Dopo la data romana di inizio novembre, nella seconda tappa del tour italiano Open Source Day, Red Hat incontra partner, clienti e sviluppatori italiani anche a Milano (oltre 1.200 i partecipanti). “L’ultimo appuntamento in presenza con tutti voi qui è del 2019 –esordisce Rodolfo Falcone, country manager Red Hat Italia -. Oggi, dopo la pandemia, i conflitti in corso, la crisi economica e il cambio di governo… Siamo ancora qua!E non mancano le evidenze incoraggianti, supportate dai dati, per chi opera nello spazio cloud, del middleware, dell’infrastruttura e di Kubernetes, dove è il futuro della trasformazione digitale. L’incidenza della spesa digitale sul Pil (dati Anitec-Assinform alla mano) è oggi ancora stabile, con il 65% delle aziende italiane che investono e la spesa digitale per singolo ‘occupato’ in trend positivo con lo smart working cresciuto di oltre il 32%”. Le tecnologie emergenti sono appunto cloud ed edge computing, ma anche l’AI, insieme a quantum computing e fotonica, alla robotica e alle soluzioni per la trasformazione additiva. “Anch’esse al servizio di una crescita che, secondo il Fondo Monetario Internazionale, riguarderà per il 2023 pure l’Italia, almeno per un +1,7% del Pil, rispetto al +2,3% del 2022 e al +6,6% del 2021”. Intanto sono già stati spesi nel 2022 otto miliardi del Pnrr per la digitalizzazione e l’innovazione, con PA e la sanità a fare da traino. “La nostra PA, credetemi – prosegue Falconeè oggi già all’avanguardia per i progetti che ha in corso e tutte le grandi infrastrutture statali stanno investendo in modo importante in innovazione, digitalizzazione ma anche in ‘cultura digitale'”.

Spetta a Gianni Anguilletti, vice president e general manager di Red Hat Med Region, toccare i temi caldi della giornata ed offrirne la chiave di lettura: “E’ grazie alla collaborazione tra le persone ed all’approccio open source che è possibile liberare il pieno potenziale delle tecnologie. E se la ‘stella polare’ che guida il nostro viaggio è abilitare le capacità di trasformazione delle aziende, è con l’open hybrid cloud, attraverso la comprensione delle dinamiche entro cui operano clienti e partner, che è possibile rispondere meglio alle loro esigenze”. Ripercorrendo la roadmap, si potrebbe collocare intorno al 2011 la svolta nello scenario IT che ha portato il software a diventare protagonista sull’hardware e ha spinto le aziende a diventare ‘software company’ mentre dal 2016 è riconosciuta la definitiva affermazione del modello open source “quale fucina di innovazione tecnologica sostenibile cui attingere”.

Gianni Anguilletti
Gianni Anguilletti, VP e GM Red Hat Med Region

Oggi, nei vari settori, la tecnologia “sta determinando una vera e propria ondata di cambiamenti – prosegue Anguilletti e si opera a velocità sempre maggiori. Le banche stanno trasformando la modalità con cui interagiscono con i propri clienti, “in un contesto in cui è prioritario per i clienti operare attraverso i dispositivi mobile”, ma anche le aziende che operano nell’automotive diventano vere e proprie “Iot platform and device company, mentre in tutto il manifatturiero l’analisi dei dati real-time, attraverso AI e ML è sempre di più la chiave per indirizzare i processi di ‘automazione'”. Le telco chiedono di “poter contare su infrastrutture scalabili, con reti configurabili a costituire vere e proprie telco-cloud mentre il retail deve riuscire ad offrire esperienze di livello al consumatore in un’ottica omnichannel, sia sui canali reali sia online. Ed infine il settore pubblico non solo è chiamato ad offrire servizi digitali, “ma a diventare forza propulsiva al servizio delle iniziative di business del sistema Paese”. Una sfida. La stessa fotografata dalla ricerca Global Tech Outlook 2023 di Red Hat che indica come sicurezza, innovazione, velocità esperienza dei clienti, contenimento dei costi e cambiamento della cultura aziendale siano elementi imprescindibili per cui l’IT deve fornire le soluzioni a supporto. “Per questo il Cio oggi deve di fatto diventare un vero e proprio operatore cloud a sottolineare la responsabilità di cercare di ottenere il meglio da tutte le piattaforme per offrire gli elementi di supporto a trasformazione del business”.

I pilastri della strategia Red Hat

Oggi sono tre i pilastri della strategia Red Hat, “in un evidente sforzo di semplificazione che caratterizza l’approccio aziendale”. Il primo è rappresentato dal framework di sviluppo di applicazioni moderne cloud-native che possono sfruttare i paradigmi tecnologici più innovativi; il secondo pilastro è costituito dall’offerta di tecnologie per la realizzazione di piattaforme/infrastrutture cloud ibride che permettano di sfruttare al meglio le risorse computazionali e fare in modo che le applicazioni possano essere messe in esercizio ovunque. Il terzo, oggi ancora più a fuoco, è l’offerta di strumenti di management e automazione di infrastrutture per fare in modo che le operation siano meno costose, più veloci, intelligenti e quindi più affidabili, “anche dal punto di vista della cybersecurity”, puntualizza Anguilletti.

I pilastri della strategia Red Hat
I pilastri della strategia Red Hat

“L’ambizione è quindi quella di rendere disponibile il portfolio in modo trasparente affinché sia fruibile ovunque, ed indipendentemente da dove è ospitato (piattaforme fisiche, virtuali, cloud, edge), con servizi e soluzioni che possono essere acquisiti da Red Hat, gestiti in autonomia ma anche ospitati da terze parti, così come demandandone la gestione al cloud provider e sfruttandole in modalità pay per use”. Per Red Hat oggi è prioritario ascoltare ed osservare l’evoluzione dell’innovazione tecnologica nel mondo open source, verificare quali sono le migliori novità e, scegliere quelle che meglio rispondono in termini di maturità, per migliorarle dal punto di vista ingegneristico in collaborazione con i software vendor, così che siano effettivamente integrabili nei progetti, anche per quanto riguarda le certificazioni necessarie.   

Solo come esempio di quanto sia importante la spinta sul pilastro relativo all’automazione, Crédit Agricole, adottando la piattaforma Red Hat Ansible Automation Platform, ha automatizzato le operazioni della sua intera infrastruttura informatica con decine di migliaia di server, con notevoli benefici in termini di processi DevOps ed un ritorno degli investimenti in meno di un anno, mentre General Motors ha scelto Red Hat per una collaborazione strategica che mira a realizzare una versione specifica di sistema operativo ospitato in tutte le vetture per le funzionalità connected car. Le aziende nostrane – che hanno dimostrato di sapersi attivare nei progetti – è fondamentale ora superino una “sorta di tendenza all’inerzia” che nasce dalla tentazione di ricadere nel “business as usual” a fronte di indubbie difficoltà contingenti.

L’evoluzione della proposta tecnologica

Si entra così nei dettagli di contesto della proposizione tecnologica con Giorgio Galli, solution architect e sales specialist manager di Red Hat: “Github qualifica con i numeri uno scenario in profondo cambiamento. Nel 2012 si contavano 12 milioni di sviluppatori, oggi essi sono 94 milioni quelli che accedono al repository e relativi spazi progettuali, con una crescita solo nell’ultimo anno del 27%”. E Red Hat oggi si concentra nello sviluppo di tecnologie che siano in grado di sviluppare gli aspetti chiave per cui le aziende scelgono l’hybrid cloud: velocità, scalabilità (infrastrutturale, ma anche applicativa con microservizi e container), stabilità, sicurezza, compliance, agilità portabilità e apertura.

L’azienda, abbiamo visto, si muove in tre direzioni: la prima direzione riguarda la platform ed il sistema operativo; quindi l’aspetto dello sviluppo applicativo e infine l’offering per la gestione/automazione. Si tratta di supportare i nuovi modelli di business nei diversi ambienti, edge compreso. “Proprio per l’edge, Red Hat ha sviluppato Rhel (Red Hat Enterprise Linux) for Edge, il sistema operativo per ambienti edge pensato per indirizzare gli scenari dove il footprint deve essere snello ma anche con la capacità di generare ‘immagini’ specifiche di OS per le diverse necessità, con capacità di zero touch provisioning e update/upgrade rapidi con attenzione marcata alla sicurezza”. Sempre in ambito edge anche lo “sviluppo di capacità elaborativa intelligente anche in periferia grazie ad una versione di Kubernetes “light” in tech preview; Red Hat Device Edge offre la possibilità di indirizzare case d’uso specifici con il rilascio di applicazioni cloud containerizzate ma footprint leggero”.

Giorgio Galli
Giorgio Galli, solution architect e sales specialist manager di Red Hat 

Estendere i benefici dell’hybrid cloud all’edge richiede di governare quanto più possibile gli ambienti, con una gestione centralizzata dei cluster e della periferia a livello di sicurezza di Kubernetes come dei servizi. Sono gli ambiti in cui poter contare su strumenti di automazione d’elezione è fondamentale. “Quando si installa una piattaforma containerizzata si ha bisogno di capacità computazionali per la parte container a supporto delle applicazioni, così come per la gestione dell’intero cluster e quindi poi di gestire le Control-Plane. Red Hat sta lavorando proprio a questo con il progetto Hypershift”.
Invece per quanto riguarda la centralità dei progetti di sviluppo al servizio dell’automazione – indirizzata con Red Hat Ansible Automation Platform“ecco che oggi è disponibile anche presso gli hyperscaler Microsoft con Azure e Aws, così come nel private cloud, sempre con il supporto di Red Hat”.
Soprattutto Red Hat lavora per “iniettare” nell’automazione maggiore “intelligenza” con la piattaforma in grado di recepire messaggi ed eventi esterni e grazie ad un motore di regole in grado di interpretare i messaggi è in grado di decidere quale azione debba essere eseguita. “Un modo intelligente per ottenere una vera e propria event-driven-automation. Proprio per quanto riguarda i progetti di ricerca e sviluppo ecco che Red Hat ora innalza ulteriormente il livello della sfida e sta lavorando con Ibm a Project Wisdom per sfruttare anche le potenzialità dell’AI in questo ambito con la possibilità di indirizzare le richieste utilizzando anche il linguaggio naturale.

