Considerato che dell’evoluzione delle Sim di fatto si parla da circa 10 anni, ed i relativi passi avanti compiuti in questo periodo dalle tecnologie di connettività – con la disponibilità del 5G e lo sviluppo dei progetti IoT – è inevitabile constatare che il percorso per la “smaterializzazione” delle Sim all’interno dei dispositivi, grazie all’utilizzo di eSim e di iSim, pur avendo compiuto alcuni passi in avanti, è di fatto ancora in alto mare. 

Circa un anno fa abbiamo evidenziato le possibili trasformazioni in atto nel mercato e nel corso dell’anno effettivamente è cresciuta la disponibilità di dispositivi con eSim, ma il volume ridotto dei device venduti con questa tecnologia, l’atteggiamento degli operatori – non hanno utilizzato a fondo le leve del marketing per spingerla più di tanto – ed infine anche quello conservativo dei consumatori (solo in pochi casi hanno apprezzato e richiesto di sfruttare le eSim nei device), hanno contribuito allo stallo.

La ricerca nel frattempo ha continuato a lavorare, ed oggi è reale la possibilità di “saltare” l’adozione massiva delle eSim, abbandonando le Sim (nei loro tre formati Sim, microSim, nanoSim), per passare direttamente all’utilizzo di iSim.

Richiamiamo i concetti di base. Sia eSim che iSim sono tecnologie per l’autenticazione degli utenti e dei dispositivi sulle reti mobili ed entrambe non prevedono l’inserimento della schedina di plastica all’interno dei dispositivi, e la sua rimozione in caso di sostituzione. La differenza principale tra le due tecnologie è che nel primo caso (eSim) si parla ancora di un chip separato da quello principale, mentre nel secondo di una piena integrazione delle funzionalità della Sim direttamente nella Cpu.

L’evoluzione delle Sim (fonte: Thales)

Alcuni riferimenti: una normale miniSim misura circa 25×15 mm, la microSim 12x15mm, la nanoSim 8,8×12,3mm, i chip eSim oggi in circolazione hanno una dimensione variabile tra i 5x6mm e i 2,4×2,6mm, ma le iSim integrate nel processore non occupano più di un millimetro quadrato di spazio. Facile quindi immaginare i vantaggi, sia per quanto riguarda la progettazione dei dispositivi, ma ancora di più per quanto riguarda la sicurezza “in hardware” integrabile, la gestione del tutto digitale possibile e il risparmio in termini di energia e consumi. Vantaggi fondamentali questi, nel tempo, anche da parte del pubblico consumer, ma di certo subito nei sistemi IoT per la possibilità di eliminare ogni problematica di manutenzione “fisica” delle Sim a vantaggio di un’operatività del tutto digitale, con evidenti riscontri anche per quanto riguarda la sicurezza.
Entriamo nei dettagli.

I vantaggi di iSim

Le organizzazioni possono dimenticare la gestione degli inventari delle schede Sim e guadagnare in tranquillità perché non è possibile sottrarre la Sim senza sottrarre tutto il dispositivo IoT. L’integrazione in hardware sul chip complica poi i tentativi di hacking, ed offre maggiori possibilità di controllo incrociato tra hardware e iSim, fondamentale, per esempio, per garantire la sicurezza vantaggioso nelle applicazioni di pagamento, di verifica delle identità e sulle infrastrutture critiche.

E’ possibile poi il provisioning di eSim e iSim “over-the-air”, assicurando che il profilo corretto venga scaricato su un determinato dispositivo e che ai dispositivi possano essere applicate patch da remoto quando vengono rilevate delle vulnerabilità. Inoltre, negli ambiti di applicazione IoT, con le iSim utilizzate come root-of-trust, i dispositivi possono fungere da identificatori digitali nelle comunicazioni m2m automatizzate, anche in funzione delle autenticazioni tra dispositivi touchless per un maggior controllo su quando e quali dati vengono condivisi tra quali dispositivi.

I tre step per l’attivazione di iSim su un device consumer (fonte: Thales)

Proprio dallo spostamento delle funzionalità Sim nell’array hardware principale del dispositivo, sul medesimo processore, arriva un’ulteriore serie di vantaggi. In primis per la possibilità data agli Oem hardware di progettare architetture system-on-a-chip (Soc) che integrano la funzionalità Sim in un unico sito che include il modem cellulare, quindi per la riduzione ulteriore dei componenti, che semplifica il design architetturale e può contribuire alla riduzione dei consumi. Riverberata sui milioni di dispositivi IoT utilizzati (circa 30 miliardi a livello globale da qui al 2026) ha un peso non secondario, insieme alla possibilità di portare connettività anche su dispositivi “micro” che fino ad oggi avrebbero dovuto rinunciarvi. 

La sperimentazione Vodafone, Qualcomm, Thales

Interessante, in queste direzioni, la sperimentazione presentata in questi giorni da Vodafone con Qualcomm Technologies e Thales, che hanno unito le forze per mostrare il funzionamento di uno smartphone con iSim che oggi beneficia finalmente di specifiche definite da Gsma. Ai vantaggi, nell’utilizzo di iSim su un dispositivo di questo tipo si aggiunge quello di una maggiore integrazione anche con la Gpu ed ovviamente la possibilità per l’operatore di non vanificare gli investimenti già compiuto sulle infrastrutture eSim. In particolare per il proof of concept sulla rete Vodafone si è utilizzato un dispositivo Samsung Galaxy Z Flip3 5G alimentato da una Snapdragon 888 5G Mobile Platform, con una Secure Processing Unit Qualcomm integrata ed in esecuzione il sistema operativo Thales iSim.

