E’ arrivata l’approvazione definitiva alla legge italiana sull’intelligenza artificiale la scorsa settimana: il Senato (con 77 voti a favore, 55 contrari e 2 astenuti) ha approvato senza modifiche il testo della Camera dei Deputati emanato lo scorso 25 giugno, concludendo cosi un iter lungo anni (che stona con la velocità con cui l’AI si muove).
Una legge che ha il suo primato: porta l’Italia ad essere il primo Paese in Europa a disciplinare con un quadro normativo chiaro lo sviluppo, l’adozione e la governance dei sistemi di AI. Coerente con l’impianto dell’AI Act europeo e in conformità con il Gdpr, per la protezione dei dati personali. Bene. Ma un impianto incompleto per l’opposizione.
Partiamo dai punti chiave della legge.
1 – Si fonda sui princìpi di responsabilità e centralità dell’uomo che ha il vero potere decisionale vincolante in materia di AI (uso antropocentrico dell’AI) ponendo attenzione ai temi della trasparenza e della cybersicurezza, dell’accessibilità ai dati e della tutela della riservatezza.
2 – Disciplina l’uso distorto dell’AI in più settori come sanità (specifica la centralità del medico, perché l’AI non determina refertazione, giudizio, accesso alle cure), lavoro (centralità del lavoratore, dignità, monitoraggio di abusi o discriminazioni nella selezione o cura del personale), PA e giustizia (tracciabilità del supporto decisionale, divieto di uso dell’AI per redigere sentenze, atti giudiziari, interpretazioni o applicazioni di legge), formazione e sport (inclusione).
3 – Due le autorità nominate competenti della sua governance, l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (Acn) e l’Agenzia per l’Italia Digitale (Agid), coordinate dalla presidenza del Consiglio. La prima vigila con poteri ispettivi sull’adeguatezza e sulla sicurezza dei sistemi di AI. La seconda rimarca una funzione interistituzionale promuovendo casi d’uso sicuri di AI per cittadini e imprese.
L’utilizzo illecito dell’intelligenza artificiale darà vita a nuovi reati e aggravanti a reati esistenti, dalla violazione del copyright alla creazione di deepfake (inganno provocato dalla veridicità di contenuti intellettuali o immagini generati artificialmente, obbligo di trasparenza) alla tutela dei minori, con il carcere da 1 a 5 anni.
Il monitoraggio delle attività è mandatorio: ogni anno le due autorità saranno chiamate a presentare in Parlamento un resoconto delle attività svolte mentre il Dipartimento per la trasformazione digitale (sotto la Presidenza del Consiglio) dovrà rivedere la strategia nazionale di AI con cadenza biennale.
4 – Sul piatto, a sostegno dell’innovazione, un programma di investimento da 1 miliardo di euro per startup e Pmi che sviluppano tecnologie AI o emergenti.
Per Alessio Butti, sottosegretario con delega all’Innovazione digitale, è un traguardo: “L’Italia è il primo Paese UE con un quadro nazionale pienamente allineato all’AI Act. È una scelta che riporta l’innovazione nel perimetro dell’interesse generale, orientando l’AI a crescita, diritti e la piena tutela dei cittadini. Alle imprese diciamo con chiarezza: investite in Italia. Troverete una governance affidabile, regole trasparenti e un ecosistema pronto a sostenere progetti concreti in tutti i settori chiave del Paese”.
Per le opposizioni, è una legge zoppa che lascia la governance dell’AI sotto il controllo di troppe agenzie governative, che mette in campo risorse scarse per promuovere veramente la ricerca e l’innovazione AI nel nostro Paese, che non si esprime sul tema dell’utilizzo dei server italiani sui quali sviluppare l’intelligenza artificiale.
Dopo tutto il legame con i vendor internazionali non è una novità. Basti guardare le strette relazioni all’interno del Polo strategico nazionale (Psn) con Oracle e Google Cloud per realizzare l’infrastruttura cloud ad alta affidabilità destinata alla migrazione dei dati delle PA italiane. Sul Psn, entro il 2026, il 75% delle PA italiane dovrebbe migrare i propri dati e utilizzare il servizi cloud offerti. Ad oggi non sono pubblici i dati di quante PA abbiano già avviato la migrazione ma il progetto sembra vada a rilento.
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