Si punta sempre a guardare in alto, all’Europa, alle strategie comunitarie dettate per tutti i Paesi… Ma arriva sempre quel momento in cui cresce l’urgenza di mettere a fuoco la situazione di casa propria, di guardare verso il basso, fin dentro alle singole regioni, alle città, ai comuni, ai team di lavoro, alle competenze delle singole persone. Arrivano i fondi del Pnrr, ma quanto siamo pronti? I nostri comuni si sono strutturati per recepire i finanziamenti per investire in digitale? Quali competenze mancano?

Nella settimana in cui dall’Europa arrivano 4,7 miliardi di euro di fondi supplementari grazie al piano React-Eu, la Fondazione Etica pubblica una classifica dei capoluoghi di provincia che misura la loro capacità di governo, anche nel digitale. Due fatti tra loro diversi ma collegati da una preoccupazione comune.

1 – Partiamo dai nuovi fondi Eu. La Commissione Europea ha concesso ulteriori 4,7 miliardi di euro all’Italia grazie al piano React-Eu, entrato in vigore a dicembre 2020, per contribuire alla ripresa socioeconomica post emergenza Covid, spingendo la creazione di posti di lavoro per giovani e donne nelle regioni con maggiori criticità, e investendo in competenze per padroneggiare le transizioni verde e digitale.

I fondi, che integreranno le risorse in arrivo destinate al Pnrr, contribuiranno a sostenere i posti di lavoro nelle piccole e medie imprese di Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna. Di questo finanziamento, 1 miliardo di euro andrà nel Fondo Nuove Competenze per sostenere corsi di formazione, mentre 500 milioni rafforzeranno la rete di servizi pubblici per l’impiego, per spingere politiche attive del mercato del lavoro. Isole e Sud più bisognosi di aiuto.

2 – Passiamo allo studio di Fondazione Etica. Analizza la capacità amministrativa dei comuni capoluogo di provincia, attori cruciali nella realizzazione degli investimenti previsti dal Pnrr, a tal punto che la stessa Commissione europea ha chiesto agli stati membri di rafforzare la “capacità amministrativa” ad ogni livello di governo e, dunque, anche comunale.

Lo studio anticipato dal Corriere di ieri (19 settembre) compara la capacità dei comuni di amministrare, con trasparenza ed efficienza. L’analisi parte dai dati che le città hanno l’obbligo di pubblicare nella sezione Amministrazione Trasparente dei propri siti Web (Decreto Trasparenza del 2013) e segue una metodologia applicabile anche ad altri Paesi europei (grazie al progetto pilota che Fondazione Etica sta conducendo per la stessa Commissione europea). 

Ne esce la classifica dei 109 comuni capoluogo di provincia. Bilancio, governance, personale, servizi, ambiente e appalti sono i sei parametri utilizzati per stilare il ranking generale dei capoluoghi mostrando quest’anno come la maggioranza dei comuni (62) abbia ottenuto un punteggio insufficiente nella capacità di governo (con un rating inferiore a 50 su una scala di 100). I migliori comuni sono Reggio Emilia, Prato, Bologna. I peggiori partendo dal basso Agrigento, Chieti e Rieti. Milano 13esima, Roma 47esima.

Ma quanti comuni hanno investito davvero in digitalizzazione? Chi si è dato gli strumenti di governo per gestire questa fase delicata di trasformazione voluta anche dal Pnrr? L’analisi di Etica (qui l’estratto che rimanda al tema della digitalizzazione) indaga sia l’incidenza della spesa per la digitalizzazione, sia la struttura di governance realizzata (se è stato nominato il responsabile della trasformazione strategica, se è stato preposto un organigramma per la gestione dell’agenda digitale all’interno del comune, se l’agenda stessa è stata aggiornata per tempo). Evidenziando uno squilibrio molto forte.

Comuni con maggiore e con minore spesa per informatica - © Copyrights 2012-21 – Fondazione Etica. All rights reserved
Comuni con maggiore e con minore spesa per informatica – © Copyrights 2012-21 – Fondazione Etica. All rights reserved

Teniamo presente che il campione è di 109 capoluoghi: solo 17 comuni (soprattutto al Centro Nord) hanno creato un ufficio all’interno dell’organigramma per gestire l’agenda digitale e solo 27 hanno nominato un responsabile della trasformazione digitaleLa dice lunga sull’intenzione di governare gli investimenti in digitale (che comunque ci sono stati, anche al Sud), come se un chief digital transformation officer potesse lavorare senza una squadra operativa. “È evidente che per una governance efficace della transizione al digitale non è sufficiente nominare il Responsabile per la transizione al digitale: è necessaria la costituzione di un ufficio dedicato, oltre che opportunamente incardinato nell’organizzazione dell’ente” precisa Paola Caporossi, presidente e cofondatrice di Fondazione Etica.
Per quanto riguarda la spesa per la digitalizzazione, svetta in classifica Bologna, seguita a distanza da Venezia, Padova, e Reggio Emilia. Assenti molte altre (il grafico parla).

Ecco, la preoccupazione che emerge da questi due fatti è comune. Sia la spinta per spronare lo sviluppo di realtà regionali sofferenti proposta da React-Eu, sia la sveglia per le città capoluogo data da Fondazione Etica, segnalano un ritardo, dicono che è ora di darsi una mossa. Nulla di inatteso, nessun dramma ma l’urgenza di mettere mano alle strutture di governance prima che arrivino gli investimenti quella sì, è palese.
Le competenze vanno create dal gradino più basso, dalla scuola, dai comuni, dalle regioni, su su fino all’Europa. Non solo spronate dall’alto.

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