Nei piani per il rafforzamento del business, la digitalizzazione riveste un ruolo cruciale per le imprese, così come l’impiego di professionisti in campo tecnologico capaci di mettere in pratica strategie realmente innovative, automatizzando e ottimizzando i processi per garantire efficienza operativa e competitività. Talenti tech specialistici che da parte loro devono tenere il passo con progressi tecnologici troppo rapidi e ad alto impatto come l’intelligenza artificiale, il machine learning, la scienza dei dati e la sicurezza informatica, per offrire alle organizzazioni il corretto know-how e poter interpretare correttamente le strategie di  trasformazione. 

Hays, +35% il gap dei talenti italiani

A fronte della forte necessità di personale qualificato da parte di aziende appartenenti ad ogni settore, la carenza di digital skill rimane però una delle sfide più significative, in particolare per le imprese italiane. Un trend evidenziato dall’ultimo report di Istat sulle competenze digitali nei Paesi Ue27, che colloca il nostro paese in 23esima posizione, 10 punti circa sotto la media e con una quota di laureati nelle discipline Ict passata dall’1,3% del 2019 all’1,5% del 2022, contro una media europea passata negli stessi anni dal 3,9% al 4,5%.

Un gap che tende peraltro ad allargarsi e vede da un lato la forte esigenza di figure professionali formate in materie tech e dall’altro l’incapacità delle organizzazioni di creare le condizioni idonee per la crescita professionale nel digitale. A confermare questo scenario è il report “The Tech Talent Explorer”, realizzato dalla società di recruiting Hays Italia, da cui emerge che nell’ultimo anno la richiesta di tech talent è cresciuta del +35% rispetto al 2022, rappresentando oggi il 30% del totale delle richieste da parte delle aziende. Tra le professioni più ambite, i data engineer, i software developer e gli esperti di cloud computing. Tra le più pagate, i Cio, Cto, software delivery manager e i business unit manager.

Figure che richiedono tutte una comprensione sempre più approfondita degli algoritmi AI e ML, come i data scientist e gli ingegneri del software che devono svilupparne i modelli e gli amministratori di sistema che devono gestire infrastrutture sempre più complesse grazie alla crescente adozione del cloud computing e dell’AI. In Italia è del 28% la percentuale di professionisti tecnologici che utilizzano l’intelligenza artificiale, rileva l’analisi Hays, che fanno maggiore utilizzo dell’AI per la sintesi di testi, il supporto alla comunicazione e la scrittura di codice.

Hays
Fonte: Report Hays “The Tech Talent Explorer” – Finalità di utilizzo dell’AI da parte dei professionisti della tecnologia

Il sistema imprenditoriale italiano non sembra però all’altezza delle aspettative dei professionisti che occupano posizioni tech, dei quali un terzo è insoddisfatto della propria condizione e vorrebbe cambiare lavoro nel 2024. Un dato, quest’ultimo, elevato ma al di sotto dei dati di paesi come Belgio, Spagna, Francia e soprattutto Olanda, dove la percentuale dei manager pronti a cambiare azienda arriva al 57%. L’analisi si estende infatti a 20 Paesi e si basa su sondaggi dei consulenti di reclutamento IT di Hays che assistono datori di lavoro e professionisti in Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Francia, Germania, Ungheria, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, Spagna , Svizzera e Consiglio di cooperazione del Golfo (Gcc).

Malcontenti dei tech manager

Tra le ragioni di insoddisfazione dei tech manager, la prima è il salario, considerato basso per il 57% dei responsabili del digitale, seguita dalla mancanza di opportunità di sviluppo professionale (52%) e dall’inesistente avanzamento di carriera (42%). I “tech talent” italiani non sono quindi soddisfatti dell’attuale stipendio e il 30% ha basse aspettative di ricevere un aumento nel 2024, in assoluto il dato peggiore tra i Paesi Emea analizzati, ovvero un’aspettativa media del 68% contro l’84% dell’Olanda, l’81% della Spagna e l’82% della Danimarca. 

Entrando nel merito delle cifre, un professionista in ambito tech guadagna in media  circa 53.000 euro annui, con valori che variano in base all’esperienza: 39.500 euro con 2-5 anni; 54.000 euro con 5-10 anni e 66.000 euro con oltre 10 anni. Le figure più pagate in assoluto in Italia, con esperienza almeno quinquennale, sono, a decrescere: Cio/Cto, software delivery manager, BU managerCiso e architetto cloud.

Fonte: Report Hays “The Tech Talent Explorer” – Esame spostamento salariale per il ruolo di Software Architech, uno dei 10 ruoli essenziali analizzati nelle 20 aree di Europa e Gcc

Al di là della remunerazione, sono molte le ragioni di insoddisfazione e le leve che spingono a lasciare l’azienda. Come le condizioni di work-life balance, che rappresentano per i manager italiani un elemento distintivo: tra i Paesi dell’area Emea, il nostro è infatti l’unico in cui i lavoratori del tech mettono al primo posto questa esigenza, indicata dal 49% degli intervistati. Ma sempre più determinanti nella scelta per i tech talent anche uno sviluppo di carriera adeguato (per il 47%) e pacchetti di benefit (45%). E all’interno dei benefit, anche in questo caso l’Italia si distingue. Mentre negli altri Paesi ai primi due posti ci sono quasi sempre il lavoro flessibile e giorni di ferie aggiuntivi, in Italia primeggiano l’assicurazione sanitaria o la copertura medica privata (57%) e l’auto aziendale (52%). Il lavoro flessibile è al terzo posto, ma sempre con valori elevati (51%).

Fonte: Report Hays “The Tech Talent Explorer”  - Stipendi per specialisti IT - Italia
Fonte: Report Hays “The Tech Talent Explorer”  – Stipendi per specialisti IT – Italia

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Condividi l'articolo: