Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, approvato il 22 di giugno dalla Commissione Europea, si snoda attorno a tre assi strategici condivisi con i partner europei: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica ed inclusione sociale. Il Recovery Plan nazionale, che ogni Paese europeo ha sottoposto alla Commissione, per l’Italia in particolare rappresenta un’occasione importante per consentire alle aziende di avviare processi di trasformazione non più rimandabili. In particolare, si tratta di sfruttare appieno i 50 miliardi che saranno destinati ai progetti nel mondo del digitale, indipendentemente dal verticale in cui le aziende si trovano ad operare. Ne parliamo, per quanto riguarda il settore Energy, con Marco Barra Caracciolo, Cio di Italgas

Nel vertical di mercato in cui lei opera, quali gli interventi che dovrebbero essere fatti per aumentare la competitività della aziende italiane e portare beneficio al Paese?

Le reti del gas sono strategiche per raggiungere gli obiettivi UE al 2050. Per la loro capillarità, flessibilità e livello di penetrazione saranno il volàno della transizione energetica verso l’obiettivo di “net carbon zero”. Un ruolo che è stato riconosciuto anche dalla Commissione Europea. Di recente, infatti, il nostro amministratore delegato Paolo Gallo ne ha discusso sia con il gabinetto del vice-presidente Frans Timmermans, sia con la DG Energy Kadri Simson ed entrambi ne hanno confermato il ruolo chiave a condizione che queste infrastrutture siano in grado in futuro di accogliere gas diversi: nel brevissimo il biometano, nel medio-lungo termine idrogeno e gas sintetici. Perché ciò avvenga il vero abilitatore è la digitalizzazione che consente all’intero network di distribuzione di essere smart, ancora più flessibile e in grado di gestire gas diversi. È per questo che 5 dei 7,9 miliardi di euro del nostro ultimo piano strategico al 2027 sono destinati a consolidare la nostra azione nell’ambito della transizione energetica operando su tre direttrici principali: lo sviluppo di un’infrastruttura digitale per il Paese che garantisca la distribuzione del gas naturale oggi e di gas diversi domani; l’impulso all’economia circolare attraverso l’incremento della disponibilità di punti di collegamento di impianti di produzione di biometano; la messa a disposizione di tecnologie che rendano agevole l’utilizzo di gas diversi, come nel caso dell’impianto Power to Gas che stiamo sviluppando in Sardegna e che consentirà di utilizzare le nostre reti native digitali come vettore e stoccaggio di idrogeno verde.

Il nostro piano prevede, inoltre, circa 300 milioni di euro volti a cogliere nuove opportunità in settori in cui l’azienda è già attiva, come l’idrico, l’efficienza energetica e i servizi IT. Nell’idrico stiamo lavorando per trasferirvi il know-how digitale sviluppato nelle reti gas con l’obiettivo di ridurre in maniera significativa le perdite di rete, che come tutti sappiamo in Italia sono altissime. Nell’efficienza energetica, ci proponiamo come soggetto aggregatore per consolidare un settore ancora molto frammentato e che, in linea con le prescrizioni Ue, è chiamato a giocare un ruolo di primo piano nel processo di transizione energetica. Per i servizi IT, siamo prossimi alla creazione di un veicolo societario al quale conferire tutte le attività in ambito Ict. Si tratta di circa cento persone, asset principalmente immateriali per circa 100 milioni, la digital factory e numerose applicazioni proprietarie. Questo passaggio ci consentirà di razionalizzare ulteriormente le attività IT e di costruire nuove sinergie tra le diverse realtà del gruppo, creando i presupposti sia per ulteriori salti di efficienza, sia per aprirsi alla possibilità di mettere a disposizione di terzi le proprie competenze e le innovazioni sviluppate in house.

Quale progetto importante di innovazione la sua azienda sta portando avanti? Con quale obiettivo?

Marco Barra Caracciolo, Cio di Italgas
Marco Barra Caracciolo, Cio di Italgas

Italgas ha posto l’innovazione al centro dei suoi piani di sviluppo sin dal novembre 2016, da quando è tornata in Borsa. In questo percorso la leva della trasformazione digitale ha coinvolto tutta l’azienda. In primis, le reti che, come anticipato, stiamo rendendo completamente digitali. Un network digitale trasmette dati, riceve informazioni ed è in grado di essere controllato e gestito da remoto. Non siamo ancora pienamente arrivati a questo traguardo ma ci siamo molto vicini. E questo perché abbiamo sostituito tutti i vecchi contatori con gli smart meter e tutti i dispositivi presenti sulla rete (impianti intermedi di regolazione della pressione come Grf e Iri) saranno digitali. Siamo a buon punto.

Stiamo raccogliendo miliardi di dati e stiamo provando a interpretarli per gestire in maniera completamente diversa la rete. Nel prossimo anno potremo dire che saremo l’unica utility al mondo ad avere una rete completamente digitale. Ma le infrastrutture da sole non sono sufficienti. Non si può dire di aver operato una vera trasformazione digitale se accanto alle infrastrutture non si rivedono i processi. Rivederli consiste nel trasformare soprattutto quelli “core” in processi digitali. E poi c’è l’ultimo tassello da aggiungere, sicuramente il più importante, che riguarda le persone e il loro sviluppo di competenze digitali, per metterle nelle condizioni di governare le nuove tecnologie. Solo con la convergenza di tutti questi elementi, un network potrà dirsi veramente digitale.

Cosa pensa del Pnrr? Coglierete questa opportunità?

Sono tre le missioni del Pnrr che potrebbero riguardare da vicino Italgas e il nostro settore:

  • La creazione di un ecosistema digitale. Un percorso che, come detto, è quasi completato per quanto ci riguarda e sta già producendo importanti risultati, non solo in termini di maggiore efficienza del servizio, ma anche di riduzione dei costi.
  • L’estensione della rete di distribuzione del gas nelle aree non ancora raggiunte dal servizio attraverso l’utilizzo dei fondi del Pnrr.
  • La terza componente riguarda proprio il biometano e la scelta del governo di destinare circa 2 miliardi di euro al suo sviluppo. Un provvedimento che favorirà sia la riconversione degli attuali impianti biogas verso la produzione di biometano, sia la realizzazione di nuovi impianti grazie all’importante contributo all’investimento (40%).

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