Il Chief Information Officer (Cio) è responsabile delle tecnologie informative e delle comunicazioni e, tra le figure aziendali, negli ultimi anni è quella che più si è dovuta evolvere in relazione ai profondi cambiamenti legati alla pervasività del digitale nei progetti di trasformazione aziendale. Il lungo periodo di pandemia ha evidenziato ancora di più questo tratto. Parliamo oggi di una figura professionale il cui valore è legato a filo doppio alla capacità di restare al passo con l’innovazione per cui la flessibilità è forse la prima qualità, considerato come oramai l’area delle competenze debba essere sempre più trasversale, prevedere conoscenze e tutto tondo non solo della realtà di appartenenza ma anche del “contesto”.
Alle hard skill tecnologiche oggi il Cio deve affiancare soft skill che comprendono anche evidenti capacità manageriali, organizzative, di visione. E deve diventare sempre più figura di riferimento per il business. Ne parliamo con Paolo Fortuna, managing director di NFON Italia, con lo scopo di delineare, sulla scorta anche della sua esperienza sul campo, i tratti salienti del Cio del III millennio e come la proposta tecnologica NFON possa facilitare al Cio la missione di traguardare i progetti di trasformazione ed efficienza in atto nelle aziende di tutte le dimensioni. Bussola per orientarsi è la survey condotta alla vigilia dell’estate da NetConsulting cube in collaborazione con NFON. 

Paolo Fortuna, managing director NFON Italia
Paolo Fortuna, managing director NFON Italia

“Quando si parla di tecnologie in azienda – esordisce Fortunail Cio continua ad avere un ruolo predominante ed essere interlocutore di riferimento. Ma viviamo oggi una situazione di totale cambiamento ed anche questa figura deve adattarvisi. Per questo, e proprio allo scemare della pandemia, ci è parso importante sondare come si orientano e interfacciano i Cio con le soluzioni con cui si aggiornano, dai sistemi di comunicazione a quelli di informazione”.

I risultati della ricerca consentono una clusterizzazione delle risposte dei 127 Cio su quattro tipologie di profili. Prosegue e dettaglia Fortuna: “Per esempio, il gruppo Social predilige l’utilizzo di fonti informative digitali, utilizza più tipologie di social network per confrontarsi con colleghi e amici e segue le opinioni dei social influencer; mentre il profilo Focused si informa prevalentemente sui media analogici e si focalizza su un set ristretto di fonti di informazione con baricentri certi. Il profilo dei Cio Digital First tende a ricavare informazioni prevalentemente dai canali digitali, con un’elevata varietà di fonti e tende a rifuggire da tutto ciò che è analogico. Infine, il gruppo di Cio Explorer è costituito dagli open-minded che si informano attraverso l’utilizzo di qualsiasi fonte di informazione (analogica, digitale, social), con un’elevata varietà di utilizzo delle fonti”.
Ulteriori spunti di riflessione offre la distribuzione dei Cio all’interno dei quattro macrogruppi. Fa parte del gruppo Social l’11% del campione (la percentuale più bassa), mentre appartiene al gruppo Focus il 18,9%, rientra tra i Digital First il 29,1% del campione ed infine appartiene al gruppo Explorer il 40%.

Fortuna: “Interessante risulta la modalità di utilizzo delle fonti di informazione da parte dei Cio, non solo nell’ambito lavorativo, ma anche nella vita privata. Soprattutto è da evidenziare che mentre il Cio di 7/8 anni fa sarebbe appartenuto prevalentemente alla categoria Focused, oggi si legge un cambio di rotta importante accelerato dalla necessità, durante la pandemia, di utilizzare gli strumenti digitali”. Colpisce positivamente la percentuale di Explorer (la maggiore) che evidenzia “Cio di mentalità aperta che sanno documentarsi sui canali tradizionali, ma accedono anche ai canali digitali per arricchire la propria preparazione e manifestano interessi privati che documentano un ottimo livello culturale ed ampia varietà di interessi”.

I dati evidenziano che anche l’esperienza privata di “esplorazione del digitale” si riflette positivamente nei feedback di ritorno dei Cio in azienda, per esempio per quanto riguarda lo smart working, interpretato non come mera “remotizzazione del lavoro”, a vantaggio di una reale strategia di evoluzione nella gestione delle risorse umane.

