Per i board è il momento di riconsiderare quali sono gli elementi alla base dell’effettiva crescita aziendale e quindi valutare dove e come indirizzare gli investimenti tecnologici. Emerge infatti, trasversale alle industry, l’importanza di nuove forme di analisi degli economics, non solo basata sul profitto, ma anche sullo sfruttamento intelligente e sostenibile delle risorse del pianeta e sull’effettiva valorizzazione delle persone. Una crescita possibile grazie alla spinta su automazione e AI, in cui i dati, insieme alle tecnologie per valorizzarli, rappresentano asset strategici per ripensare le metriche del business, e andare oltre quelle esclusivamente orientate al profitto. Sono le evidenze messe in luce anche dallo studio Limitless: The Positive Power of AI di Cloudera, condotto con Sapio Research. La ricerca ha coinvolto complessivamente 2.213 decisori aziendali (realtà con oltre 1.000 dipendenti), dei quali il 54% CxO, e 10.880 knowledge worker tra Usa, Emea (con un’importante partecipazione anche dell’Italia con 150 decision maker e 1.001 knowledge worker), India e area Apac.

Le priorità per i Business Decision Maker
Le priorità per i Business Decision Maker (fonte: Limitless: The Positive Power of AI, Cloudera)

Lo studio, in primis, vede decision maker e knowledge worker concordare nel ritenere che i dati utilizzati dall’impresa dovrebbero migliorare le comunità in cui le aziende operano. In particolare si alza l’attenzione sulla correlazione tra obiettivi di business e obiettivi Esg (environmental, social, governance). Oltre uno su quattro dei decisori ambientali è già attivo per dare priorità agli investimenti per una governance ambientale, sociale e aziendale. Una percentuale più alta, per esempio, anche rispetto a quella di chi pensa sia prioritario focalizzarsi su nuovi prodotti e servizi o accelerare la crescita finanziaria.

Il 24% dei decisori aziendali e una percentuale assimilabile dei knowledge worker pensano che la loro azienda dovrebbe sostenere pubblicamente pratiche commerciali sostenibili; soprattutto i lavoratori della conoscenza – in una percentuale quasi plebiscitaria pari all’81% – ritengono necessario utilizzare l’AI per adottare pratiche commerciali più sostenibili che vadano a beneficio sia della loro organizzazione, sia delle comunità nelle quali operano.

Si assiste in particolare ad un reale cambiamento di atteggiamento in azienda nei confronti di AI, machine learning e data analytics considerate tecnologie abilitanti su cui puntare, anche se realmente è solo un terzo del campione dei decision maker ad operare attivamente per l’implementazione di queste tecnologie. Si tratta di iniziare a utilizzare i dati per fornire risultati più sostenibili velocemente, con una nota: non operare in questa direzione, secondo circa un quarto di entrambi i campioni, avrà un impatto anche sulla capacità di trattenere i talenti.

Le priorità nell'utilizzo dei dati per i Kwnoledge Worker
Le priorità nell’utilizzo dei dati per i Kwnoledge Worker (fonte: Limitless: The Positive Power of AI, Cloudera)

L’automazione tramite AI, lo sfruttamento della data analytics ed il machine learning, nel percepito degli operatori, non sembra invece impattare sulla paura di perdere il posto di lavoro. Se ne registrano piuttosto i benefici in termini di risparmio di tempo (37%) e di maggiori possibilità di concentrarsi sulle attività a valore aggiunto e più strategiche mentre è sentito il bisogno di investire nella riqualificazione dei propri dipendenti.

Il 91% dei decision maker dichiara poi che la propria organizzazione si impegnerà a investire nella riqualificazione dei dipendenti man mano che un maggior numero di task viene automatizzato, ma si sottolinea anche il bisogno di trasformare i dipendenti partner nel processo di aggiornamento e riqualificazione per garantire un esito positivo duraturo dei progetti.

La prospettiva italiana

Con Fabio Pascali, regional director di Cloudera per l’Italia, caliamo i numeri della ricerca nel dettaglio della realtà italiana. “I numeri italiani testimoniano in concreto un’attenzione elevata sui temi indagati dalla ricerca, ma allo stesso tempo non ancora del tutto allineata per quanto riguarda le realizzazioni sul campo”, esordisce Pascali. Vale per quanto riguarda l’adozione di soluzioni di AI, ML e per la data analytics, applicate all’Esg. “Resta tuttavia molto interessante la valutazione sul rapporto stretto tra temi Esg e profitto. A testimoniare una coscienza radicata nel considerare l’Esg legata a filo doppio con il business”. Digital transformation e produttività certo sono prioritarie per le aziende ma i temi ambientali, sociali e di governance suscitano un interesse importante, con le tecnologie emergenti riconosciute come strategiche per gli sviluppi in ambito Esg che impattano sulla produttività complessiva delle aziende.