Governance e sicurezza per l'hybrid cloud
Governance e sicurezza, esperienza senza soluzione di continuità per l’hybrid cloud

Ultimo ma non ultimo l‘evoluzione della proposizione Red Hat per quanto riguarda la modernizzazione applicativa.
“I clienti chiedono di modernizzare le applicazioni se possibile e vogliono capire come fare”. I numeri dicono che solo il 9% delle aziende decide di ritirare le vecchie applicazioni mentre il 20% preferisce sfruttare le possibilità di Rehost, il 18% quelle di Replatforming, il 17% preferisce il Refactoring e addirittura il 20% decide di riacquistare l’applicazione in una diversa modalità. “Red Hat – spiega Galli concentra i propri sforzi nel Rehosting con la proposta del progetto Konveyor pensato per consentire di studiare come modernizzare il parco applicativo, per esempio con il rehosting da virtual machine a Kubevirt, ma anche tra cluster Kubernetes, oppure con il replatforming ed il refactoring per Kubernetes. Così come Red Hat ha reso disponibile la propria piattaforma presso i cloud provider in modalità gestita, allo stesso modo anche la parte di middleware ed una parte dei componenti necessari per sviluppare applicazioni cloud native è oggi disponibile pure in modalità managed come servizio erogato presso gli hyperscaler.

Platform e Application Services Fully Managed
La proposta Red Hat nella disponibilità presso i più importanti hyperscaler

L’esperienza di Italgas

Tra le aziende che hanno scelto Red Hat per i progetti di innovazione digitale anche Italgas sale, premiata, sul palco di Open Source Day. L’azienda ha intrapreso la migrazione al cloud per ridurre i costi e modernizzare i propri sistemi core e si è avvalsa di Red Hat Consulting per progettarla, ed implementarla su Microsoft Azure fino a definire la migliore architettura geografica per il disaster recovery. Grazie a Red Hat Openshift oggi esegue il provisioning degli ambienti in pochi minuti e riesce a distribuire una release software in secondi.

Più nel dettaglio Italgas ha migrato le core application su Red Hat Openshift incrementando le velocità di rilascio delle nuove funzionalità applicative con un conseguente risparmio sui costi infrastrutturali possibile anche grazie al passaggio da 120 ad appena 32 macchine virtuali. Ne parla Domenico D’Amore, Head of Innovation Process, Architectures & Cloud Services: “Abbracciare la trasformazione digitale – in Italgas è Bludigit, nata nel 2021, la società del Gruppo che è nata per offrire ulteriore impulso alla trasformazione digitale dell’azienda – significa anche mettere a valore i dati di 8 milioni di smart-meter gestiti in tutta Italia, gestire 60mila Km di rete di distribuzione completamente digitalizzata con decine di migliaia di oggetti smart che comunicano con i sistemi centrali in tempo reale”.

La DT del Gruppo Italgas di fatto ha seguito tre tappe fondamentali: realizzare l’architettura cloud (dal 2018), modernizzare le applicazioni sfruttando Openshift e creare una piattaforma DevOps per l’ulteriore sviluppo applicativo (dal 2021). Oggi l’azienda è impegnata nell’aggiornamento e ottimizzazione del database, ma D’Amore tiene a specificare, in particolare per quanto riguarda l’ottimizzazione infrastrutturale del parco applicativo, “la centralità di Openshift per le possibilità offerte nei casi di scale-up and down automatico delle risorse”. I progetti di modernizzazione hanno portato un Roi del 147,4% con un payback period di appena 23 mesi, risparmio dei costi delle facilities, per l’infrastruttura IT in particolare, per quanto riguarda l’acquisto e la gestione dei server.

Le sfide future nei progetti di DT di Italgas
Le sfide future nei progetti di DT di Italgas

Mentre la creazione di una piattaforma DevOps ha permesso di “automatizzare le attività di testing, incrementando la qualità delle app e la postura di cybersecurity.
L’obiettivo è “anticipare e automatizzare nella catena di deployment quanto più possibile le attività infrastrutturali specifiche per le singole applicazioni”, così da ridurre eventuali problematiche. Prossimi step, in relazione alla valorizzazione dei dati sfruttando i DB, sono “la modernizzazione dei DB verso tecnologie open source e no-Sql, facendo anche in modo che la trasformazione in atto si riverberi a supporto dell’internazionalizzazione del gruppo per una gestione complessiva più efficiente”.

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