Enrico Salvatori, vice president Qualcomm Europe
Enrico Salvatori, vice president Qualcomm Europe

“Le soluzioni iSim ]…[ liberano spazio prezioso nei dispositivi per gli Oem e forniscono flessibilità agli utenti dei dispositivi per beneficiare del pieno potenziale delle reti 5G e delle esperienze in una vasta gamma di categorie di dispositivi – spiega Enrico Salvatori, senior vice president and president, Europe/Mea, Qualcomm -.  Alcune delle aree che beneficeranno maggiormente della tecnologia iSim includono smartphone, pc mobile, cuffie VR/XR e IoT industriale. Ingegnerizzando la tecnologia iSim nel Soc, siamo in grado di creare un ulteriore supporto per gli Oem nella nostra piattaforma Snapdragon”.

iSim, combinata con la piattaforma di gestione remota Vodafone, oltre a permettere ai dispositivi di essere connessi senza Sim fisica e chip dedicato, permetterà ai clienti di beneficiare di più account su un dispositivo, mentre all’operatore consente di eliminare la necessità di schede Sim separate e la plastica aggiuntiva. A questo proposito la stessa Vodafone, proprio negli ultimi mesi, ha annunciato l’arrivo di una Sim “ecologica” in plastica riciclata, ma la vera rivoluzione sarà possibile solo con iSim integrata in tutti i dispositivi, per cui è necessaria una forte collaborazione con gli Oem che si dovranno confrontare anche con le economie di scala delle diverse aree geografiche.

iSim – Il progetto Vodafone, Qualcomm, Thales

Rischi e opportunità

A fronte dei tanti vantaggi evidenziati, la migrazione verso uno scenario iSim anche per i dispositivi consumer deve imporre qualche riflessione. E di sicuro qualche cambiamento “culturale” sia da parte degli operatori sia da parte degli utenti. I primi dovrebbero finalmente accettare e raccogliere la sfida di marketing di riuscire ad offrire servizi personalizzati ma anche di farlo senza fare leva su nuovi “vincoli” imposti agli utenti, possibile grazie alla stretta integrazione hardware/Sim. Molto dipenderà, infatti, dall’effettiva flessibilità che i Csp decideranno di offrire ai consumatori.

Dovrebbe rimanere consentito, per esempio, spostare senza problemi la propria utenza da un dispositivo all’altro come è possibile fare oggi con una Sim di plastica, sfruttando un unico profilo da attivare o disattivare a seconda del dispositivo utilizzato. Ma gli operatori dovrebbero accettare anche un’ancora maggiore “fluidità” nei cambi di fornitore da parte dei consumatori. Non avrebbe senso spingere l’utilizzo di iSim senza pensare di beneficiare per esempio, della “portabilità immediata”, o imponendo vincoli.

Si tratta di possibilità che sarebbero ricompensate a fronte di una capacità del marketing di offrire servizi mirati, proprio a partire dalle modalità d’uso. Per esempio quelle legate alla possibilità di utilizzare un’unica sottoscrizione per collegare un dispositivo di comunicazione con un wearable, o con un dispositivo IoT di domotica (in alcuni casi già permesso ora con eSim), ma soprattutto quella di poter ospitare su un unico chip diversi account, così da non vanificare i vantaggi oggi possibili solo sugli smartphone dual Sim.

Il progetto Nokia iSim Secure Connect

Nell’ambito della gestione di piattaforma iSim opera per esempio anche Nokia, con il progetto iSim Secure Connect, che punta su questa tecnologia per la gestione flessibile delle sottoscrizioni attraverso un ID digitale affidabile per i servizi elettronici pubblici e privati e la gestione automatizzata del ciclo di vita di eSim e iSim, in modo da permettere alle aziende di lanciare nuovi servizi più rapidamente, migliorare la soddisfazione dei clienti e aumentare l’efficienza operativa, anche e proprio negli scenari IoT.

Nokia iSim Secure Connect

Il mercato delle spedizioni di dispositivi compatibili con eSim e iSim, inclusi smartphone, smartwatch e dispositivi IoT cellulari, dovrebbe superare i 6 miliardi di unità entro il 2025 (488 milioni circa invece il numero dei soli dispositivi consumer, fonte: Counterpoint), alimentato dalla crescente domanda di servizi IoT e dalla convenienza e dalla riduzione dei costi che la tecnologia iSim offre a Csp, aziende e utenti finali. Si tratta di raccogliere con mente aperta una sfida, ma tenendo come riferimento oltre che i legittimi interessi dei Csp, anche quelli dei consumatori al centro. 

Si è iniziato ad utilizzare le miniSim nel lontano 1996, si parla di Sim saldate sulle schede degli smartphone dal 2013, con le eSim che sono evolute per sette anni e che solo nell’ultimo hanno visto effettivamente un utilizzo di mercato in Italia, oggi finalmente di progetti iSim concreti. La maratona sembra ancora molto lunga e la previsione di un’affermazione decisa di iSim per il 2025 decisamente ottimistica.     

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