Il Rapporto Asvis è la pubblicazione elaborata dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, e si prefigge di monitorare e promuovere l’attuazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sdgs) dell’Agenda 2030 in Italia. Fornisce ogni anno un’analisi dettagliata dei progressi fatti dal nostro Paese rispetto agli obiettivi globali fissati dall’Onu, firmati da 193 nazioni il 25 settembre 2015. La particolarità del Rapporto, giunto alla sua nona edizione, sta nel suo duplice approccio: da un lato, valuta l’impegno delle istituzioni italiane, dall’altro, esplora lo stato di avanzamento di ciascun obiettivo specifico.

L’analisi proposta si focalizza su due livelli: a livello macro, valuta le politiche adottate dal governo e dalla società civile nel raggiungere gli Sdgs, esaminando l’impegno nazionale in relazione agli standard internazionali, a livello micro, approfondisce l’andamento dei singoli obiettivi, evidenziando le aree in cui l’Italia presenta ritardi o progressi, offrendo raccomandazioni specifiche per colmare i divari e garantire la sostenibilità. Il rapporto include anche una sezione di raccomandazioni di policy rivolte ai vertici governativi, sottolineando le aree in cui è necessario intervenire per garantire uno sviluppo equilibrato dal punto di vista economico, sociale e ambientale. Pubblicato ogni autunno, il documento riflette quindi il contributo di esperti e aderenti dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile.

Italia su un sentiero… Insostenibile

Nel 2024, l’Italia si trova ancora in una situazione critica. Il Rapporto Asvis evidenzia che, nonostante gli sforzi, il nostro Paese è ancora lontano dal raggiungere gran parte degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Degli impegni quantitativi sottoscritti a livello nazionale e internazionale, solo una minoranza risulta attualmente raggiungibile entro il 2030. Il Rapporto descrive una situazione complessa, in cui cinque dei 17 Sdg mostrano un peggioramento evidente, tra cui la lotta alla povertà (Sdg 1), la disuguaglianza (Sdg 10) e la governance (Sdg 16). Gli indicatori legati a ecosistemi terrestri (Sdg 15) e quello relativo alle partnership (Sdg 17) evidenziano criticità rilevanti​​.

Marcella Mannen
Marcella Mannen, presidente ASviS

Allo stesso tempo, si notano solo limitati miglioramenti in sei Sdg, tra cui cibo, energia pulita e crescita economica sostenibile. Più positivi sono i dati relativi a salute (Sdg 3), educazione (Sdg 4) e parità di genere (Sdg 5), mentre l’unico obiettivo che ha registrato miglioramenti consistenti è quello relativo all’economia circolare (Sdg 12). E’ importante sottolineare, in particolare, il dato preoccupante che riguarda l’aumento delle persone in povertà assoluta, che nel 2023 ha superato i 5,7 milioni, mentre il 22,8% della popolazione è a rischio di povertà o esclusione sociale.

Questi numeri sono aggravati dalla crisi climatica e dalle conseguenze della pandemia, che hanno acuito le disuguaglianze esistenti e colpito duramente le fasce più vulnerabili della popolazione.

Così si esprime al riguardo la presidente dell’Asvis, Marcella Mallen: “L’Italia deve definire un Piano d’accelerazione nazionale per conseguire gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, affidandone la responsabilità direttamente alla Presidenza del Consiglio”. Sul fronte sociale, per ridurre le disuguaglianze è essenziale “contrastare la povertà e la precarietà del lavoro, garantire l’assistenza agli anziani non autosufficienti e redistribuire il carico fiscale. Occorre poi ottimizzare le risorse e l’organizzazione dei servizi sanitari, mitigare l’impatto della crisi climatica sulla salute e affrontare problemi interconnessi come il disagio psichico, le dipendenze e le violenze familiari e di genere ]…[“.

Imprese, innovazione infrastrutture. La posizione dell'Italia
Imprese, innovazione infrastrutture. La posizione dell’Italia nel confronto con il 2010 (fonte: Rapporto Asvis)

Una transizione urgente

Il Rapporto sottolinea che la sostenibilità non può essere trattata come una questione marginale, risolvibile con piccoli aggiustamenti nelle politiche pubbliche.

Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’Asvis, ribadisce in proposito che “lo sviluppo sostenibile richiede una visione sistemica e un approccio trasformativo, capace di rispondere ai bisogni attuali senza compromettere le generazioni future” e invita a “superare pratiche di greenwashing e social-washing, che spesso caratterizzano gli interventi climatici di molte politiche pubbliche”.
La Legge Costituzionale 1/2022 nell’art.9 prevede la protezione dei diritti delle generazioni future e rappresenta un passo significativo in questa direzione.

Enrico Giovannini
Enrico Giovannini, direttore scientifico Asvis

Tuttavia, il Rapporto denuncia una disconnessione tra le preoccupazioni della popolazione e le azioni intraprese dal governo e, secondo i sondaggi riportati, il 62% degli italiani è preoccupato per la condizione ambientale e riconosce che il pianeta sta raggiungendo pericolosi “punti di rottura”, mentre il 93% ritiene che l’Italia debba rafforzare i propri impegni per il cambiamento climatico​​. Soprattutto però, solo il 25% crede che le decisioni del Governo siano prese a beneficio della maggioranza del Paese – rispetto alla media del 39% nei Paesi G20 –  e solo il 21% pensa che il Governo stia operando pensando alle prospettive del Paese a lungo termine – rispetto al 37% nei Paesi G20-.

I game changer per il nostro Paese

Il Rapporto Asvis individua quattro possibili game changer, come fattori di cambiamento che potrebbero influenzare in modo significativo il futuro dell’Italia, determinando il successo o il fallimento del percorso verso lo sviluppo sostenibile. Questi fattori sono legati a scelte politiche, economiche e legislative.

Il primo di essi è rappresentato dalla legge sull’autonomia differenziata, che secondo l’Asvis rischia di aggravare le disuguaglianze territoriali e compromettere la coerenza delle politiche necessarie per raggiungere gli obiettivi Sdg. L’Italia, con una forte frammentazione tra Nord e Sud in termini di sviluppo economico, servizi e infrastrutture, potrebbe vedere peggiorare ulteriormente queste disuguaglianze se l’autonomia differenziata non fosse accompagnata da un quadro legislativo chiaro e da meccanismi di riequilibrio.

La gestione di settori strategici come infrastrutture, energia e trasporti dovrebbe restare centralizzata per garantire una visione integrata e omogenea, capace di rispondere agli impegni internazionali dell’Agenda 2030. In assenza di un coordinamento nazionale, alcune regioni potrebbero avanzare mentre altre, come quelle del Mezzogiorno, rischierebbero di rimanere indietro, esacerbando le disuguaglianze già esistenti.

Il secondo game changer è rappresentato dalle nuove Direttive europee sulla rendicontazione di sostenibilità delle imprese, che potrebbero rivoluzionare il sistema produttivo italiano. Queste direttive impongono alle imprese di fornire rapporti dettagliati su come gestiscono i rischi ambientali e sociali, nonché le loro performance in termini di sostenibilità. Secondo il Rapporto, l’adozione di queste normative potrebbe non solo garantire una maggiore trasparenza nei processi produttivi, ma anche costringere le imprese a integrare la sostenibilità nei propri modelli di business. Tuttavia, per sfruttare appieno questa opportunità, è necessario che le aziende non considerino la rendicontazione come un semplice adempimento burocratico, ma come una leva strategica per migliorare la propria competitività. Asvis sottolinea la necessità di accompagnare queste direttive con iniziative formative e incentivi fiscali, come quelli previsti dallo programma Industria 5.0, che possano aiutare le imprese a compiere la transizione verso modelli più sostenibili senza sacrificare la redditività. Un passaggio fondamentale sarà allora evitare che le imprese ricorrano al greenwashing, ovvero alla pratica di promuovere una falsa immagine di sostenibilità. 

Terzo game changer evidenziato dal rapporto è il nuovo Regolamento europeo sul ripristino della natura, una norma vincolante che impone agli Stati membri dell’Unione Europea di adottare misure concrete per ripristinare gli ecosistemi degradati. Questo regolamento, che entra in vigore con l’obiettivo di contrastare la perdita di biodiversità, potrebbe rappresentare una grande opportunità per l’Italia, che deve affrontare sfide ambientali urgenti. Il regolamento prevede la creazione di un Piano nazionale di ripristino entro il 2026; il Piano dovrà includere misure concrete per fermare il consumo di suolo nelle aree urbane e migliorare la qualità degli ecosistemi. Secondo le stime dell’Asvis, circa il 36% dei comuni italiani è interessato da questo regolamento, una percentuale significativa che coinvolge le aree più urbanizzate del Paese. L’intervento avrebbe il potenziale di creare nuovi posti di lavoro qualificati nel settore della rigenerazione ambientale, specialmente nelle città, dove l’Italia ha bisogno di ripensare la gestione del suolo e degli spazi verdi. Serve coinvolgere la comunità scientifica e i rappresentanti della società civile nel processo di pianificazione del piano di ripristino, un passo fondamentale per assicurare la sostenibilità delle nostre città.

Il quarto e ultimo game changer è già rappresentato dalla legge costituzionale 1/2022, un traguardo raggiunto anche grazie all’Asvis. Con questa modifica, la tutela dell’ambiente, degli ecosistemi e della biodiversità viene esplicitamente riconosciuta come uno dei compiti della Repubblica italiana, insieme alla protezione dei diritti delle future generazioni

La portata di questa modifica è chiarita anche dalla sentenza n. 105/2024 della Corte Costituzionale, che ha dichiarato l’esigenza di ‘temporaneità’, invece, per il Decreto Priolo del 2023, aprendo nuovi scenari per quanto riguarda l’equilibrio tra esigenze economiche e tutela ambientale. La Corte ha stabilito che la protezione dell’ambiente e della salute è un “valore assoluto” e che le esigenze economiche devono essere subordinate a questo principio.

In questa luce, l’Asvisha proposto che venga approvato un disegno di legge che preveda una valutazione d’impatto generazionale per ogni nuova normativa, al fine di garantire che ogni decisione legislativa tenga conto delle implicazioni per le generazioni future. Tale misura sarebbe allineata con la Dichiarazione sulle Future Generazioni adottata dalle Nazioni Unite, che sottolinea l’importanza di proteggere i diritti delle generazioni future in un contesto di crescente insostenibilità ambientale.

Sostenibilità, sfida possibile ‘solo’ se globale

Il contesto internazionale in cui si inseriscono le sfide italiane è caratterizzato da profonde incertezze. Il Rapporto evidenzia come a soli sei anni dalla scadenza del 2030, il 17% degli obiettivi globali monitorati sembra destinato ad essere raggiunto, mentre per almeno un terzo dei target si registra un arresto o un peggioramento. Le crisi climatiche, la perdita di biodiversità, le crescenti disuguaglianze e le tensioni geopolitiche continuano a ostacolare i progressi verso lo sviluppo sostenibile.

A livello globale, il Patto sul Futuro del 2023, ha identificato 56 azioni prioritarie su cui i leader mondiali si sono impegnati, riguardanti cinque aree chiave: sviluppo sostenibile, finanza, pace e sicurezza, cooperazione tecnologica e governance globale. Tuttavia, l’Asvis lamenta il mancato coinvolgimento della politica e dei media italiani nei negoziati su questi temi cruciali, nonostante il loro impatto diretto sulle prospettive future del nostro Paese.

Pierluigi Stefanini
Pierluigi Stefanini, presidente Asvis

Non mancano però anche i rilievi positivi, evidenziati dal presidente Pierluigi Stefanini, presidente Asvis: “Valutiamo positivamente che gli Orientamenti politici per la legislatura 2024-2029 siano in linea con il Manifesto che l’Asvis aveva pubblicato a maggio scorso, prima delle elezioni europee  e riteniamo che il programma 2025 delle attività della Commissione debba essere strutturato come un vero e proprio ‘Piano di accelerazione trasformativa’ per il raggiungimento degli Obiettivi dell’Agenda 2030, come richiesto dal vertice ONU del settembre 2023 a tutti i Paesi. Il Green Deal europeo resta elemento irrinunciabile delle politiche dell’Unione, così come il Pilastro dei diritti sociali. “L’Italia deve contribuire positivamente alle riforme istituzionali dell’Unione europea verso una maggiore integrazione e il rafforzamento del bilancio europeo, condizioni necessarie per attuare quanto proposto anche nei Rapporti di Enrico Letta e Mario Draghi”. 

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