Mamma mia se son belle le città italiane. Lo diciamo per l’arte, la storia, il territorio, la cultura, per la loro unicità, ma oggi anche per la loro attenzione sui temi della sostenibilità. Ma non tutte son gemelle, alcune sono bellissime, alcune pigre. Con differenza tra Nord e Sud.
Nel mirino del Digital Sustainability Index (DiSI) – l’indice sviluppato dalla Fondazione per la Sostenibilità Digitale con l’Istituto di Studi Politici S.Pio V e presentato di recente a Roma – sono 14 città metropolitane, analizzate con un occhio alla sostenibilità e uno all’impronta digitale delle città stesse. “Non si può fare sostenibilità senza cultura condivisa e consapevolezza del ruolo del digitale sostiene da sempre Stefano Epifani, presidente della Fondazione e curatore della ricerca.

Cosi l’indice, che misura il livello di consapevolezza dei cittadini nell’uso delle tecnologie digitali quali strumenti di sostenibilità, mette in correlazioni tre comportamenti dei singoli individui: il loro livello di digitalizzazione (la competenza percepita e quella desumibile da fattori oggettivi), il livello di sostenibilità (il rapporto tra la consapevolezza sul tema della sostenibilità ambientale, economica e sociale ed i comportamenti reali) e il livello di sostenibilità digitale, ovvero la propensione dell’individuo ad utilizzare consapevolmente le tecnologie digitali come strumenti a supporto della sostenibilità.

Considerando quattro profili di popolazione, definiti misurando specifiche attitudini verso il digitale e verso la sostenibilità: tra i cittadini ci sono i sostenibili digitali, ossia coloro che hanno comportamenti orientati alla sostenibilità ed usano strumenti digitali; i sostenibili analogici, coloro che hanno atteggiamenti orientati alla sostenibilità ma non usano gli strumenti digitali; gli insostenibili digitali, che non hanno comportamenti orientati alla sostenibilità ma usano strumento digitali e, infine, gli insostenibili analogici che né hanno atteggiamenti orientati alla sostenibilità, né usano la tecnologia digitale.

Quadrante DiSI
Quadrante DiSI City per la sostenibilità digitale, la classifica delle migliori città italiane 

La classifica premia come le città più sostenibili Bologna, Roma Capitale e Venezia. Ultime Reggio Calabria, Napoli e Palermo.  “Comprendere le ragioni per le quali i cittadini utilizzano strumenti e servizi pensati per supportare obiettivi di sostenibilità è fondamentale, in quanto consente di agire di conseguenza sulle politiche pubbliche” commenta Epifani, mettendo in luce come la mancanza di infrastrutture digitali e di cultura faccia aumentare il divario tra Nord e Sud, e contribuisca ad allontanare gli obiettivi di sostenibilità definiti a livello globale dall’Agenda 2030 dell’Onu e a livello europeo e locale dal Pnrr, ritardando la transizione ecologia e digitale della pubblica amministrazione, e di conseguenza la trasformazione delle città stesse. 

Stefano Epifani, advisor internazionale sui temi della sostenibilità digitale e presidente del Digital Transformation Institute
Stefano Epifani, presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale

Non escono bene Torino, Milano e Genova che si posizionano nella parte bassa della classifica (rispettivamente nona, decina e undicesima), pur essendo le città metropolitane dotate di maggiori infrastrutture digitali “e questo avviene laddove le infrastrutture tecnologiche vengono vissute dai cittadini come una commodity e il loro ruolo come abilitatori di sostenibilità non viene percepito” precisa Epifani.

Al contrario, nelle città con minori infrastrutture digitali (Catania, Bari, Messina, Cagliari, Napoli), la popolazione risulta essere più attenta alla sostenibilità e questo gap rimarca la necessità di dare vita a un piano nazionale di formazione al digitale che trasmetta la necessità di affiancare ai comportamenti sostenibili la consapevolezza di ciò che è digitalmente sostenibile e di ciò che non lo è.

E’ bene misurare la propria sostenibilità digitale per capire come e cosa migliorare. La stessa logica va adottata dalle aziende. Si affiancherà a breve al DiSI City anche il DiSI Corporate, un indice allo studio della Fondazione per verificare quanto un’azienda aderisca in modo concreto ai princìpi che ispirano gli obiettivi di sviluppo sostenibile nelle varie fasi del ciclo di vita di un progetto, misurando la sua sostenibilità digitale attraverso un percorso di autovalutazione basato su 58 Kpi che legano il digitale alla sostenibilità ambientale, economica e sociale. Un indice che verrà sviluppato anche grazie ad alcune realtà associate come Enel, Aci Informatica, BludigitItalgas e Cisco Italia. La consapevolezza è il primo motore del cambiamento. Come per le città. 

Quadrante DiSI
Quadrante DiSI con specifica del totale DiSI City 

Dalla ricerca, alcuni insight

I dati raccolti ci raccontano di un’Italia metropolitana in cui:
Solo un cittadino su tre (il 36% del totale) è in grado di comprendere la correlazione tra le visioni “ideologiche” e le loro conseguenze concrete. In altri termini la maggior parte delle persone non è in grado di correlare le convinzioni sulle priorità (ambientali, economiche, sociali) con le scelte strategiche ed i comportamenti che dovrebbero derivare dalle priorità.

Il 63% dei cittadini dichiara che la tecnologia è “un’opportunità per tutti con qualche rischio”. Significativo che a vedere nella tecnologia “prevalentemente un rischio” siano i più giovani nella fascia d’età 16-18 anni ed i più anziani, nella fascia oltre i 54 anni.

L’inquinamento ed il cambiamento climatico sono temi prioritari per il 70% degli abitanti delle città metropolitane, con le donne più sensibili degli uomini. E sono proprio i più giovani, nella fascia 16-17 anni ad essere meno preoccupati (55% del totale, contro una media del 70% rilevata su tutte le altre fasce anagrafiche).

Il 61% dei cittadini italiani pensa che la tecnologia produca diseguaglianze, perdita di posti di lavoro ed ingiustizia sociale. Gli uomini più spaventati delle donne (molto d’accordo il 14% degli uomini contro il 10% delle donne), e ben il 49% è abbastanza d’accordo con l’affermazione.

Il 90% dei cittadini dichiara di volerne sapere di più sulla sostenibilità con significativi scostamenti rispetto al loro livello di consapevolezza.

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