Si avvicina all’anniversario del decimo anno il lancio di una politica nazionale per le startup innovative, e a breve compirà sette anni anche il varo dell’analoga iniziativa in favore delle Pmi innovative. In questi giorni, il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, ha presentato la sesta edizione della relazione annuale (2021) sullo stato di attuazione e l’impatto delle misure a sostegno delle startup e delle Pmi innovative, con una serie di anticipazioni relative al 2021.
Si tratta della fotografia relativa al quadro organico delle politiche di supporto, con gli interventi che sono stati delineati considerando i diversi caratteri delle imprese, tra cui il ciclo di vita aziendale, per rendere l’ecosistema più solido e competitivo. Soprattutto, la relazione contiene i principali risultati raggiunti negli ultimi due anni, con anche le evidenze relative alla fine del terzo trimestre 2021. Numeri nel complesso che lasciano guardare con ottimismo al futuro delle realtà che “innovano”, in relazione alla capacità di adattamento e trasformazione manifestate in un momento di continua evoluzione e ricco di sfide.
I trend positivi già registrati nel 2020, ancora di riferimento anche in questa edizione, di fatto sono stati confermati nel corso dell’ultimo anno. La capacità di resilienza e adattamento è documentata dai numeri. Al 30 settembre del 2021 il numero di startup innovative è risultato ancora in crescita con 13.999 realtà ed un incremento del 16,8% rispetto alla fine del 2020, mentre le Pmi innovative sono oggi 2.066 in crescita del 15,5%. Possiamo ricordare che nel 2020, invece, il numero di iscrizioni nella sezione speciale del registro delle imprese era cresciuto rispetto al 2019 del 10% per le startup innovative e del 31,4% per le Pmi innovative.
E’ l’analisi delle performance economiche delle startup a mostrare i segnali più incoraggianti: con il valore aggregato della produzione in crescita pari a circa 1,7 miliardi di euro. Un buon dato, anche se permane la difficoltà di scale-up delle startup su cui invece varrebbe la pena puntare e lavorare perché, per esempio, appena l’8,6% delle imprese è riuscita a superare nel 2020, i 500mila euro di fatturato e tra queste, solo 375 (il 3,7% del totale) si attestavano al di sopra del milione di euro. Sono proprio le startup con oltre mezzo milione di euro di fatturato però ad occupare il 39,7% degli addetti.
Per quanto riguarda i riferimenti ai diversi settori dell’attività economica il rapporto rivela che il 37,9% delle startup innovative (5.308), e il 31,2% del totale delle Pmi innovative (644) operano nella produzione di software, consulenza informatica e attività connesse, ed in questo settore i tre quarti si occupano principalmente di realizzare programmi e applicativi informativi. Mentre circa il 14,3% di startup ed il 12,6% delle Pmi si occupa di ricerca scientifica e sviluppo. Anche questo un elemento che dovrebbe portare a riflettere su come “l’innovazione” si misuri di fatto ancora sulla maggior parte delle realtà che operano già in comparti avanzati.
L’analisi della dislocazione territoriale, invece, evidenzia ancora come sia la Lombardia a confermarsi la regione con il maggior numero di realtà innovative (3.751 startup, ovvero il 26,8% del totale e 602 Pmi, ovvero il 29,1% del totale). Seguono poi Lazio (1.638 startup, l’11,7% del totale e 231 Pmi, 11,2%) e la Campania (1.238 startup e 158 Pmi).
La crisi pandemica e la transizione digitale hanno visto le startup innovative far leva sulle capacità di adattamento ai nuovi scenari anche attraverso lo studio di nuovi modelli di produzione, distribuzione e consumo di beni e servizi.
Giusto aspettarselo proprio dalle startup, ma in ogni caso queste realtà hanno saputo individuare anche nuove nicchie di mercato per cui realizzare prodotti e servizi innovative e sviluppare nuove tecnologie o attivarsi nell’ambito della ricerca.
E’ lo stesso ministro Giancarlo Giorgetti a sottolineare alcuni degli ambiti su cui è ora, ancora, importante lavorare: “Per rafforzare questa tendenza positiva ]…[ è imprescindibile uno sforzo supplementare finalizzato ad innalzare, in termini assoluti, il numero degli operatori dell’ecosistema dell’innovazione, e portarlo a livelli comparabili a quelli di altri Paesi tecnologicamente avanzati. Il cambio di paradigma investe anche la dimensione qualitativa delle iniziative imprenditoriali di carattere innovativo. Il Governo è impegnato a stimolare il potenziale di innovazione che startup e Pmi innovative possono generare a supporto della trasformazione delle filiere nazionali, nel quadro della doppia transizione, digitale ed ecologica“.
Entra in gioco a questo proposito il Pnrr.
Secondo il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, dei 235 miliardi complessivi, il 27% è finalizzato a stimolare innovazione e digitalizzazione con interventi volti a rafforzare la manifattura italiana puntando sull’aggiornamento tecnologico delle filiere.
Inoltre sono previste misure per lo sviluppo del trasferimento tecnologico “così da realizzare un’integrazione del mondo delle università e della ricerca con il sistema produttivo e da fornire spazi di sperimentazione, utilizzo e diffusione di soluzioni innovative”, specifica Giorgetti. I processi di startupping e i programmi di accelerazione saranno infine incentivati attraverso il ricorso al venture capital. Al contempo, verrà incentivato il ricorso al venture capital per supportare i processi di startup e potenziare i programmi di accelerazione nei settori strategici del tessuto produttivo nazionale.
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