Ha chiuso i battenti da pochi giorni Adobe Max 2023, l’evento dedicato ai professionisti della creatività in programma a metà ottobre a Los Angeles. Tema chiave la “creatività” declinata nei diversi contesti e verticali, ma sempre a partire dalla proposta di soluzioni dell’azienda americana che da quest’anno evolve grazie all‘integrazione dell’AI generativa nei software, con Adobe Firefly. Concretamente Firefly comprende una famiglia di modelli creativi di intelligenza artificiale generativa, integrata nei prodotti Adobe, per consentire la generazione di effetti per immagini e testo. Estende le possibilità di ideare, creare e comunicare e migliora i flussi di lavoro creativi operando come un’estensione naturale della tecnologia Adobe.
E’ declinata su tre livelli l’azione strategica dell’azienda: applicazioni e interfacce, modelli, e dati. Applicazioni quindi integrate nei workflow, modelli generativi per tutti i media – sicuri nell’utilizzo e strategici per le azioni di marketing – e una ‘power data platform’ per la valorizzazione del dato.
Si vuole, in concreto, innescare una serie di spostamenti di baricentro dall’idea di esperienze generiche, a quella di esperienze personalizzate, dalla proposta ai clienti di una ‘ricerca’ a quella di una ‘conversazione’, dalla possibilità di conoscere un’app, all’app che impara a conoscere chi la usa, da un’idea di marketing basata sulla specializzazione a quella di democratizzazione del marketing, fino al passaggio dall’analisi dei dati per ‘reagire’ al cambiamento all’ottimizzazione real-time.
Centrale in ogni caso – sulla scia della disponibilità generale di Firefly da questa primavera (e poi dell’evoluzione a luglio), e del lancio di Adobe GenStudio – sono le innovazioni AI che ridefiniscono i flussi di lavoro creativi e i processi di creazione di contenuti da parte dei brand. “Dal rilascio del nostro primo modello per le immagini Firefly, a marzo, siamo stati sorpresi dalla ]…[ risposta della community, che ha dimostrato quanto Firefly sia utile per potenziare la sperimentazione e la progettazione e accelerare i flussi di lavoro, senza compromettere il controllo creativo” – spiega David Wadhwani, president Digital Media Adobe -.
Ad oggi si contano già 3 miliardi di processi di generazione di immagini con l’AI, di cui più di un miliardo solo nell’ultimo mese. Un’adozione che documenta i vantaggi nel portare i modelli nei flussi di lavoro.
In particolare, in occasione dell’evento, Adobe ha annunciato 3 nuovi modelli Firefly: – Firefly Image 2, Firefly Vector e Firefly Design. Generano contenuti per utilizzo commerciale. Insieme, anche cento funzionalità di AI e aggiornamenti nelle applicazioni di punta di Creative Cloud, tra cui Adobe Illustrator, Adobe Photoshop, Adobe Lightroom, Adobe Premiere Pro, Adobe After Effects e Adobe Stock.
Preferiamo concentrarci sull’annuncio relativo all’evoluzione di Adobe Firefly che in modo puntuale qualifica l’evoluzione della proposta Adobe.
I modelli Adobe Firefly Image 2, Firefly Vector e Firefly Design sono quindi le prossime release della famiglia di modelli AI generativi creativi. Nel primo caso si tratta di un modello di imaging di nuova generazione che genera immagini, esegue rendering più precisi sulle figure umane e migliora l’allineamento del testo. Firefly Vector Model è il modello di AI generativa focalizzato sulla produzione di grafica vettoriale e porta l’AI generativa anche nei flussi di lavoro di Illustrator con Text to Vector Graphic, utilizzato per creare loghi, grafica di siti Web, packaging di prodotti, icone e altro ancora.
Infine Design Model di Firefly consente la generazione istantanea di modelli di qualità come volantini, poster, inviti direttamente all’interno di Express con la nuova funzionalità Text to Template. Forse anche più importante dell’integrazione in sé e per sé sono le “credenziali” generate per cui è possibile disporre di un’etichetta informativa proprio per quegli asset generati con l’utilizzo dell’AI.
Le Content Credential sono allegate di default alle creatività e mostrano quindi informazioni utili e fondamentali come il nome del creatore, la data, le modifiche apportate e gli strumenti utilizzati. Tra i casi che hanno catturato l’attenzione in occasione dell’evento americano quello di Publicis Groupe che ha presentato in anteprima un esempio concreto di implementazione delle Content Credential per il settore pubblicitario e creativo per preservare il trust con i grandi marchi.
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