Lo smart working e le soluzioni ibride continuano a prevalere anche nel 2022 ed è ormai chiaro che non ci sarà un dietrofront rispetto alla loro diffusione. Oggi cambiano però continuamente le dinamiche dell’hybrid work, alla ricerca di un sempre miglior equilibrio tra lavoro e vita privata. In questo contesto, si fa strada il nuovo concetto di workation che associa la postazione di lavoro virtuale alla mobilità e al viaggio, in una ricerca di equilibrio tra produttività da un lato e tempo libero e piacere dall’altro, puntando a evitare l’eccesso di connessione e il sovraccarico di lavoro. Il workation è un trend del momento, diffuso soprattutto in America, che abbina dunque l’esperienza di lavoro a quella del viaggio. “Andare in workation”, sintetizza bene il concetto.

Workation, mix tra lavoro e vacanza

Una modalità che prende sempre più piede spostando l’attenzione dal comfort fisico al comfort psicologico e che sembra avere efficacia su molti aspetti. Infatti, il 67% degli americani ha vissuto un’esperienza di workation per “ricaricare le batterie” dal punto di vista mentale ed emotivo e un altro 94% pianifica di farlo nuovamente già nel 2022 e comunque in futuro. L’86% dei dipendenti è saldamente convinto che la propria esperienza di workation abbia aumentato la propria produttività, l’84% è più soddisfatto del proprio lavoro e l’81% è più creativo nello svolgimento delle proprie mansioni. 

Workation - Produttività sul lavoro
Quanto la workation aiuta la produttività sul lavoro (Fonte: Passport-Photo.Online) 
I dati emergono dal sondaggio di Passport-Photo.Online su oltre 1.000 americani reduci da recenti esperienze di workation. La maggior parte dei professionisti ha optato per questa soluzione lavorativa nel 2020-2021 fondamentalmente a causa dell’emergenza sanitaria e oltre la metà lo ha fatto per un massimo di 4 settimane. Il 18% ha deciso di andare in workation specificamente per prevenire o affrontare il burnout, diventato un fenomeno così pressante negli ultimi anni che l’Oms lo riconosce oggi ufficialmente come un problema di salute derivante dall’occupazione.
 

La pandemia ci ha sicuramente insegnato quanto siano essenziali le strumentazioni tecnologiche per restare connessi con gli altri, soprattutto se si parla di lavoro. Poter fare affidamento su una connessione internet stabile, veloce e affidabile è infatti fondamentale per il 65% degli americani intervistati, così come importante è uno spazio adatto per lavorare (63%); la presenza di una sala riunioni silenziosa e tranquilla è una priorità nel 15% dei casi.

Workation - Risultato esperienza
 Giudizi sull’esperienza workation più recente (Fonte: Passport-Photo.Online)

Sebbene gli effetti collaterali negativi del workation non manchino – come l’alto costo della vita (71% del campione), l’impatto negativo sull’equilibrio tra lavoro e vita privata (56%), l’asocialità (18%) -, soppesando i pro e i contro, questa nuova modalità di lavoro sembra avere sicuramente importanti effetti positivi sulla salute mentale dei dipendenti, il benessere generale e la vitalità, emerge dall’indagine. 

Identikit del “nomade digitale”

Il concetto di workation è legato a quello del “nomade digitale”, ovvero chi adotta questo modo di vivere lo smart working. Il numero dei nomadi digitali negli Stati Uniti è in forte crescita, passato cioè da 6,3 a 10,2 milioni tra il 2020 e il 2021 e aumentato del 50% rispetto al 2019, rileva Passport-Photo.Online.

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Numero di nomadi digitali negli Stati Uniti (Fonte: Passport-Photo.Online)

Si tratta di un misto di lavoratori full-time (71%) e part-time (29%) che per mantenere questo stile di vita nomade, nel 36% dei casi è un lavoratore freelance per diverse società, nel 33% un imprenditore e nel 21% dei casi un dipendente fisso. La propensione a diventare nomadi digitali è maggiore da parte degli uomini (59%) rispetto alle donne (41%). 

I principali campi nei quali operano i nomadi digitali sono l’IT (19%), i servizi creativi (10%), l’educazione (9%), la consulenza, coaching e ricerca (8%), le vendite, marketing e pubbliche relazioni (8%) e la finanza e contabilità (8%).

Le trasferte vacanziere dei lavoratori itineranti durano mediamente in 3-4 Paesi in totale. A livello geografico, l’Indonesia è tra le destinazioni più popolari, seguita dal Messico e dalla Thailandia. In questi spostamenti, il 51% dei nomadi digitali preferisce alloggiare in un hotel; il 41% essere ospitato da amici o famiglia, il 36% in Airbnb e a questo proposito emerge come il numero di recensioni da ospiti statunitensi su questo sito che menzionano l’opzione “lavorare da remoto” sia quasi triplicato dall’inizio della pandemia. Seguono i camper (21%) e gli ostelli (16%).

In termini generazionali, il nomade digitale è rappresentato da millennials per il 44%, dalla generazione X per il 23%, dalla generazione Z per il 21% e dai baby boomers per il 12%. Non sorprende dunque che il 76% dei nomadi digitali solitamente adotta nuove tecnologie prima di altre categorie (36%) e circa il 77% usa la tecnologia per vantaggi competitivi sul lavoro.

Nomadi digitali - Sfide principali
Sfide principali per i nomadi digitali (Fonte: Passport-Photo.Online)

Al di là delle sfide da affrontare, per la stragrande maggioranza di chi ha adottato il nomadismo digitale gli effetti benefici sulla vita lavorativa e privata sono stati molto positivi. Il fenomeno è infatti in forte crescita: sono ad oggi 24 milioni gli americani che non sono ancora nomadi digitali e affermano di volerlo diventare nei prossimi 1-2 anni, con un incremento del 20% rispetto al 2020. Non è dunque difficile prevedere che questo trend si diffonderà sempre più a livello globale arrivando in futuro anche in Italia, dove già qualcuno lo sta sperimentando.

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