Il cloud ibrido è individuato dalle aziende come l’architettura in grado di offrire la più ampia flessibilità richiesta per abilitare i percorsi di trasformazione digitale e raggiungere l’agilità necessaria per poter realizzare servizi e progetti a seconda delle esigenze e delle congiunture di mercato.
Tuttavia introdurre innovazione in azienda con il digitale ed il cloud eleva anche il grado di complessità degli ambienti IT. E per questo è importante – oltre alla volontà di trasformarsi per valorizzare business e risorse – anche introdurre le tecnologie effettivamente necessarie. Si tratta di individuare il giusto cammino, insieme ai partner tecnologici e – per la “messa a terra” dei progetti – ai partner di percorso, con i system integrator che proprio su questi punti giocano un ruolo particolare.
E’ la via che ha individuato Coopservice, con le soluzioni Red Hat ed il partner Extra Red.
Ne ripercorriamo le scelte, anche attraverso l’analisi della strategia di canale del vendor e delle competenze specifiche messe in campo da Extra Red.

La strategia di canale di Red Hat

Thomas Giudici, Med Region Ecocsystem leader di Red Hat Italia: “Proprio per incontrare i bisogni reali delle aziende negli ultimi tre/quattro anni la strategia è cambiata ed oggi parliamo di un go to market piramidale con in testa gli enterprise account (circa 40 realtà), appena più in basso i corporate & emerging market account ed alla base lo small and medium business, gestito in autonomia dai partner, senza il ‘direct touch’ nella vendita di Red Hat. Tutti i segmenti sono gestiti tramite i partner”.

Thomas Giudici, channel & alliance manager di Red Hat Italia
Thomas Giudici, Med Region Ecocsystem leader di Red Hat

E l’Italia è tra i Paesi in cui arriva proprio dal canale la maggior parte del business di Red Hat. Significa disporre di competenze e copertura del territorio all’altezza delle esigenze dei clienti. Il ruolo dell’ecosistema all’interno della strategia di Red Hat è “tenere il cliente al centro della strategia e della vision, quindi anche delle azioni sul campo, condotte sempre attraverso i partner”. Un ecosistema che lavora in sinergia con l’azienda “ma che per poterlo fare deve disporre delle competenze necessarie a portare valore nei progetti concreti con le persone in campo percepite dai clienti proprio come personale Red Hat.

Il partner può agire come system integrator, integrando soluzioni anche di diversi vendor, così come offrire servizi.

L'ecosistema multi-tier di Red Hat
L’ecosistema multi-tier di Red Hat

Da qui il disegno di un modello multi-tier a seconda dei livelli di certificazione, degli use case di successo e delle persone abilitate a “posizionare le soluzioni Red Hat” con in cima i Premier Business Partner, quindi gli Advanced Business Partner ed alla base i Red Hat Ready Partner. 
In Italia, la focalizzazione dell’azienda sul canale è prevista in base alle reali capacità delle tre anime: i global system integrator, i system integrator, e quindi i cloud solution provider (gli hyperscaler) ma anche i regional global service provider.

L’esperienza di Extra Red

Extra Red nell’ecosistema Red Hat si colloca in cima al modello multi-tier, opera oggi come Premier Business Partner ed ha tracciato e realizzato con Coopservice il percorso evolutivo infrastrutturale di questa azienda. Entra nei dettagli dell’attività Extra Red così, Laura Pisano, sales director Extra Red: “Con sede in provincia di Pisa, le competenze di circa 70 persone e 7 milioni di fatturato, operiamo come technology service provider. Mettiamo al servizio delle aziende le nostre risorse specializzate sulle piattaforme dei principali vendor creando ed alimentando le partnership sul mercato oltre che con Red Hat, con Ibm, Influxdata, Liferay, e Aws – in questo caso non solo per IaaS e PaaS ma anche i servizi per blockchain e AI”.

Extra Red le competenze
Extra Red le competenze

Con l’acquisizione di Red Hat da parte di Ibm, Extra Red, si focalizza in particolare su hybrid cloud, l’AI e i dati. “La partnership con Red Hat si è consolidata nel corso di più di undici anni di attività congiunta, in tre momenti. In primis con un progetto per l’ospedale di Careggi nel 2011 per l’interoperabilità applicativa”.

Laura Pisano
Laura Pisano, Sales director Extra Red

Due salti nella storia: nel 2012 Extra Red (business unit di Extra) diventa Red Hat Ready Partner, “cresce in termini di risorse e competenze anche sulle tecnologie emergenti cloud e DevOps”, fino a diventare (tra il 2012 ed il 2017) Advanced Business Partner Red Hat. Negli ultimi anni, quelli della maturità, “la business unit di Extra dedicata a Red Hat diventa l’azienda autonoma che è oggi (proprio dal 2017), specializzata nello sviluppo delle progettualità su tutte le soluzioni Red Hat e diventa Premium Partner”.

Quattro gli ambiti principali di competenza su Red Hat, per Extra Red oggi: middleware, DevOps, cloud e automazione (Ansible, Openstack Platform e Openshift), application migration & modernization (con Red Hat Openshift Container Platform). Quindi quanto serve per costruire vere e proprie pipeline per trasformare le applicazioni monolitiche in applicazioni a microservizi. La value proposition di Extra Red oggi comprende progetti di business transformation e di sviluppo di hybrid cloud services, lo sviluppo software per l’hybrid cloud e l’automazione, e la concreta system integration “per trasformare l’esigenza di business del cliente e portarvi valore, accompagnandolo nel percorso per individuare le reali esigenze da soddisfare per consentire la crescita del business”.

