Lo spreco alimentare rappresenta un problema enorme in termini di impatto ambientale. Si stima che, ogni anno, circa un terzo del cibo prodotto per il consumo dell’uomo vada sprecato nelle sue varie fasi di produzione agricola, lavorazione, vendita e conservazione. Il tutto con un forte impatto sulle risorse di energia, acqua e terra utilizzate per la produzione. Un fenomeno naturalmente diffuso nei paesi più ricchi, come confermano le stime della Fao, secondo cui in media ogni persona che vive in Europa o in America del Nord spreca intorno ai 95–115 kg di cibo all’anno.
In Italia, secondo il primo rapporto G8 sullo Spreco alimentare, realizzato dall’Osservatorio Waste Watcher International, ogni settimana vengono gettati via 529 grammi di cibo a persona. Un’attitudine in forte contrasto con il primo obiettivo dell’Agenda 2030 Onu di abbattere la fame e la malnutrizione in tutto il mondo.
Fortunatamente si intensificano le iniziative legate alla sostenibilità in uno scenario nel quale le tematiche Esg acquisiscono crescente importanza, entrando nei piani nazionali e nelle strategie aziendali. Contestualmente, anche la tecnologia diventa sempre più funzionale a una migliore gestione dell’ambiente e si sviluppano app in grado di supportare iniziative al servizio della sostenibilità.
Zerosprechi per un’economia circolare
Tra le realtà che si adoperano in questa direzione, un esempio è rappresentato da Zerosprechi e dalla sua app, sviluppata da Deep Lab con l’obiettivo di sostenere il food sharing e ridurre gli sprechi, favorire la socialità dei cittadini e abbattere l’impatto ambientale delle produzioni.
L’iniziativa vede in prima linea Ibm poiché Zerosprechi è una delle giovani aziende innovative che beneficiano del suo programma Startup With Ibm, finalizzato a dare nuova vita ai prodotti alimentari in un ciclo virtuoso che vede sia chi dona sia chi riceve protagonista attivo della lotta allo spreco.
La nuova applicazione è già in uso sul territorio di Bergamo con un progetto dedicato promosso dal Comune lombardo. Disponibile in tutti gli app store, Zerospreschi verrà presto attivata anche in altre realtà territoriali, con l’obiettivo di estendere la rete a tutto il Paese.
L’iniziativa rappresenta un passo avanti nell’ambito del progetto Bitgood, di cui Zerosprechi fa parte, nato per costruire una cultura del cibo basata sui principi del recupero e del riutilizzo, alla base dell’economia circolare, che ha dapprima favorito la connessione tra industria della distribuzione ed enti no-profit e ora punta ad ampliare la solidarietà e promuovere l’economia circolare coinvolgendo i singoli cittadini.
In un anno, il progetto Bitgood ha favorito il risparmio di 60 tonnellate di CO2 associate alla produzione di cibo. Il suo riutilizzo consente infatti di risparmiare acqua e diminuire le emissioni.
Nel cloud Ibm si sperimenta l’app
Zerosprechi si avvale delle tecnologie cloud di Ibm che consentono il funzionamento del meccanismo di food sharing. L’applicazione è progettata per un’esperienza utente senza soluzione di continuità grazie alla scalabilità di Ibm Cloud.
In pratica, ogni utente può fotografare il cibo che desidera donare, inserire le informazioni necessarie nell’app – come la tipologia di alimento e la scadenza -, e condividerle con la propria rete di contatti. Da quel momento, gli alimenti sono a disposizione gratuitamente per il ritiro, presso casa oppure in punti di raccolta.
Zerosprechi contribuisce quindi a facilitare la condivisione del cibo e a ridurre lo spreco alimentare, ma oltre a consentire tutto ciò, l’app permette a chi è in difficoltà nell’accedere agli strumenti di assistenza sociale, di poter contare su una vera e propria rete di solidarietà e condivisione.
È il contrasto allo spreco alimentare, e nello specifico la legge “antispreco” del 2016, che ha ispirato Ibm Business Partner Deep Lab a sviluppare Bitgood e successivamente Zerosprechi.
Lo spiega Fabrizio Saltalippi, direttore Ecosystem di Ibm Italia: “Con il programma Startup With Ibm, abbiamo messo a disposizione le tecnologie cloud per supportare la realizzazione di un’idea che voleva connettere tutte le realtà coinvolte nel processo di recupero e distribuzione dei prodotti alimentari, al fine di favorire una più ampia partecipazione possibile. Molto spesso, infatti, sono le piccole realtà che possono fare la differenza nella lotta agli sprechi, ma si ritrovano a non avere il tempo o le conoscenze necessarie per poter aderire a tali progetti”.
Supportato da un Ibm Embedded Solution Agreement (Esa), Zerosprechi è ospitata all’interno del cloud Ibm, in esecuzione in un cluster kubernetes. “L’Esa ci dà accesso alla tecnologia Ibm di cui abbiamo bisogno, mentre semplifica il modo in cui la forniamo – commenta Marco Cosentino, Cto di Deep Lab –. Entrando in Zerosprechi, i privati cittadini possono dare un contributo in prima persona alla sostenibilità dell’ambiente, sia offrendo gli alimenti in eccesso di cui sono in possesso, sia rendendosi disponibili per ritirare le eccedenze di altri, impedendo dunque che vadano sprecate”.
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