In questo contesto la proposizione tecnologica NFON, focalizzata sulle soluzioni di comunicazioni in cloud, integrate con i processi di business aziendali, aggiunge valore alla digital transformation e facilita il lavoro dei Cio chiamati a valorizzare il lavoro da remoto esaltandone però anche la componente “smart”. “Tuttavia – precisa Fortunanon è possibile pensare alla trasformazione riducendola ad un mero esercizio accademico e tecnologico. Non basta “disporre” della tecnologia bisogna imparare ad utilizzarla appieno, avere la sensibilità giusta, coinvolgere le risorse umane, fare in modo che gli strumenti a disposizione non siano silos di comunicazione ma vengano integrati con i processi di business aziendali, così da rappresentare un vero acceleratore”. Servono cultura ed il reale coinvolgimento delle risorse umane da sensibilizzare. “Un meeting one to one, in ufficio o a casa è profondamente diverso, sono indispensabili cultura e sensibilità per utilizzare gli strumenti di comunicazione senza farli diventare invadenti o con impatto negativo sulla privacy”.

NFON oggi incontra le esigenze di ogni tipologia di realtà, anche le Pmi, proprio perché consente ai Cio l’integrazione forte delle componenti di comunicazione con i processi di business. “Non si tratta di offrire semplicemente telefonia in cloud e video ma, per esempio, consentire alla parte telefonica di beneficiare delle componenti video e di condivisione integrate con gli altri strumenti di collaboration già presenti in azienda (per esempio proprio Microsoft Teams), e quindi con gli strumenti di business ed il Crm“, dettaglia Fortuna. NFON si integra con più di 60 Crm sul mercato così che dall’applicazione stessa si possano utilizzare i servizi NFON già “nel” Crm o sia possibile ricevere una telefonata sulla piattaforma visualizzando già le informazioni del chiamante direttamente dal Crm. “E’ questo l’approccio migliore per il futuro: dall’adozione dei sistemi di comunicazione per lavorare, si tende quindi ad un approccio organico, strutturato e strategico integrato nei processi”.

Al riguardo, nel corso dell’anno, NFON ha anche lanciato una nuova soluzione, Contact Center Hub, flessibile e modulare, proprio per incontrare le esigenze delle aziende. E “resta fondamentale l’ecosistema dei partner per essere presenti sul territorio in modo capillare e fare leva sui system integrator focalizzandoli su una strategia che non è mera rivendita di una soluzione di comunicazione, ma punta alla realizzazione di progetti articolati strategici per l’azienda finale”, precisa Fortuna.

Oggi per i Cio del nostro tessuto aziendale più del costo è di interesse la semplicità. Proprio per l’assenza di una struttura articolata e complessa le nostre Pmi puntano su affidabilità, facilità di gestione e supporto. Una proposta basata completamente in cloud, come servizio, solleva l’azienda da una serie di impegni e “consente alle risorse di concentrarsi sul business e non sulla gestione dei sistemi. E’ un modello che piace anche per l’elevata flessibilità in caso si debba accendere o spegnere nuove utenze in casi di utilizzo particolari”. Ed anche il nuovo Contact Center in cloud, scalabile e modulabile consente di adattare la soluzione in modo puntuale alle reali esigenze, abbattendo i costi di maintenance, upgrade/update, etc.

“I Cio oggi poi sono in prima persona impegnati a garantire sicurezza e privacy – spiega Fortuna –  alta è l’attenzione su questi temi e crescono i budget. Ecco, l’Europa ha lavorato bene con il Gdpr e altri regolamenti e la stretta connotazione europea di NFON – con i data center all’interno dell’Unione Europea, l’head quarter a Monaco e i dati solo nell’UE –  rappresentano un biglietto da visita interessante di cui il cliente percepisce il valore con i Cio focalizzati a comprendere tutte le implicazioni sulla sicurezza del cloud e quindi ad affidarsi a interlocutori in grado effettivamente di garantire specifici Sla”.

La perdita del “controllo diretto sull’infrastruttura” oggi determina per i Cio infatti un ulteriore cambio di paradigma, ma non una diminuzione delle responsabilità, per esempio per quanto riguarda proprio i service level agreement (Sla). Chiude Fortuna: “Per questo sono richieste skill meno orientate allo sviluppo o all’infrastruttura, ma più competenze su Sla e contratti cloud. Servono quindi Cio con maggiori capacità gestionali, di analisi dei dati e lettura delle reportistiche…”. Skill che in tanti casi non si trovano e si stanno formando proprio in questi anni.

Scarica lExecutive Summary dei risultati della ricerca Il Cio del Terzo Millennio

Leggi tutti gli approfondimenti della Room Smart Cloud Communication by NFON

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