Competenze Extra Red su Red Hat
Competenze Extra Red su Red Hat

La trasformazione digitale di Coopservice

Valori, quelli di Extra Red riconosciuti nell’esperienza di Coopservice. Come racconta Gianfranco Scocco, chief information officer, Coopservice: “E’ un vero e proprio viaggio nel digitale, quello che stiamo compiendo con Extra Red e Red Hat”. L’azienda opera per migliorare i posti di lavoro attraverso servizi di pulizia sanitaria – anche per impianti industriali – sicurezza e vigilanza, logistica e traslochi fino all’energy e al facility management. Con ricavi intorno ai 700 milioni di euro (bilancio 2021), oltre 6.400 soci e circa 18mila dipendenti ha maturato un Ebitda da 39,8 milioni di dollari e 8,1 milioni di guadagni netti (ante-imposte).

Gianfranco Scocco, Cio Coopservice
Gianfranco Scocco, Cio Coopservice

Agilità operativa, efficienza, innovazione e digitalizzazione sono gli obiettivi della cooperativa con la cultura del dato come pilastro fondamentale riconosciuto al centro della possibile crescita e l’obiettivo quindi di un piano industriale volto ad assecondare “l’obiettivo di raggiungere un valore di produzione nel 2026 di 789 milioni di euro, attraverso crescita organica sia attraverso operazioni di merging e acquisizioni”. Coopservice è convinta che parlare di digital strategy significhi arrivare a disporre di tutti i principali processi di business pienamente digitalizzati (entro il 2024), possibile integrando le tecnologie digitali in tutte le aree di business e nei servizi. Per nulla scontato per un’azienda che opera in un settore di servizi “concreti e human intensive”.

La trasformazione digitale inizia nel 2018 “con l’adozione lungimirante di una strategia hybrid cloud, con un approccio cloud-first e l’integrazione di funzioni SaaS e PaaS”. Coopservice adotta quindi Red Hat Opensfhit sia on-premise sia in cloud, lavora per la data integration e la data governance su tutta la piattaforma, ma anche sull’identity governance con Red Hat Sso, e soprattutto dal 2021 “mette Api e microservizi alla base della progettazione di tutte le soluzioni”.

Si tratta di costruire architetture componibili in logica multicloud, con componenti digitali riutilizzabili che espongono funzioni di business e lo sviluppo di un vero e proprio ecosistema di Api in grado di esporre le business function in sicurezza.
Fin qui la parte strategica.

Fabio Pini
Fabio Pini, Enterprise Solutions architect, Coopservice

La tattica è invece declinata da Fabio Pini, Enterprise Solutions architect, Coopservice: “Cerchiamo di catturare i processi di business attraverso l’esposizione delle informazioni Hr, quelle delle linee di business etc. garantendo il funzionamento degli strumenti di runtime con Red Hat Openshift come piattaforma principe per essere sicuri di poter richiamare le Api che servono quando servono”.

Gli strumenti di integration pattner di Red Hat aiutano in questo senso anche per quanto riguarda la maintenance corretta delle Api ed i relativi accessi con ogni Api ‘gestita’ di fatto come un ‘prodotto digitale’; e la collaborazione con Extra Red è abilitante nella scelta degli strumenti migliori per gli obiettivi. 

Dal punto di vista organizzativo Coopservice si è strutturata quindi con una digital factory, guidata da un enterprise architect, che comprende il team di sviluppo, ma anche un vero e proprio Api Competence Center che poggia sia sulla valorizzazione delle competenze interne come di quelle di Extra Red per quanto riguarda l’Api Development Strategy, l’Api production management, l’Api funding e la definizione dei contratti e dell’integrazione con i sistemi esterni.
“Senza dubbio parliamo di sistemi – hybrid cloud e multicloud, in primis – che quando si fa riferimento alla data integration da una parte sono abilitanti, ma dall’altra contribuiscono all’incremento delle complessità per l’utilizzo di tool e soluzioni diversi. Servono quindi le competenze specialistiche, che abbiamo trovato in Extra Red, anche per indirizzare temi chiave come quelli della sicurezza, dell’observability e, certo, della maintenance, quindi per quanto riguarda l’efficienza complessiva”.

Le componenti tecnologiche della trasformazione Coopservice
Le componenti tecnologiche della trasformazione

Quattro gli ingredienti chiave per la riuscita dei progetti: la trasparenza è tra gli elementi cardine in campo (cliente, vendor e system integrator) – anche per quanto riguarda la perserveranza nel supporto e nello sviluppo nel tempo – quindi la scelta di lavorare su ecosistemi standard per assicurarsi interoperabilità e sicurezza. Il terzo ingrediente è proprio il supporto offerto da Extra Red come system integrator “in modalità moderna”, capace di offrire delivering applicativo, ma anche “in grado di indirizzare la parte di operations e la gestione infrastrutturale”.

Il quarto ingrediente è dato da scelte architetturali open e standard che siano davvero in grado di utilizzare modelli di astrazione adeguati appunto a “nascondere” la complessità. Digitalizzare tout court la rendicontazione, estendere la data governance per estrarne valore, ridurre il time to market dei progetti e il backlog e lavorare alla brand awareness, tra i percorsi di integrazione digitale oggi in corso, possibili grazie ad un effettivo approccio data driven, basato su un’evoluta data platform architecture e sui vantaggi dello sviluppo low-code/no-code.

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