Solo se si lavora insieme (enti di standardizzazione, vendor e industria) e si ragiona su standard aperti e interoperabili il risultato della ricerca tecnologica porta a soluzioni reali e interconnesse. Un approccio alla standardizzazione spesso alla base di alleanze fra vendor di tecnologia e industria (più volte adottato in vari contesti), che spinge la ricerca in ambiti innovativi.
Ma non sempre tutti uniscono da subito le forze per cooperare, soprattutto quando la partita in gioco ha incognite e grandi opportunità di business. E rieccolo il metaverso (devo farmene una ragione).
Cosa è successo.
E’ stato costituito nelle scorse settimane il Metaverse Standards Forum, un luogo per la cooperazione tra le organizzazioni di standardizzazione e le aziende per promuovere lo sviluppo di standard di interoperabilità per un metaverso aperto e inclusivo e accelerarne lo sviluppo e la distribuzione attraverso progetti pragmatici. Sottoscritto da un centinaio di aziende, enti e big tech, il forum si impegna a contribuire nella definizione di standard per la tecnologia del metaverso: standard aperti e interoperabili in grado di supportare soluzioni per la realtà aumentata (AR) e virtuale (VR), interazione 3D interattiva, interfaccia umana, sistemi geospaziali, gemelli digitali, avatar fino alle transazioni finanziarie. Per sviluppare, con un linguaggio comune, il potenziale che il metaverso può esprimere.
Sulla scia della dichiarazione dei firmatari il forum ha l’obiettivo di definire “un metaverso aperto e inclusivo su scala pervasiva, che richiederà una costellazione di standard di interoperabilità aperti”. Per questo si lavorerà attraverso hackathon e strumenti open source per definire ogni dettaglio: dalla terminologia coerente evitando confusioni lessicali su cosa sia metaverso, alla prototipazione per passare a linee guida di implementazione, “progetti pragmatici basati sull’azione”.
Tra le aziende digitali aderenti spiccano Meta, Microsoft, Alibaba, Huawei, Adobe, Epic Games, Nvidia, Qualcomm, Sony Interactive Entertainment, enti di standardizzazione quali World Wide Web Consortium (W3C ) o Open Geospatial Consortium, così come aziende industriali come Ikea o Zeiss (la lista dei principali firmatari è aggiornata ogni giorno sul sito ufficiale).
Ma spiccano anche grandi assenti come Apple, che sta lavorando su un proprio visore per realtà mista, virtuale o aumentata, in aperta concorrenza con quello di Meta, senza ad oggi avere reso noto il piano preciso. Ma non è l’unica a glissare: mancano anche Roblox e Niantic (lo sviluppatore di Pokémon Go), società che hanno già dato vita alla fusione tra mondo dei giochi e universo virtuale con successo.
Il consorzio è in divenire, “aperto a qualsiasi organizzazione senza alcun costo”, cresciuto in solo due settimane dalla trentina di sottoscrittori iniziali al centinaio di oggi, e da luglio dovrebbe avviare le prime riunioni operative. “Il Forum non creerà gli standard in sé – precisa lo statuto – ma coordinerà i requisiti e le risorse per promuovere la creazione e l’evoluzione degli standard all’interno delle organizzazioni di standardizzazione che lavorano nei settori pertinenti”.
Il rischio di non partecipare ai lavori sarebbe quello di creare mondi isolati e non mondi virtuali comunicanti, con una partenza zoppa del metaverso stesso. “Il potenziale del metaverso sarà realizzato al meglio se sarà costruito su una base di standard aperti“, un frase che rafforza l’invito – fatto direttamente dal presidente del Metaverse Standards Forum, Neil Trevett (vice president developer ecosystems di Nvidia) – ad aderire al progetto, aperto a tutti, anche al mondo delle criptovalute. E anche a quelle big tech (leggi Apple) che ad oggi marciano da sole.
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