibilità, solo la metà delle aziende manifatturiere si sta allineando con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Poche le aziende già ben posizionate per diventare sostenibili. Il settore manca di un approccio globale al problema, è contraddistinto da singole pratiche, la cui maturità è ancora ridotta, tanto che poi le iniziative vengono portate su scala solo nel 20% dei casi. Di fatto appena il 10% delle organizzazioni risulta adottare un approccio olistico al sustainable manufacturing.
La produzione dei beni di consumo (15%) è il comparto al momento più avanti, seguito da beni industriali e strumentali (11%) e dal settore automobilistico (10%). Tra le direzioni delle iniziative, per il 38% delle organizzazioni si tratta di dare priorità al controllo sulle emissioni dirette, ma la percentuale scende quando si tratta di controllare quelle indirette (come quelle derivanti dalla generazione di elettricità utilizzata dall’organizzazione) ed è minima quando si parla di intervenire su tutte le emissioni che si verificano nella catena del valore dell’azienda, tralasciando altri driver di carbonio estranei ai processi interni.
Il dato più significativo sulla situazione del verticale (il manufacturing, appunto), de facto, è che solo il 51% delle organizzazioni manifatturiere a livello globale si sta allineando con l’obiettivo stabilito dall’Accordo di Parigi di contenere l’innalzamento delle temperature globali entro i 2 gradi centigradi ed i dirigenti responsabili della sostenibilità condividono le priorità con quelli che si occupano del business in meno di un’azienda su tre. Il 20% delle aziende punta a diventare carbon-neutral e due organizzazioni su cinque (40%) si impegnano ad alimentare tutte le loro attività con energie rinnovabili entro il 2030.
Dal punto di vista geografico, invece, sono Germania e Francia i Paesi in cui le organizzazioni risultano meglio posizionate per il raggiungimento degli obiettivi, rispettivamente per il 68% ed il 67% delle realtà analizzate.
Sostenibilità e tecnologie digitali
Per rafforzare i programmi di sostenibilità oltre la metà delle aziende (il 56%) considera prioritaria l’introduzione delle tecnologie digitali così come si registra un effettivo riscontro di benefici tangibili laddove le iniziate decollano.
Quasi nove aziende su dieci assistono a un incremento della brand reputation e più di otto su dieci notano un miglioramento del rating Esg ( Environmental, Social and Governance) della propria azienda. E’ di poco inferiore la percentuale di quelle che notano un aumento dell’efficienza e della produttività, mentre più della metà dichiara di aver ridotto i costi di imballaggio e di riscontrare una maggiore motivazione nei dipendenti. Riduzione dei rifiuti e delle emissioni di gas serra – entrambe priorità assolute per le aziende del settore – sono riscontrate da oltre nove aziende su dieci, proprio a seguito dell’implementazione di pratiche sostenibili.
Così interviene a commentare i numeri Giulio Lanza, senior solution manager Digital Manufacturing & Operations di Capgemini Engineering in Italia: “Paradossale che solo l’11% delle iniziative di sostenibilità ambientale venga attivamente portata su scala dalle organizzazioni, quando i benefici per le aziende sono immensi. Le tecnologie e i dati sono essenziali per accelerare l’agenda della sostenibilità e stiamo assistendo a crescenti investimenti nel digitale da parte delle imprese manifatturiere, che stipulano partnership con aziende tecnologiche consolidate e startup per sviluppare ulteriormente le loro soluzioni sostenibili. Questo permette alle organizzazioni di avere una gamma completa di opportunità per favorire sia redditività che sostenibilità”.
Cosa fare
Cambiare passo richiede prima di tutto un approccio più completo (basato sui tre pilastri legati a recupero, riprogettazione e ricondizionamento) – non semplicemente sull’idea di riduzione, riutilizzo, riciclo – consapevoli del fatto che mentre la maggior parte delle organizzazioni si concentra sulle emissioni dirette (carbon-neutrality), gran parte dell’impronta di carbonio delle aziende manifatturiere è frutto delle emissioni indirette del loro business e di quelle della loro value chain. Da qui la proposizione da parte di Capgemini di best practice e applicazioni di sostenibilità che riportiamo integralmente: serve creare una cultura condivisa tra figure dedicate al business e responsabili della sostenibilità per individuare sinergie e stabilire un’agenda congiunta (1); collaborare con clienti e fornitori per ridurre le emissioni indirette (2); aumentare la trasparenza attraverso un reporting efficace e affidabile (3); adottare modalità di lavoro orientate alla sostenibilità (4); investire nella tecnologia e nell’innovazione basata sui dati per garantire che la sostenibilità vada di pari passo con una crescita della redditività (5).
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