Oggi poi anche in Italia sempre di più le persone guardano a come le aziende affrontano i temi etici per valutare il proprio legame con esse, e se l’obiettivo è trattenere i talenti, si evince l’importanza di un approccio Esg efficace sostenuto dai dati. “Si tratta di analizzare e valorizzare quantità enormi di informazioni, di diversa natura, in velocità. E AI, ML e data analytics possono supportare efficacemente queste pratiche”.

Fabio Pascali
Fabio Pascali, regional director Cloudera per l’Italia

In Italia il mondo delle grandi aziende è già sensibile a questi temi. In particolare lo sono i verticali energy, telco, finance, cybersecurity, che li declinano anche nei piani industriali. “Certo servono le risorse adeguate anche in termini di competenze. Non si parla solo di investimenti economici. Senza tenere conto poi del fatto che tutto l’ecosistema che opera con queste aziende è chiamato ad adeguarsi, in un circolo virtuoso”.
L’artificial intelligence si rivela indispensabile. I risultati delle analisi, affinché i dati siano utili, devono essere prodotti in tempi stringenti. Da qui anche tutta la complessità relativa alla gestione di tutti i punti di origine delle informazioni, interni ed esterni all’azienda.

L’approccio di Cloudera al dato è quindi un approccio end-to-end. Significa valorizzare il dato per la sua natura intrinseca ed in ogni contesto. Spiega Pascali: “Esg, produttività, valorizzazione delle risorse sono i diversi ambiti in cui il dato può portare valore se trattato con una prospettiva ‘olistica’, con l’idea di catturare le informazioni all’origine, anche all’edge, e dall’esterno, elaborarle real-time o near-realtime, mentre fluiscono, ed ottenere risposte rapide al momento. Consapevoli che, anche una volta ‘spostati’ in data warehouse evoluti, i dati possono essere ancora interrogati in modo approfondito con l’AI, e continuano ad offrire informazioni, secondo diverse prospettive ed in un contesto più ampio, oltre la soluzione del singolo problema”. Questo è possibile farlo in cloud, on-premise, su un’infrastruttura ibrida in modo che dati e applicazioni esprimano il potenziale ovunque, senza vincoli rispetto al cloud provider, per esempio.
Tutto lo stack Cloudera poi è basato su risorse open source e sulla community Apache, un ulteriore vantaggio per quello che riguarda i valori di apertura e interoperabilità.

Per le aziende, la valorizzazione dei dati attraverso gli algoritmi oggi è il vero elemento differenziante e rappresenta un vantaggio competitivo. Cloudera in Italia conta clienti soprattutto nel mondo finance, energy e nella PA. Le sue soluzioni sono utilizzate per esempio per governare le infrastrutture fisiche, in modo da organizzare meglio manutenzione predittiva e sicurezza. Altri interessanti casi d’uso emergono anche in ambito automotive, sulle auto intelligenti, quando si tratta di gestire negli equipaggi anche le competenze a bordo, in modo da fornire un servizio più adeguato al bisogno. Disporre di informazioni realtime, elaborarle, metterle a disposizione di un operatore a supporto delle decisioni, sono tutti casi quindi in cui l’AI può fare la differenza anche nei servizi per i cittadini.

Per quanto riguarda il manufacturing, un verticale rimasto fino a questo momento quasi “in ombra” rispetto agli argomenti trattati, Pascali ci spiega: “Ha compiuto senza dubbio un balzo in avanti grazie ai progetti Industria 4.0, resta comunque un verticale frammentato. Non mancano applicazioni concrete, ma spesso risolvono un aspetto puntuale, piuttosto che secondo un modello end-to-end. E’ un mercato in ogni caso su cui converge anche la nostra attenzione”.

I risultati del lavoro in Italia soddisfano la corporate, anche per l’attenzione ai cambiamenti del mercato e a come viene interpretato. “L’ecosistema – spiega Pascaliè tassello importante di crescita e cartina di tornasole, perché vediamo le aziende cercare Cloudera e le nostre certificazioni. Ora vogliamo crescere ancora nel mercato public sector e local public sector (per quanto riguarda le smart city, per esempio), in relazione anche agli obiettivi che la PA stessa si è data con il Pnrr, sulla governance dei dati e la loro valorizzazione. Finance, energy, utility e telco continueranno ad essere per Cloudera focus importanti in cui continuiamo a crescere, anche grazie alle nuove release ed ai moduli di ML per la Cloudera Data Platform, aiutuando i clienti a trasformare le idee in tempi più rapidi, grazie alla disponibilità di data services out of the box su cui costruire rapidamente nuovi processi, sfruttando anche lo sviluppo no-code e low-code”.

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