Si celebra oggi 22 aprile l’Earth Day, la Giornata mondiale della Terra, la più grande iniziativa al mondo dedicata all’ambiente e alla salvaguardia del pianeta, promossa dall’Onu, per sensibilizzare l’opinione pubblica sui consumi non sostenibili a danno del pianeta. Nata il 22 aprile del 1970 per il volere dell’attivista per la pace John McConnell, oggi la Giornata della Terra si celebrata in 193 Paesi e coinvolge oltre un miliardo di persone attraverso il lavoro di più di 75mila partner. Da New York alla Corea del Sud, dal Giappone a Roma, dove Earth Day Italia ha promosso una quattro giorni di eventi per parlare di ambiente, clima, scienza, economia, innovazione, cultura, istruzione, sport, arte.

Se per anni l’attenzione della Giornata della Terra è stata focalizzata sull’impegno per il contenimento della crescita della temperatura media globale (l’Europa è messa male perché è il continente che registra un aumento delle temperature pari a circa il doppio della media globale, fonte Organizzazione meteorologica mondiale) quest’anno il tema della giornata è la riduzione delle plastiche – Planet vs Plastics – con la richiesta di una riduzione del 60% della produzione di tutte le plastiche nel 2040. Obiettivo diffondere consapevolezza sul rischio che rappresenta la plastica per la salute, eliminare rapidamente tutta la plastica monouso, richiedere un forte trattato delle Nazioni Unite sull’inquinamento da plastica e la fine del fast fashion. Ha un alto prezzo ambientale ed etico, per l’eccessivo utilizzo di risorse naturali e per lo sfruttamento del lavoro nei centri di produzione, dovuti a un brevissimo ciclo di vita di un capo – dalla produzione allo smaltimento, costellato di costi ambientali per le emissioni di carbonio dell’industria, fino all’inquinamento dell’acqua per processi di tintura -. Ogni anno, vengono generati globalmente oltre 92 milioni di tonnellate di rifiuti tessili.
L’odierna produzione mondiale di plastica poi supera i 320 milioni di tonnellate/anno di cui più del 40% (128 Mt/anno) è utilizzata per imballaggi usa e getta, con conseguenti microplastiche nell’aria, nell’acqua e nell’uomo.

Molte sono state le ricerche pubblicate oggi per evidenziare la sensibilità delle aziende sul temi di sostenibilità che impattano il pianeta. Riporto qualche dato, numeri che insegnano.

Secondo l’agenzia Scope Ratings, che valuta l’impatto dei rischi ambientali nelle cinque principali economie europee (Italia, Paesi Bassi, Spagna, Germania e Francia), l’Italia ne esce male. È il Paese maggiormente a rischio, con perdite legate a una transizione ritardata potenzialmente pari a 17,5 trilioni di euro tra il 2020 e il 2050, circa il 14,5% del Pil. Solo nel 2023 sono stati registrati da Legambiente (Osservatorio Città Clima) 378 eventi climatici estremi, in aumento del 22% rispetto al 2022, con danni materiali che superano gli 11 miliardi di euro.

Secondo i dati dello studio Seize the Change di EY, le aziende italiane stanno integrando la sostenibilità nel business con piani strutturati, in particolare su alcuni temi come il cambiamento climatico e l’economia circolare. Infatti, oltre il 60% delle aziende non ha interrotto le attività previste nel piano di sostenibilità nonostante le tensioni economiche e geopolitiche in atto, e il 15% ha sfruttato il nuovo contesto per accelerare la transizione verso nuovi modelli più sostenibili.

Secondo uno studio di Accenture del 2023, le supply chain sono responsabili della generazione di circa il 60% di tutte le emissioni di CO2 a livello globale. Questo sottolinea l’importanza di avere una visione più ampia dell’intera supply chain a lungo termine. Una attenzione che riguarda la scelta di materiali dei prodotti, imballaggi certificati, fornitori certificati, standard equi ed etici. A conferma che la decarbonizzazione delle supply chain rimane indispensabile per raggiungere l’obiettivo Net Zero e mantenere le temperature globali entro i limiti stabiliti dall’Accordo di Parigi.

Secondo il Wwf, ogni giorno vengono buttate negli oceani 30 mila tonnellate di plastica. I detriti di plastica sono stati trovati lungo tutte le coste, sulla superficie e nelle profondità di mari e oceani, con conseguenze allarmanti sulla fauna marina (2.150 le specie marine impattate dalla plastica). Le principali minacce sono date dall’intrappolamento e dall’ingestione che determina lesioni, soffocamento, mancanza di un’alimentazione adeguata e intossicazione da sostanze chimiche tossiche. 

Ora la Giornata della Terra è lo spunto per far maturare in associazioni, enti, aziende, cittadini l’impegno nei confronti dell’ambiente con una attenzione crescente delle aziende sulle competenze necessarie per mettere la tecnologia al servizio della sostenibilità, in tutti i settori.

La scelta del 22 aprile per celebrare la Giornata della Terra rimane una data simbolica, cade un mese e un giorno dopo l’equinozio di primavera del 21 marzo. Fra qualche settimana, dal 28 al 30 aprile, si terrà nella Reggia di Venaria a Torino il grande appuntamento G7 Clima, Ambiente ed Energia. Si parlerà anche di tecnologia. Secondo l’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc), sono vulnerabili ai cambiamenti ambientali dai 3,3 ai 3,6 miliardi di persone. Si tratta di comunità che continuano a subire enormi perdite dal punto di vista sanitario, economico e infrastrutturale, a causa di eventi meteorologici frequenti e intensi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Condividi l'articolo: