Eliminare rifiuti e inquinamento, mantenere in circolo prodotti e materiali e rigenerare il capitale naturale. Sono questi gli obiettivi primari dell’economia circolare, un paradigma dal quale oggi non si può più prescindere per favorire la piena integrazione della sostenibilità e creare valore condiviso per l’intera società. Un tema chiave, quello della circular economy, che non poteva dunque mancare nel corso della Milano Digital Week, la più grande manifestazione italiana dedicata all’educazione, alla cultura e all’innovazione digitale, promossa dal Comune di Milano in collaborazione con Iab Italia, Cariplo Factory, Hublab e Intesa Sanpaolo, e costruita in questa edizione su 400 eventi che ruotano attorno al tema dello “sviluppo dei limiti”, per andare oltre.

Presso la Cariplo Factory, quattro esperti di diversi settori si confrontano infatti sul tema – in una tavola rotonda moderata da Emanuela Teruzzi, direttrice responsabile di Inno3, media partner dell’evento -, portando a fattor comune le proprie esperienze, le modalità con cui le realtà alle quali appartengono si stanno approcciando all’economia circolare e delineando i possibili benefici per l’ecosistema.

Approccio sistemico alla circolarità

Stimolata a dare una definizione univoca di economia circolare, Elena Viganò, prorettrice alla sostenibilità e valorizzazione delle differenze, Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, si rivolge anche ai molti studenti in sala spiegando come il concetto sia evoluto nel tempo e rappresenti oggi un’economia alternativa a quella lineare, basata sul modello produzione-consumo-scarto. “Un nuovo approccio di sistema dove le componenti di economia circolare introducono maggiore complessità, puntando a conservare nel tempo il valore di prodotti e servizi e a slegare lo sviluppo di imprese e territori dal consumo delle risorse naturali esauribili”. Per gestire e programmare le attività di supply chain basate su questo concetto è necessario attivare moltissime azioni che vanno dall’eco-design, alla condivisione, al riuso, alla riparazione di alcuni elementi, sottolinea Viganò, “e tutto ciò richiede un profondo processo di ristrutturazione; non si tratta solo di un cambiamento teorico ma di un’evoluzione che richiede una preparazione molto intensa per rinnovare le linee della produzione e del riciclo di prodotti e materiali”.

MDW - Economia Circolare 3
Milano Digital Week 2022 – Tavola rotonda “Il circolo virtuoso. Quattro punti di vista sull’economia circolare” moderata da Emanuela Teruzzi, direttrice responsabile di Inno3 – Intervento di Elena Viganò, prorettrice alla sostenibilità e valorizzazione delle differenze, Università degli Studi di Urbino Carlo Bo

“Lo sviluppo e l’adozione di innovazioni sono sempre fenomeni sistemici, ma ancor più nell’economia circolare – concorda Matteo Spinazzola, ricercatore di Fondazione Eni Enrico Mattei e dottorando all’Università di Torino –, un contesto in cui non solo la conoscenza deve transitare con fluidità da un attore all’altro, ma anche i materiali”. L’economia circolare richiede infatti trasformazioni a molteplici livelli, dai modelli di business e dei processi produttivi della singola azienda, alle collaborazioni inter-aziendali, con il coinvolgimento di una molteplicità di attori per progettare prodotti e servizi, condividere risorse materiali e immateriali migliorando l’efficienza, sottolinea Spinazzola, che incalza: “Se è vero infatti che l’economica circolare ha come punto di forza il focus sulla gestione delle risorse materiali è altrettanto vero che l’efficientamento energetico è un elemento essenziale, per far sì che gli scarti di un processo produttivo possano divenire input per un processo produttivo complementare“.

Interviene sottolineando quest’ultimo concetto Nadia Boschi, head of sustenability per l’Italia e Europa continentale di Lendlease, che dichiara la necessità di un piccolo ma importante cambio di linguaggio. “Dobbiamo spostare l’attenzione dal concetto di rifiuto al concetto di risorsa; se facciamo questo scostamento, non solo la materia prima ma anche la materia seconda diventa preziosa” sottolinea Boschi spiegando perché essere un’azienda circolare è oggi fondamentale. “Nel 2005 abbiamo iniziato a misurare quanto venisse scartato nel nostro settore (il real estate che opera nelle costruzioni di case e città) e ne abbiamo fatto tesoro. Oggi sappiamo che lo scarto è una risorsa e che la vita del materiale non finisce con il primo uso ma entra in un circolo virtuoso che si declina poi in vari modi e processi”.

Percorsi di economia circolare

Come si concretizzano oggi i percorsi nei diversi ambiti di azione. Teruzzi sollecita gli ospiti a raccontare le loro rispettive esperienze. “Il tema dell’economia circolare è un processo che parte da lontano e vede al nostro interno un impegno crescente – interviene Stefano Martini, head of Circular Economy Lab – Intesa Sanpaolo Innovation Center, raccontando come l’azienda contribuisca fattivamente alla realizzazione di questo paradigma economico. “Individuato nel 2014, il tema della circular economy è stato introdotto nel nostro piano industriale 2018-2021 e rinnovato per il 2022-2025, al fine di rendere disponibile uno strumento molto concreto come il finanziamento alle aziende del territorio che vogliono investire in questa direzione”. Parallelamente, Circular Economy Lab è l’iniziativa di innovazione che nasce dalla partnership tra Cariplo Factory e Intesa Sanpaolo Innovation Center; “iniziativa con cui ci proponiamo di aiutare le aziende a fare un percorso di trasformazione in ottica circolare attraverso il paradigma dell’open innovation con l’obiettivo di diffondere nuovi modelli di creazione del valore nell’interesse collettivo“.

Con un forte coinvolgimento sui temi della circular economy, la fondazione Eni ha in essere sei programmi di ricerca, quattro dei quali concentrati sulle tematiche energetiche e in particolare sull’efficientamento energetico e di transizione a fonti rinnovabili e tecnologie ad esso associate, racconta Spinazzola. “Nell’ambito del programma Agenda 2030 ci concentriamo su tematiche Esg da realizzare sul territorio, coinvolgendo sia attori pubblici che privati con progetti concreti. Come quello avviato due anni fa con il Porto di Livorno che ha mostrato come l’applicazione di tecnologie IoT e 5G per misurare l’impatto sulle emissioni di CO2 possa aumentare l’efficienza operativa e ridurre significativamente i costi e l’impatto ambientale degli scali portuali”. 

La mappatura di circa 400 realtà sul territorio è un altro tassello nella strategia della fondazione – prosegue Spinazzola che segnala una grande attenzione al tema della circolarità da parte delle aziende italiane: “Emergono difficoltà diverse nell’affrontare le sfide economiche ma si rileva al contempo l’importanza di fare rete. Sia per una questione di supporto nelle filiere che per realizzare una visione sistemica dell’economia circolare che permetta all’azienda di utilizzare gli scarti di un altro attore territoriale per trasformarli in nuovi prodotti, come risorse di secondo livello. La circolarità dunque anche nel fare ecosistema con gli operatori della filiera”.

L’ateneo di Urbino prende a cuore il tema della circolarità puntando su piani di formazione mirati, spiega Viganò, anche in relazione alla carenza di competenze adeguate, soprattutto nell’ambito digitale e delle competenze Stem. “Negli ultimi anni –  afferma -, da quando è stato istituito questo rettorato, abbiamo cercato di agganciarlo all’attività di formazione orizzontale. Nei nostri programmi c’è l’obiettivo di creare delle attività formative comuni a tutti gli studenti per aumentare gli skill sulla sostenibilità e in particolare sull’economia circolare, dove lavoriamo soprattutto per portare a sistema la professionalità dei docenti con attività formative ad hoc oltre ad attivare al nostro interno delle procedure per essere noi stessi modello di azienda circolare e sostenibile”.

Per Lendlease essere un’azienda circolare è strategico oltre che doveroso, spiega Boschi. Un modo di operare che si esemplifica nel progetto Milano Innovation District, un distretto urbano dell’innovazione avviato ai tempi di Expo 2015 che vuole essere un modello virtuoso dove innovazione e progettazione lavorano in sinergia con l’obiettivo di individuare le soluzioni migliori ai grandi temi ambientali e sociali. Un pezzo di città con un impatto importante. Racconta Boschi: “Ai progettisti chiediamo di progettare edifici che siano adattabili, per allungare la fruibilità dell’edificio nello spazio e nel tempo con la possibilità di smantellare quando l’unità costruita ha esaurito il suo significato e la possibilità di disassemblare o riadattare. Spingiamo sul tema della flessibilità e sull’abbattimento dei consumi. Ai costruttori chiediamo che il 98% del materiale sia sempre riutilizzabile”.

"Il circolo virtuoso. Quattro punti di vista sull'economia circolare"
Milano Digital Week 2022 – Tavola rotonda “Il circolo virtuoso. Quattro punti di vista sull’economia circolare”

Il ruolo delle tecnologie

Che ruolo giocano le nuove tecnologie nel supportare l’ecosistema circolare. E’ Martini a soffermarsi sul tema: “Ripensare e riprogettare tutto il ciclo di vita del prodotto per misurarsi e capire dove si può andare a incidere attraverso una riprogettazione dei processi, sono i primi passi perché un’azienda diventi un attore dell’economia circolare”. Le tecnologie innovative, dall’IoT alla blockcain, possono abilitare modelli di economia circolare, spiega, “ma oltre alle tecnologie digitali abilitanti ci sono tutte le tecnologie industriali di additive manufacturing e 3D printing che ottimizzano ulteriormente l’utilizzo delle risorse consentendo design molto più modulari di progettazione per ottimizzare le risorse e capire anche come in futuro i manufatti possano essere riutilizzati”. 

“Da nostre iniziativa di economia circolare abbiamo visto come le tecnologie a supporto della supply chain optimization siano già realtà per aiutare le aziende in questi percorsi – prosegue il manager di Intesa Sanpaolo Innovation Center- . Abbiamo ad esempio tecnologie di design che vanno a ridurre lo scarto ma anche tecnologie che trasformano gli scarti in nuove risorse per aiutare il concetto di simbiosi industriale”.

In questo scenario, l’open innovation può contribuire all’adozione dell’economia circolare. Cercare le soluzioni già esistenti sul mercato andando a risparmiare sui costi di ricerca e sviluppo, mitigando i rischi e creando anche un ecosistema. “L’innovazione che parte dalla cultura dell’azienda per andare a un’innovazione più allargata, di approccio sistemico”.

La centralità dell’uomo rimane però l’obiettivo, interviene la prorettrice“Alla dimensione tecnologica aggiungerei infatti quella sociale. Dobbiamo condividere le conoscenze anche per arrivare alla rimozione degli ostacoli, presenti in molte aziende. C’è un tema culturale, bisogna far passare l’idea della complessità, confrontarsi su più fronti e agganciare all’innovazione tecnologica anche quella sociale, con consapevolezza dell’urgenza”, conclude Viganò.

Milano Digital Week 2022 – Tavola rotonda “Il circolo virtuoso. Quattro punti di vista sull’economia circolare”

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